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Gea group lascia a casa 13 lavoratori

L'azienda multinazionale tedesca ha deciso di mettere in mobilità i 13 dipendenti del comparto produttivo. Rimarrà attivo solo la progettazione

La notizia è arrivata improvvisa e l’impatto è stato molto pesante: Gea Group Ag , multinazionale tedesca con stabilimenti in tutto il mondo e oltre 20.000 dipendenti, nella riorganizzazione globale decide di chiudere l’officina dell’insediamento di Monvalle.
Un piano che coinvolge altri stabilimenti produttivi in Europa (e di questo se ne occuperà l’incontro della prossima settimana tra i Comitato aziendale europeo e la Direzione Centrale), ma che chiude l’attività produttiva presente da anni in Monvalle e sposta le produzioni in Francia e in Spagna.

Un mercato, quello degli scambiatori di calore per grandi impianti che si è quasi dimezzato in Europa e obbliga le aziende ad operare accorpamenti ed economie di scala. Il segnale che qualcosa era cambiato a Monvalle lo si è intuito a novembre, quando l’azienda ha fatto richiesta di cassa integrazione per gli operai dell’officina. Gli impiegati e i progettisti degli uffici (sono una ventina) continueranno ad avere lavoro e non saranno coinvolti dalla riorganizzazione, secondo le comunicazioni date ai dipendenti dalla Direzione aziendale e confermate in un incontro sindacale; per gli operai, invece, il destino è la mobilità per i prossimi mesi e fino ad esaurimento delle ultime commesse quando verrà chiusa l’attività produttiva.

Le commesse per continuare il lavoro a Monvalle non sarebbero mancate ma le stesse sono state dirottate verso lo stabilimento francese rendendo vuoto il futuro dei tredici operai di Monvalle.
Quindi si è aperta la procedura di mobilità, in pratica licenziamento e su questa scelta, nei prossimi giorni ci saranno le trattative tra Fim e Fiom a nome dei dipendenti e l’azienda.
Sembra quasi impossibile ottenere lo stop alle scelte aziendali di chiusura e di questo ne sono ben consapevoli i dipendenti anche se uno di loro parteciperà al comitato europeo consegnando al Presidente della multinazionale tedesca una lettera firmata da tutti e 13 gli operai.
In questa lettera, concordata con il sindacato Fim e Fiom,   viene chiesto un ripensamento alla chiusura e il mantenimento dell’unità produttiva. Se questo non sarà possibile non rimane ai sindacati che entrare nel merito dei tempi della dismissione, degli strumenti da utilizzare e coinvolgere l’azienda nel sostegno al reddito per i prossimi anni dei dipendenti licenziati

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Pubblicato il 10 Febbraio 2010
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