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Beko e Bulgurlu: tagli, greenwashing, parole e realtà

Il mondo si trova a un bivio. Mentre i leader globali dichiarano il loro impegno per la sostenibilità e l’azione climatica, il divario tra retorica e realtà diventa sempre più evidente. Alcuni casi, anche molto vicini, vicinissimi a casa nostra

Generico 02 Dec 2024

Il mondo si trova a un bivio. Mentre i leader globali dichiarano il loro impegno per la sostenibilità e l’azione climatica, il divario tra retorica e realtà diventa sempre più evidente. Per molti individui che cercano di fare piccoli ma significativi cambiamenti, come differenziare i rifiuti, andare al lavoro a piedi o ridurre i consumi energetici, le forze sistemiche che guidano i danni ambientali e sociali appaiono insormontabili. Storie di greenwashing aziendale, espansione dei combustibili fossili e promesse non mantenute disegnano un quadro complesso, ma non senza speranza.

Il greenwashing: tra parole e realtà

Hakan Bulgurlu, CEO di Arçelik e di Beko, è un esempio lampante di questa discrepanza. Celebrato come un sostenitore della sostenibilità, Bulgurlu ha usato la sua piattaforma in contesti globali per promuovere principi ESG (Environmental, Social, and Governance) e condividere la sua visione per un futuro più verde. Solo sei mesi fa, dopo aver visitato gli stabilimenti italiani di recente acquisizione, tra cui l’iconico impianto di Cassinetta di Biandronno, aveva dichiarato su LinkedIn (foto): “Ho passato la giornata a Cassinetta. Una struttura enorme che rappresenta la storia e il DNA del settore degli elettrodomestici. Ha iniziato come Ignis, è proseguita come Philips, poi Whirlpool, e oggi è orgogliosamente il più grande impianto di produzione per Beko Europe.” Poche settimane dopo, aveva aggiunto: “Una visita produttiva agli stabilimenti di Comunanza, Fabriano e Melano di Beko Europe in Italia. È stato un piacere incontrare i nostri colleghi, ottenere preziose informazioni e identificare le migliori pratiche mentre lavoriamo insieme per trasformare le nostre operazioni.” Eppure, oggi la realtà è un’altra. Dopo aver chiuso impianti in Polonia (2000 posti di lavoro persi), Beko ha annunciato piani per ridurre drasticamente anche la forza lavoro italiana, mettendo a rischio il futuro di Cassinetta, Siena e Comunanza, con il licenziamento di quasi 2.000 dipendenti. Per la provincia di Varese che ha legato la propria identità al sito di Biandronno per decenni, questa decisione rappresenta non solo una perdita economica, ma un colpo al tessuto sociale. Le parole entusiaste si sono trasformate in chiusure e tagli che mettono in discussione la coerenza tra i discorsi pubblici e le decisioni operative.

GNL: l’elefante nella stanza

Oltre a queste storie individuali, esiste un problema sistemico ancora più grande. Il gas naturale liquefatto (GNL) si presenta come una soluzione pulita e temporanea alla crisi energetica globale, ma questa narrazione cela una realtà preoccupante. Mentre i governi europei hanno accelerato la costruzione di terminali GNL per sostituire il gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina, il vero motore di questa espansione è il profitto delle multinazionali del settore energetico e delle banche. Tra il 2021 e il 2023, banche come JP Morgan e Mitsubishi UFJ Financial Group hanno investito oltre 213 miliardi di dollari in progetti legati al GNL, mentre giganti finanziari come BlackRock e Vanguard hanno aggiunto 252 miliardi di dollari. Questi investimenti stanno spingendo la costruzione di 156 nuovi terminali GNL entro il 2030, destinati a emettere oltre 10 gigatonnellate di CO₂ equivalente—quasi quanto tutte le centrali a carbone del mondo emettono annualmente. Nonostante venga presentato come un "carburante ponte" verso un futuro sostenibile, il GNL è un vincolo che blocca risorse preziose e ostacola la General transizione alle energie rinnovabili. Fonte: https://reclaimfinance.org/site/wp- content/uploads/2024/11/Frozen-gas-boiling-planet.pdf .Il problema non è solo ambientale, ma anche economico. Questi terminali potrebbero diventare presto "beni bloccati" (stranded assets), inutilizzabili in un mondo che si muove sempre più verso l’energia pulita. Eppure, la retorica della sicurezza energetica e l’appetito per profitti immediati continuano a sostenere un’industria che non risponde alle esigenze climatiche globali.

Cina: contraddizioni e leadership

La storia si complica ulteriormente a livello geopolitico. Mentre molte nazioni sono intrappolate nella dipendenza dai combustibili fossili, la Cina emerge come una contraddizione affascinante. Pur essendo il più grande consumatore di carbone al mondo, la Cina guida l’investimento globale nelle energie rinnovabili, con 675 miliardi di dollari stanziati nel 2024—più di Europa e Stati Uniti messi insieme. La sua leadership nella produzione di pannelli solari e turbine eoliche dimostra come un’economia possa rapidamente adattarsi a un futuro più verde. Tuttavia, la sua continua dipendenza dal carbone mostra quanto sia difficile bilanciare crescita economica e sostenibilità.

Speranza anziché disperazione

Il panorama può sembrare desolante, ma esistono strade concrete per invertire la rotta. Le comunità e i singoli individui hanno un ruolo fondamentale, ma è attraverso il cambiamento sistemico che si può ottenere un impatto duraturo. Le azioni individuali, come ridurre i consumi energetici, sostenere aziende sostenibili o partecipare a iniziative locali di energia rinnovabile, sono importanti, ma devono essere accompagnate da una pressione collettiva per tenere conto delle grandi istituzioni. Le campagne pubbliche come "Stop the Money Pipeline" hanno dimostrato che è possibile esercitare pressione su banche e investitori per abbandonare i combustibili fossili. Allo stesso tempo, governi e comunità devono sostenere e incentivare progetti di energie rinnovabili che diano alle persone alternative reali e sostenibili. La crisi climatica non è solo una storia di avidità aziendale o impotenza individuale. È una sfida che richiede il coinvolgimento di tutti noi, cittadini, leader e istituzioni, per trasformare promesse verdi in azioni reali. Il futuro è nelle nostre mani, e la domanda non è più se agire, ma come farlo al meglio per garantire un pianeta vivibile per tutti. “Cercate di promettere un po' meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni”, Alcide De Gasperi.

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Pubblicato il 07 Dicembre 2024
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