La Lega tappezza gli spazi e apre la “guerra” dei manifesti
Da Angera a Brebbia, da Cocquio a Cittiglio. Sulle bacheche elettorali sono apparsi nella notte una sfilza di manifesti del Carroccio
A nemmeno due settimane dal voto la Lega dà il via alla "guerra" degli spazi elettorali. Nella notte tra lunedì 2 e martedì 3 maggio i cartelloni del Carroccio hanno invaso le bacheche pubblicitarie destinate alle liste e ai candidati. Angera, Brebbia, Cocquio e Cittiglio hanno trovato questa mattina una sfilza di simboli e di cartelloni targati Lega Nord: alcuni invitano al voto altri prendono posizione conto la costruzione di moschee in Lombardia. «Durante la scorsa notte, sono stati ricoperti tutti i manifesti delle varie liste concorrenti alle prossime elezioni amministrative, compresi gli spazi assegnati e non ancora utilizzati – scrivono in una nota congiunta due dei candidati sindaco a Brebbia, Domenico Gioia e Luigi Mason -. Sono stati inoltre affissi manifesti elettorali anche su spazi di tipo commerciale e/o istituzionale. Analoghi episodi si erano già verificati in altre competizioni elettorali da parte dello stesso partito politico. E ogni volta l’ufficio tecnico comunale è dovuto intervenire per rimuoverli, a spese dei contribuenti brebbiesi. Avremmo sperato che quantomeno nella campagna elettorale comunale questi fatti non si verificassero. Al di là della mancanza di correttezza nei confronti di persone e di candidati che appartengono alla stessa comunità, è da evidenziare la scarsa considerazione nei confronti di chi ha sostenuto direttamente e in prima persona le spese di tipografia per la stampa dei propri manifesti elettorali. Vogliamo sperare che gli autori di questi episodi non siano direttamente coinvolte nella competizione elettorale, altrimenti si tratterebbe di un pessimo biglietto da visita». Le liste leghiste dei comuni interessati sembrano però essere etranee al gesto, qualcuno di loro ha provveduto perfino a rimuovere una parte dei manifesti. Intanto a Cocquio il candidato sindaco Luigi Barone, della lista "Il paese che vorrei", ha preferito di intervenire per vie legali denunciando l’accaduto al comando della polizia locale del Medio Verbano.
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