Covid-19, in Piemonte virus sotto controllo, ma l’Unità di crisi non chiude: resta reperibile
Così dice l'assessore regionale Luigi Icardi. Tutti resteranno a disposizione in caso di emergenza. Era stata attivata lo scorso 23 febbraio
Era lo scorso sabato 22 febbraio quando il presidente della Regione Piemonte attivò, presso la sede della Protezione civile di corso Marche 79 a Torino, l’Unità di crisi regionale per fronteggiare l’emergenza da virus COVID-19.
Era presente e operava in modalità h 24 personale del sistema sanitario e di protezione civile regionale.
Oggi 16 luglio, come conferma l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi, in quella sede non c’è più nessuno. “L’Unità di crisi non è chiusa, perché lo stato di emergenza non è finito. E’ stata prorogato fino alla fine del mese di luglio e potrebbe esserlo ancora. Ma in Piemonte la situazione è decisamente sotto controllo e diciamo che l’abbiamo messa in stand-by. I suoi componenti restano tutti reperibili e pronti a riattivare l’Unità in caso di necessità”.
Quello dell’Unità di crisi non è stato un percorso privo di ostacoli. Basti pensare che venne messo a capo Mario Raviolo, direttore dell’emergenza 118, travolto dalle polemiche, più volte attaccato in modo congiunto da tutti gli ordini dei medici delle province piemontesi e infine sostituito da Vincenzo Coccolo, nominato commissario straordinario per l’emergenza covid-19.
L’Unità va in pausa dopo quasi 150 giorni, in cui il Piemonte è arrivato a contare 4118 mort, 25.768 morti e, ad oggi, giornata senza decessi e con 8 contagi, solo 6 persone in terapia intensiva.
Tutte le operazioni di monitoraggio e contact tracing sono state trasferite presso l’assessorato, come spiega ancora l’assessore, che sottolinea la creazione del Dipartimento regionale di malattie infettive – non solo Covid – in via permanente presso l’Asl Città di Torino.
“Abbiamo imparato tanto in questi mesi e possiamo contare su strumenti diversi, sul controllo del territorio rafforzato, su protocolli farmacologici e su tante conoscenze che a marzo nessuno aveva”, continua.
Per l’autunno l’attesa di una nuova ondata c’è, ma c’è anche la consapevolezza che verrà trattata in modo diverso. “Il problema che stiamo evidenziando in Conferenza delle Regioni è che sarà necessario distinguere l’influenza stagionale da quella dovuta al coronavirus. Tra le misure che chiediamo c’è la vaccinazione antinfluenzale gratuita obbligatoria per tutti gli over 60 e per il personale sanitario. Per il resto, siamo sicuramente più pronti”.
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