Nel 2025 diversi nodi ancora da sciogliere per i lavoratori frontalieri
Dalla tassa sulla salute alla disoccupazione, sono diverse le questioni ancora non definite che riguardano i lavoratori italiani in Svizzera. Il sindacato Ocst e i sindacati italiani chiedono al Governo di intervenire
Disoccupazione, tassa sulla salute, questioni sociali: il 2025 parte con un carico di questioni ancora aperte per i lavoratori frontalieri. Nonostante i provvedimenti normativi adottati, l’attuazione pratica di molte misure continua a essere carente, lasciando i lavoratori italiani in Svizzera in una situazione di incertezza. Di seguito i punti che ancora non sono stati definiti. Su queste tematiche i sindacati italiani e svizzeri (qui l’analisi del sindacato Ocst) sono più volte intervenuti chiedendo una soluzione per definire le problematiche ancora aperte.
1. Indennità di disoccupazione
Una delle principali questioni irrisolte riguarda la nuova indennità di disoccupazione prevista dall’articolo 7 della Legge numero 83 del 13 giugno 2023. Sebbene la legge fosse stata approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, la sua implementazione non è ancora avvenuta. Secondo le disposizioni, i frontalieri disoccupati avrebbero dovuto ricevere per i primi tre mesi una rendita calcolata secondo i criteri svizzeri (80% del salario per chi ha carichi familiari, 70% per chi non ne ha) e, dal quarto mese, gli importi NASPI erogati dall’INPS. Tuttavia, questa previsione è rimasta inattuata a causa della mancanza di un accordo tra Italia e Svizzera sui rimborsi che la Confederazione dovrebbe versare all’Italia per le prime tre mensilità.
2. Tassa sulla salute
Un altro tema controverso è l’introduzione della tassa sulla salute, prevista dalla manovra finanziaria dello scorso anno. Questo contributo, rivolto ai cosiddetti “vecchi frontalieri”, dovrebbe variare tra il 3% e il 6% del reddito netto annuo, con un minimo di 30 euro e un massimo di 200 euro mensili. Tuttavia, le Regioni di confine, come Lombardia e Piemonte, non hanno ancora stabilito le modalità operative per la riscossione, complice anche la mancanza di elenchi ufficiali dei lavoratori interessati.
I sindacati hanno manifestato una forte opposizione, ritenendo la tassa non solo ingiusta e intempestiva, ma anche potenzialmente illegittima, in quanto contrasta con il nuovo Accordo sulla tassazione dei frontalieri, che assegna esclusivamente alla Svizzera il diritto di tassare i “vecchi frontalieri”.
3. Tavolo interministeriale
Il Governo italiano non ha convocato per il momento il tavolo interministeriale istituito dall’articolo 13 della Legge numero 83 del 2023, che avrebbe dovuto rappresentare un luogo di confronto tra sindacati, Ministeri e altri attori coinvolti per discutere e risolvere i problemi dei frontalieri.
4. Assegni familiari
La riforma dell’assegno unico e universale in Italia ha causato un blocco degli assegni familiari svizzeri per molti frontalieri. Questo problema deriva dalla mancata trasmissione, da parte dell’INPS, dei dati relativi agli importi già versati al genitore residente in Italia. Tale informazione è essenziale per le Casse di compensazione svizzere, che devono calcolare l’integrazione spettante. Alcune Casse, tra cui lo IAS, hanno adottato soluzioni alternative, come richiedere direttamente ai lavoratori la documentazione sui pagamenti ricevuti dall’INPS. Tuttavia, queste procedure sono complicate e non uniformemente applicate. Una soluzione definitiva richiederebbe una modifica legislativa in Italia per ripristinare lo scambio automatico dei dati, ma il percorso appare lungo e accidentato.
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