A Varese 221 bambini nati in piena quarantena
L’intervista del direttore di VareseNews Marco Giovannelli a Massimo Agosti, direttore del Dipartimento materno infantile dell’Asst Sette Laghi
L’intervista del direttore di VareseNews Marco Giovannelli a Massimo Agosti, direttore del Dipartimento materno infantile dell’Asst Sette Laghi su difficoltà e gioie delle nascite durante l’emergenza del coronavirus.
. Per affrontare l’emergenza covid 19, tutti gli ospedali hanno dovuto riorganizzare la propria attività. Quali cambiamenti sono avvenuti al Del Ponte?
Dal punto di vista pratico il Del Ponte risente meno di questa situazione rispetto agli ospedali degli adulti, anche se abbiamo dovuto riorganizzare tutti i percorsi, distinguendo tra sospetti covid-19 e non sospetti, che sono la stragrande maggioranza. Lo abbiamo fatto per le donne in gravidanza, per le partorienti, per i bambini e i visitatori anche. Lo scopo è garantire tutti, sia dal punto di vista sanitario che infettivo. Abbiamo lavorato velocemente, ma per fortuna senza la fortissima pressione registrata ad esempio negli ospedali di Bergamo. E il risultato è ottimo.
. Le nascite proseguono come è giusto che sia: quanti bambini sono nati dall’inizio di questa emergenza?
Nel primo trimestre dell’anno, tra gennaio, febbraio e marzo sono nati da noi oltre 800 bambini, 221 solo nel mese marzo. Tra cui anche tre gemellini, qualche giorno fa.
. Cosa si sa attualmente degli effetti del coronavirus su neonati e bambini?
Per fortuna i bambini sono poco coinvolti dal coronavirus. Si stima che in Italia i bambini contagiati siano tra 1 e 3% del totale, il 5% dei bambini nel mondo e nessun minorenne n Italia è morto e neppure finito in Terapia intensiva a causa del del Covid-19.
L’immunità dei bambini sembra molto efficace, anche se piccolissimi, anche se hanno qualche fattore di rischio in più.
. Bambini positivi: ne avete avuti in cura? Com’è andata?
Abbiamo avuto dei casi sospetti e sono stati gestiti in maniera molto serena, sia per i bambini e per le donne.
. Ci chiedono le nostre lettrici: i papà possono partecipare al parto?
Per ora i papà non entrano in sala parto. Ma possono entrare in reparto, durante la degenza. In generale entra un parente alla volta per ogni neonato. Anche di notte se necessario.
Sono invece attive restrizioni per i nonni che non possono accedere all’ospedale per vedere il nipotino appena nato. Per ora è meglio lo vedano in foto.
Per giugno magari sarà diverso.
. In questo periodo, il pronto soccorso pediatrico come sta lavorando?
In linea generale è organizzato come gli altri ps, con un pre triage: prima ancora di entrare in reparto si viene accolti da un operatore sanitario che, da dietro al vetro e completamente protetto, misura la temperatura e fa tutte le domande necessarie a indirizzare correttamente i piccoli pazienti o le donne in gravidanza sul percorso giusto, distinguendo tra sospetti Covid -19 e non sospetti. Stessa attenzione è riservata agli accompagnatori.
. Il personale sanitario è al sicuro?
C’è molta serenità al momento tra medici e infermieri e il personale ausiliario. Pur nella difficoltà ci sentiamo un po’ privilegiati perché possiamo uscire e anzi, se ci fermano per strada in questo periodo ci trattano pure bene perché lavoriamo in ospedale. E soprattutto ci piace il nostro lavoro. Qui nasce la vita ed è meraviglioso.
Il rischio per noi è minimo, siamo davvero molto attenti. Evitiamo assembramenti e riunioni in presenza anche noi, anche se abbiamo le protezioni. Nessun operatore è in malattia al Del Ponte, come fosse in atto una super risposta sanitaria.
. Settimana scorsa il medico varesino che suonava il piano in ospedale con tanta determinazione a fine turno ha fatto il giro del mondo. Qual è l’emozione personale più forte vissuta in Neonatologia dal dottor Agosti?
Da sempre per me l’emozione più forte è quella che leggo negli occhi dei genitori quando capiamo insieme che il bambino in terapia intensiva, nonostante i rischi ce la farà. E succede sempre più spesso perché la neonatologia ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. E anche dai genitori, non solo dai libri, i medici imparano sempre tanto.
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