“Alfredo”, la bici in legno nata a Cittiglio nel nome del grande Binda
Nata dall'idea di due giovani, è prodotta completamente a mano ed è piaciuta sia alla famiglia del campionissimo sia al "Diablo" Claudio Chiappucci
/Sono trascorsi ormai cento anni dall’inizio di una storia sportiva che da queste parti – a Cittiglio e dintorni – non accenna a spegnersi o a sfumare. Intorno al 1920, nei pressi di Nizza, un giovane stuccatore arrivato dalla Valcuvia inizia a farsi un nome nel mondo del ciclismo della Costa Azzurra. Sul Mont Faron e dintorni arrivano i primi successi per colui che nel giro di poche stagioni diverrà leggenda, Alfredo Binda, campionissimo del pedale che un secolo dopo vanta ancora numerosi record di vittorie (i cinque Giri o i tre Mondiali, per esempio) tra le corse più importanti al mondo.
Una storia, quella del campione di casa nostra, che si rinnova di continuo attraverso società, gare, premi e manifestazioni che ricordano Binda. L’ultimo omaggio, in ordine di tempo, è però forse il più originale: proprio a Cittiglio sono infatti nate le biciclette a marchio “Alfredo”, pezzi unici prodotti a mano che hanno una particolarità rara, sono realizzati con un telaio in legno.
L’idea è venuta a due giovani del posto, Nicolò Cellina che si occupa della produzione e Michele De Benedictis che è l’esperto di marketing: i due si sono conosciuti in una circostanza che è stata una sorta di “epifania”. Michele ha infatti acquistato una casa (a Cittiglio) che era stata fatta costruire proprio da Binda sul finire degli anni Trenta; Nicolò e la sua famiglia (che gestisce una falegnameria in paese) si sono occupati di una serie di interventi all’interno dell’abitazione. E tra un lavoro e l’altro, i due giovani hanno confrontato le loro idee gettando così le basi per la nascita del progetto Alfredo Wooden Bicycles. Che ora è partito e ha destato una grande curiosità tra gli appassionati del genere.
«Fino a oggi abbiamo prodotto una decina di pezzi, anche perché le nostre bici sono interamente realizzate a mano in falegnameria, senza utilizzare macchinari a controllo numerico – spiega De Benedictis – Ogni telaio necessita almeno di una quarantina di ore di lavorazione, una scelta precisa che vuole essere un omaggio all’artigianalità e che sta piacendo. Ci hanno contattato in tanti, e tramite alcune persone che hanno preso a cuore questa cosa, esporremo le nostre bici a Courmayeur, ad Aspen in Colorado e a Dubai».
Nicolò Cellina e Michele De BenedictisIl primo tipo di telaio ha un nome evocativo: si chiama N27 e fa riferimento al primo Mondiale vinto da Alfredo Binda, appunto nel 1927 al Nürburgring (il secondo si chiamerà L30, dove “L” sta per “Liegi”: sarà pronto a breve). I nostri clienti possono decidere di acquistare solo il telaio per poi completare la bici come meglio credono, oppure scegliere la bicicletta completa che verrà rifinita nel modo desiderato dall’acquirente. Ci sono allestimenti differenti: Gran Turismo, Comfort o Custom».
La produzione avviene all’interno della Falegnameria Cellina dove Nicolò iniziò a studiare un telaio simile parecchi anni fa, quando ancora correva nelle categorie giovanili. Tanto da presentarsi a un colloquio di lavoro a Milano a bordo di una bici di legno esclamando: “Questo è il mio curriculum”. Michele non arriva dalla stessa, grande passione per il ciclismo, ma l’incontro con la figura di Binda lo ha affascinato, e pian piano i racconti di biciclette gli sono diventate familiari.
La recente storia della Alfredo Wooden Bicycles è vissuta anche su due incontri estremamente piacevoli: il primo è stato con la famiglia Binda, che è stata informata passo dopo passo del progetto e ha espresso a più riprese la propria contentezza (le foto ufficiali sono state scattate da Cesare Chimenti, marito di una delle figlie del campionissimo). Il secondo con “el Diablo”, Claudio Chiappucci che ha risposto volentieri all’invito di Nicolò e Michele, ha visionato la bicicletta in legno esposta all’Hotel de Charme di Laveno e ha promesso di tornare per provare i prossimi modelli.
«La vita, sportiva e non, di Alfredo Binda fa parte di chiunque viva dalle nostre parti – conclude De Benedictis – Le nostre bici sono un tributo a lui. E d’altra parte, se inventi una bici a Cittiglio, puoi solo chiamarla Alfredo».
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