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Ecco come cambia la nuova Provincia di Varese

Un incontro dedicato al nuovo assetto disegnato dalla legge Delrio. Intervengono: Renato Ruffini, docente della Liuc e esperto di riforme istituzionali, Paolo Bertocchi responsabile enti locali del Pd

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Nuova Provincia di Varese: come cambia? Quali opportunità per il nostro territorio?” È questo il titolo dell’incontro che si terrà mercoledì 16 marzo nella sala consiliare del Comune di Angera, organizzato dal circolo locale del Partito Democratico. Interverranno: Paolo Bertocchi, capogruppo di maggioranza in consiglio provinciale, lista “Civici e democratici”, responsabile enti locali del Pd e assessore a Cunardo; Renato Ruffini, docente di Economia aziendale e diritto pubblico, esperto di riforme istituzionali, all’Università Cattaneo-Liuc di Castellanza. Introduce la serata Simone Franceschetto, segretario del Pd Ispra, Ranco e Angera.

Sprovincializziamoci
Il premier Matteo Renzi nel 2014 lanciò lo slogan “sprovincializziamoci” con il quale introduceva il tema dell’abolizione totale delle province. In realtà di riduzione delle province nel 2012 aveva già parlato l’ex presidente del consiglio Mario Monti, progetto non ultimato per la caduta del suo governo.

La legge Delrio, dal 1 gennaio 2015, ha sostituito le province con enti di secondo livello per i quali non ci sono più elezioni dirette né per i presidenti né per le assemblee provinciali. Sono previste invece assemblee formate dai sindaci dei Comuni della provincia e da un presidente, mentre il consiglio provinciale è formato dal presidente della provincia e da un gruppo di 10-16 membri – in base al numero degli abitanti della provincia – eletti tra gli amministratori dei comuni e resta in carica due anni. Nel caso in cui il membro del consiglio cessi dalla sua carica di amministratore decadrà anche dalla carica provinciale.

Nessun compenso 
Sia il presidente della provincia che i membri del consiglio provinciale e dell’assemblea dei sindaci non percepiscono un compenso e lavorano a titolo gratuito. Questo processo produrrà un risparmio di 111 milioni di euro, tanto sono costati i 1.774 amministratori provinciali nel 2012, a cui si aggiungono altri 300 milioni di euro, cioè la spesa per le elezioni provinciali.

I nuovi enti si occupano di attività legate al territorio, quali: edilizia scolastica, tutela e valorizzazione dell’ambiente, i trasporti e strade provinciali. Un’altra funzione sarà il “controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale” e la “promozione delle pari opportunità sul territorio provinciale”. Tutte le altre competenze passeranno ai Comuni.

Dieci province italiane saranno sostituite da altrettante “città metropolitane”: Torino, Roma, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria, dove risiedono circa 20 milioni di cittadini che rappresentano il 35% del Pil (Prodotto interno lordo) nazionale.

Pubblicato il 15 Marzo 2016
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