I varesini Alfieri e Gadda soddisfatti per l’accordo sul telelavoro per i frontalieri, purché diventi definitivo
Positiva la valutazione dei due politici varesini sull'accordo transitorio che avrà validità fino al prossimo 30 giugno, ma entrambi chiedono un impegno più strutturale da parte del governo italiano per una soluzione a lungo termine
Il senatore varesino del Partito democratico Alessandro Alfieri e la deputata Maria Chiara Gadda di Italia Viva esprimono soddisfazione per l’accordo transitorio raggiunto questa mattina tra il governo italiano e quello svizzero sul tema del telelavoro per i frontalieri, ma spingono perché l’accordo diventi definitivo al più presto.
«Bene che il Governo elvetico e quello italiano, dopo il nostro lavoro fatto in Parlamento, abbiano finalmente messo le basi per siglare un accordo amichevole sul telelavoro dei frontalieri – dice il senatore varesino – Non c’è però tempo da perdere, è necessario ora fare tutti i passaggi parlamentari necessari perché diventi effettiva la fase transitoria con effetti a partire dallo scorso febbraio fino al 30 giugno. E, più in generale, che parta subito il negoziato per rendere l’accordo definitivo anche oltre il 30 giugno 2023 e dare così finalmente certezze ai lavoratori frontalieri».
Anche la deputata varesina di Italia Viva valuta positivi i risultati raggiunti, ma chiede che si trovi una soluzione strutturale per telelavoro dei frontalieri: «La prossima settimana alla Camera voteremo in via definitiva il nuovo accordo fiscale tra la Repubblica italiana e la Confederazione elvetica. Il testo è frutto di un lavoro di mediazione durato anni, e ora ha raggiunto un punto di equilibrio anche grazie all’interlocuzione preziosa con parti sociali ed enti locali della fascia di frontiera. Questa è una notizia importante e attesa, ma rimane ancora aperta la questione telelavoro, strategica per molti dei 90mila lavoratori frontalieri. Oggi è arrivata la novità di un’intesa tra Italia e Svizzera rispetto a una soluzione transitoria per il telelavoro fino al 30 giugno 2023. Considerato che siamo arrivati al 20 aprile, servono informazioni più chiare e un impegno più strutturale da parte del ministro Giorgetti, altrimenti famiglie e imprese non riusciranno mai a programmare le loro attività con certezza. Non è una questione che ha colori politici, semplicemente il territorio varesino e delle altre province di frontiera hanno bisogno di una risposta».
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