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La Torre Colombo di Sesto Calende avanza, prima approvazione in consiglio comunale

Il complesso alto 33 metri riqualificherà l'area degradata nella centrale via Matteotti. Approvata l'adozione della variante del pgt. Le opposizioni: "Un ricatto che cancella 50 di progressi urbanistici e paesaggistici"

Torre Colombo - Green Tower - Enrico Colombo Sesto Calende

Il consiglio comunale di Sesto Calende muove i primi passi verso il nuovo futuro dell’area dell’ex distributore Q8, il degradato cantiere nel pieno centro sestese dove, al posto di un decennale eco mostro, sorgerà il futuro edificio di 10 piani (9 e un attico) della Enrico Colombo Spa.

Nella seduta di giovedì 14 settembre i soli consiglieri di maggioranza hanno infatti votato favorevolmente per l’adozione del piano di variante al pgt, ovvero la modifica dell’assetto di Via Matteotti attraverso lo strumento di regolamentazione e pianificazione urbanistica del Comune. Per l’organo cittadino si tratta dunque del primo passaggio ufficiale, che fa scattare così la procedura di pubblicazione e di osservazione dei cittadini e delle associazioni, il tutto prima dell’approvazione definitiva attraverso un ulteriore voto in un prossimo consiglio comunale.

Questi, dunque, gli step amministrativi che precedono la realizzazione del boutique residence alto 33 metri al posto del cantiere abbandonato, senza dubbio uno degli argomenti più caldi in città degli ultimi due anni al pari del mercato settimanale (di cui, stando alle parole del vicesindaco Favaron, si dovrebbero avere nuove notizie entro la fine del mese per il ritorno in centro).

I motivi per cui l’argomento è sulla bocca dei sestesi sono molteplici: di carattere urbanistico (la realizzazione di una sorta di bosco verticale e l’impatto di questo sullo dello skyline sestese), sociale (l’eco mostro in pieno centro infesta un’area dove nel progetto del 2007 sarebbe dovuto sorgere, tra le opere di compensazione, un giardinetto pubblico) ma anche per il fatto che l’amministratore delegato della nuova proprietà che richiede al Comune la variante del pgt è l’ex sindaco e attuale capogruppo di maggioranza Marco Colombo, assente nel consiglio di giovedì e tutte le volte che l’argomento giunge tra i banchi del consiglio per le interpellanze della minoranza.

Il progetto dell’impresa – soprannominato da molti in città Torre Colombo – e la storia dell’abbandono dell’area ex Q8 sono stati illustrati in consiglio con una precisa e dettagliata relazione di oltre un’ora e mezza del sindaco Giovanni Buzzi, architetto che detiene la delega all’urbanistica. (Le registrazioni streaming del consiglio comunale non sono ancora state caricate sul sito comunale, ma il collegamento è stato interrotto a mezzanotte, prima della conclusione della seduta, ndr.)

«Il degrado e l’abbandono di quest’area sono una storia molto nota e triste, che in passato ha portato effetti negativi sulla città e i suoi abitanti» spiega il primo cittadino, sottolineando poi come la riqualifica del tratto di Sesto Calende affacciato lungo il Sempione rappresenti a tutti gli effetti un necessario intervento di rigenerazione urbana, tra l’altro «molto atteso dalla città» dopo il fallimento del cantiere precedente a quello della Colombo Spa.

Sulla necessità di rinascita dell’area in forte stato di abbandono il sindaco Buzzi ha trovato tutti i consiglieri comunali concordi, opposizioni comprese, che però da ormai due anni, quando è giunta al Comune la prima proposta della Colombo spa, si dicono contrarie alla gestione della vicenda, tanto da aver aperto un dossier, come fatto da Insieme per Sesto.

A tener banco per Sesto2030 e Insieme per Sesto sono diversi aspetti, in particolare l’altezza dell’edificio (nel progetto iniziale doveva essere di 40 metri ma anche coi suoi 33 metri comunque superiore rispetto alla struttura precedente) e il passaggio dei parcheggi sotterranei al P2 da pubblici a privati.

Il tutto, secondo le minoranze, sarebbe dovuto all’assenza di un vero negoziato tra il Comune e l’impresa dato il possibile conflitto di interesse per il duplice ruolo di Colombo) e il mancato ricorso alla Vas (Valutazione ambientale Strategica), opzione richiesta esplicitamente in fase preliminare solo da Legambiente fra tutti gli enti del territorio interpellati. Alcuni dei quali non hanno comunque nascosto perplessità sull’altezza del futuro edificio. (Nel parere del Parco del Ticino si dice esplicitamente di non condividere la conclusione di esclusione della Vas sostenuta da rapporto del progettista dell’impresa, ndr.)

