Tra una settimana il voto sulla fusione dei piccoli comuni
Il referendum consultivo chiederà a migliaia di elettori di esprimersi a favore o contro i progetti di accorpamento per la nascita di due nuovi comuni. Poi il commissario prefettizio e le elezioni per i municipi, a fine maggio
La provincia di Varese sta per vivere un cambiamento della sua geografia politica che ridurrà il numero dei suoi comuni da 141 a 135 nel giro di pochi mesi: le fusioni di cui da tempo si parla vivranno fra una settimana esatta un importante momento di partecipazione che riguarderà migliaia di persone. Il prossimo primo dicembre, infatti, in 8 centri del nord del Varesotto si andrà a votare per un referendum consultivo dal valore più che simbolico: se vincerà il fronte del sì nasceranno quasi certamente due nuovi comuni.
Uno sarà il frutto dell’accorpamento di tre centri all’estremo nord della provincia, al confine con la Svizzera: Maccagno, Veddasca e Pino sulla Sponda del Lago Maggiore; non a caso la nuova entità locale si chiamerà “Maccagno con Pino e Veddasca”.
Più complessa, invece, la scelta che competerà agli elettori di ben cinque comuni: Mesenzana, Grantola, Masciago Primo, Ferrera di Varese e Cassano Valcuvia: un territorio molto esteso (nella foto panoramica qui sopra) e all’incrocio di due vallate. Gli elettori, oltre che a decidere in merito alla fusione, avranno un ventaglio di scelte da votare per assegnare il nuovo nome del comune. In lizza ci sono: “San Martino in Valle”, “Rocca San Martino”, “Valle di Mezzo” e “Comune della valle del Margorabbia”.
Ma come si stanno preparando queste comunità al voto di domenica prossima?
Diverse sono state le occasioni pubbliche per dibattere di questi temi. Partendo dall’ultima compagine di comuni citata, sono da registrare opinioni discordi da parte di un gruppo consiliare del comune di Mesenzana che ha più volte espresso dubbi sul rischio di assegnare maggiore importanza ad un comune a scapito di un altro, senza contare le riserve sui nomi: proprio per questo il referendum servirà a dirimere le diverse posizioni.
«Tutti i sindaci hanno voluto puntare molto sull’informazione – ha spiegato il primo cittadino di Grantola Silvano Ronzani (foto), paese dove avrà ‘sede legale’ il nuovo comune e in cui saranno dislocati l’ufficio del sindaco, l’ufficio del segretario comunale, la ragioneria e l’ufficio distaccato del protocollo e dell’anagrafe – . Per questo sono stati organizzati incontri pubblici e nei cinque comuni sono stati composti ben tre informatori che hanno spiegato ai cittadini di cosa si sta parlando. Non più tardi di giovedì scorso, a Ferrera di Varese, c’è stato un seguitissimo incontro pubblico cui hanno partecipato i giovani “under 23”; venerdì un altro incontro, più politico, dai toni accesi, a Mesenzana: insomma ognuno ha avuto la possibilità di esprimersi, e tutti l’avranno certamente domenica prossima».
Per chiudere il cerchio sulla logistica al nuovo comune c’è da aggiungere che la sede “operativa” del comune sarà Mesenzana, dove troveranno sede l’ufficio Tecnico, l’ufficio di Polizia Locale, l’ufficio anagrafe e il protocollo; negli altri comuni, Cassano Valcuvia, Ferrera di Varese e Masciago Primo, verranno istituiti i Municipi: ci sarà l’ufficio protocollo e anagrafe, e potranno essere richiesti certificati e carte d’identità; saranno aperti al pubblico almeno 2 giorni alla settimana.
Ma come avvengono queste elezioni, così insolite per la nostra provincia? Innanzi tutto il voto ha valore solo consultivo: vuol dire che servirà da “consiglio” (tecnicamente non delibererà) per le scelte da prendere su questo tema «anche se – aggiunge Ronzani – ognuno dei cinque comuni interessati ha assunto un impegno con una delibera votata dal consiglio comunale: qualora vincesse il fronte del no, verrà chiesto formalmente alla Regione Lombardia di effettuare un passo indietro, e quindi rinunciare al progetto di fusione».
I seggi saranno aperti dalle 8 alle 21: verranno costituti i seggi elettorali nei luoghi e con le modalità consuete per tutte le altre elezioni: presidente, segretario e scrutatore, con tutta la procedura su spoglio delle schede e trasmissione dei dati che, per la tipologia dei quesiti, probabilmente già poco dopo le 22.30 di domenica permetteranno di conoscere, salvo intoppi, l’esito del quesito.
E poi? Dopo il voto, la Regione prenderà atto dell’esito referendario e la questione tornerà in Consiglio regionale dove ci sarà il voto finale cui seguirà la pubblicazione sul BURL, il bollettino ufficiale della Regione Lombardia (una sorta di Gazzetta ufficiale regionale ndr). A questo punto la Prefettura nominerà un commissario prefettizio – diciamo attorno alla fine di febbraio – che reggerà l’ordinaria amministrazione dei comuni fino alle nuove elezioni; queste verranno probabilmente accorpate alle europee del prossimo maggio (potrebbe esserci già la data: dal 22 al 25 maggio 2014).
E più a nord cosa succede? «La sensazione è che alla fine i cittadini si stanno non solo interessando, ma anche appassionando a questo progetto – afferma Fabio Passera (nella foto) , sindaco di Maccagno che sta anche lui aspettando il risultato di settimana prossima – . Avevo il timore di un certo disinteresse a questo tema, ma ho notato che è stata compresa una cosa: con questo voto, e con le decisioni che ne seguiranno, si sta giocando il futuro di queste comunità».
Come sarà, qui al nord, il sistema delle fusioni? «Maccagno diventerà sede legale e operativa del nuovo comune – conclude il sindaco – mentre è prevista l’apertura di tenere aperti gli sportelli a Pino e Veddasca».
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