C’è vita oltre l’azienda. Passare il testimone è una sfida da romanzo
“La regola di Gio” è una business novel che racconta con il linguaggio della letteratura il delicato e complesso momento del passaggio generazionale nelle imprese familiari
Dopo aver letto “La regola di Gio” (Guerini Next), business novel scritta da Emanuele Lumini, sorge subito una domanda: perché un commercialista, esperto in finanza d’azienda, si affida alla letteratura per parlare del tema relativo alla successione nelle imprese familiari? (nella foto Emanuele Lumini)
La risposta la dà Carlo uno dei protagonisti del romanzo di Lubini: «Nelle aziende familiari arriva, prima o poi, il momento in cui l’imprenditore dovrà lasciare il testimone alla generazione successiva e questo si rivela spesso difficile, in alcuni casi traumatico, perché non attiene solo alla dimensione economico finanziaria o alla mera successione al vertice di un’impresa, bensì coinvolge le dinamiche di tipo relazionale-familiare».
Solo il linguaggio letterario è in grado di rendere universale il paesaggio interiore di una persona che affronta un cambiamento così profondo. Nessun manuale tecnico può entrare nel vortice dei pensieri, nell’alternarsi delle emozioni e dei sentimenti che investono un imprenditore nel momento in cui è chiamato a passare la mano. Ed è legittimo pensare, soprattutto leggendo i dialoghi tra Carlo (il consulente) e Giorgio (l’imprenditore), che Lumini per scrivere questo libro abbia attinto a tutto tondo alla sua esperienza, sia umana che professionale.
Ricostruire quel paesaggio significa conoscere a fondo la psicologia di chi fa impresa, le motivazioni che spingono a intraprendere e le ambiguità che contraddistinguono le relazioni familiari in una fase così delicata. Certo, ci sono anche i tecnicismi, le formalità e gli atti legali, contorno necessario ma non sufficiente per dare vita a un passaggio adeguato, in grado di tutelare il valore sociale dell’impresa. Se vuole fare la scelta migliore per sé e la sua azienda, il buon imprenditore sa che deve allenarsi per tempo a questa staffetta, avendo il coraggio di delegare secondo le competenze e non secondo la regola di appartenenza alla famiglia. L’unica che Giorgio ha applicato con monotona caparbietà, almeno fino a quando nella sua vita non è comparso Carlo.
La successione in un’impresa familiare non è un semplice evento, ma un percorso interiore che richiede ascolto, cura e tanta consapevolezza. Niente può essere lasciato al caso. Altrimenti, il rischio che si corre è di rimanere prigionieri nella trappola del fondatore.
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