PD Sesto Calende, la riflessione di Floriana Tollini sul referendum
La segretaria della sezione sestese del Partito Democratico analizza i pro e i contro riguardo il taglio dei parlamentari: “Non incappiamo nel disastro comunicativo del 2016”
Manca ormai meno di un mese al referendum sul taglio dei parlamentari che chiamerà i cittadini di tutta Italia alle urne domenica 20 e lunedì 21 settembre dopo il rinviato dello scorso marzo a causa emergenza covid. Riportiamo l’analisi di Floriana Tollini, segretaria della sezione sestese del PD, che analizza i pro e i contro riguardo la revisione costituzionale votata dalle camere che prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.
«Non ho ancora deciso cosa votare – spiega Tollini, membro anche del consiglio comunale sestese per il gruppo Insieme per Sesto -. Non soltanto perché ci sono dei pro e dei contro oggettivi per l’uno e per l’altro fronte, ma anche perché mi aspetto una indicazione dalla dirigenza nazionale, in cui io ancora ripongo fiducia (almeno in una parte) e questo non perché io non sia una persona libera, ma proprio per il senso di appartenenza a una comunità, credo che una indicazione “dall’alto” debba essere data».
«Fino al 2016 siamo stati in prima linea per riformare le istituzioni, spiegando che la nostra non era una mera azione propagandistica di taglio di parlamentari, ma una vera e propria riforma costituzionale. L’anno scorso, complice anche uno sbando, uno sbaraglio generale, o forse presi dalla sindrome dell’opposizione per cui “si vota no comunque”, abbiamo votato contro il taglio dei parlamentari. Poi per far partire il Conte bis, abbiamo dovuto fare un compromesso politico: abbiamo accettato il taglio dei parlamentari, abbiamo chiesto garanzie costituzionali».
Credo che per entrambi i fronti ci siano vari pro
Per quanto riguarda il Sì:
- anche per forma mentis, penso che cambiare sia sempre positivo, tanto più che in questo caso specifico si cambia un qualcosa che non mi pare abbia funzionato alla perfezione negli anni passati;
- se aspettiamo la riforma perfetta non cambieremo mai;
- il risparmio obiettivamente c’è, soprattutto se guardato complessivamente, tralasciando l’esempio del costo di un “caffè al giorno”;
- L’anno scorso il Capitano stava per fare il colpo di stato “invocando i pieni poteri”, e i parlamentari erano 945: quindi non è che meno parlamentari vogliano dire più rischi di dittatura
Per quanto riguarda il No:
- è un’azione di mera propaganda antipolitica
- Non penso che così si renda più efficiente il lavoro del parlamento: il vero problema che crea lentezza nei lavori delle camere è la navetta parlamentare
- A oggi le garanzie che avevamo chiesto, non ci sono
- Se è vero come ho letto da alcuni di voi, che un parlamentare rappresenta la nazione, è anche vero che un collegio come quello di Varese, salvo colpi di scena di percentuali mai viste prima, finiremmo per non avere neanche un parlamentare, il che renderebbe le istituzioni ancora più “lontane”
«Al di là del referendum – conclude Tollini – penso che la riflessione debba essere fatta “a monte”, chiedendosi una volta per tutte qual è l’idea del PD riguardo le riforme istituzionali, cioè se noi siamo veramente convinti che al paese serva sburocratizzazione delle istituzioni, a prescindere dall’essere in maggioranza o in opposizione. In ultimo vorrei che questa volta non incappassimo nel disastro mediatico-comunicativo del 2016, per cui secondo la dirigenza nazionale “chi votava No era scemo”. Questo giro vedo molto meno boria e spero che, al di là della linea che verrà decisa dalla direzione nazionale, si mantengano dei toni sobri, senza finire in tifoserie da stadio».
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