L’ALTEZZA DELLA TORRE

«L’urbanizzazione del centro Sesto è una condizione ormai consolidata e realizzata a partire alla fine degli Anni 60, ai tempi della legge Ponte – sottolinea Buzzi nel suo intervento, specificando come lo skyline della città conti già una forte presenza di alti fabbricati costruiti sul Sempione -. Non vuole essere un’accusa né una banalità, ma il bonus del 110% ha ulteriormente cristallizzato la situazione esistente. Bisogna fare i conti con questa realtà e con il fatto che per anni a Sesto sono state permesse altezze più alte nella fascia di territorio a margine del centro storico che in altre aree».

Per questo motivo la giunta Buzzi intende estendere la variante anche in futuro ad altre zone potenziali a ridosso del Sempione, oltre alla singola “Torre”, che «non sarà per forza un elemento isolato ma che potrà fare sistema».

I PARCHEGGI

Per quanto riguarda invece i 77 parcheggi pubblici previsti per l’area ai tempi della stipula dell’accordo con la precedente proprietà, Buzzi ha chiarito che secondo la vecchia convenzione del 2007 soltanto gli stalli al secondo piano interrato sarebbero stati pubblici, ma non per questo gratuiti (con una tariffa oraria imposta dai promotori fino a tre volte rispetto a quella comunale). Accordo infine mutato, con la decisione finale di lasciarli alla nuova proprietà in cambio di una monetizzazione.

«Il secondo piano interrato in questione era stato realizzato all’epoca con molta ingenuità e risulta essere un dedalo di corselli – commenta il sindaco, additandolo addirittura come “depressivo” -. Uscire dalla rampa in caso di posti pieni risulta davvero un’impresa. Nonostante il numero di stalli sia elevato lutilizzabilità risulta minima, e solo finché rimane privata. Abbiamo chiesto invece di creare in Via Matteotti una sorta di spazio pubblico di effettivo utilizzo dove un tempo era presente il distributore di benzina».

LE OPPOSIZIONI: “UN RICATTO CHE CANCELLA 50 ANNI DI PROGRESSO”

Terminate le spiegazioni di Buzzi sul progetto, in fase di discussione si è acceso il confronto con le opposizioni. Le liste Insieme per Sesto e Sesto2030, che alle prossime elezioni correranno unite, vedono nell’adozione della variante sì l’occasione della rigenerazione di arteria di Sesto Calende, ma attraverso un progetto che sembrerebbe escludere tanti altri benefici nei confronti città, a beneficio del privato.

«Da troppi anni c’è questo segno di fallimento che va rimosso – commenta Roberto Caielli di Insieme per Sesto ed ex sindaco -. È un’esigenza sentita da tutti: qualunque cosa è meglio dell’eco mostro. Naturalmente siamo meno d’accordo quando l’argomento si trasforma in una sorta di ricatto: quello di lasciare l’area in quello stato se non si cede alle pretese, anche quelle non giustificate, dell’interesse privato. Non so cosa ne pensano i sestesi che vedono una grande impresa ottenere le condizioni che desidera con una sua variante ad hoc, mentre il cittadino che ristruttura la casa o deve fare una recinzione, non può farsi le sue regole».

Dal punto di vista paesaggistico il gruppo all’opposizione condivide il parere di Legambiente Sesto Calende: «Sesto non ha bisogno di un altro palazzone per cambiare la sua identità, che è già ben definita nelle sue piazze, nel lungofiume e in quella parte storica di città, che non è stata devastata dagli interventi senza qualità degli Anni ’60».

Anche il capogruppo della lista di centro Giancarlo Rossi insiste sul conflitto di interessi dato il duplice ruolo di Colombo e sul fatto che non ci sia stata una vera negoziazione sui parcheggi e tariffe, che potevano essere ridefiniti rispetto ai vecchi accordi del 2007, lasciandoli pubblici in una città “affamati di posti auto” : «Non sto accusando la persona, nemmeno discuto che non debba curare il proprio interesse, ma chiedo se sia opportuno che ricopra insieme ruoli così importanti una città come Sesto. È una domanda che viene spontanea visto che sono stati del tutto trascurati gli aspetti sociali del negoziato, come le possibilità di ottenere spazi per le fasce deboli della popolazione».

Dal sapore cinematografico è invece il paragone sulla vicenda utilizzato da Giorgio Circosta e Simone Danzo di Sesto2030. Le immagini di Le mani sulla città di Francesco Rosi diventano una metafora della vicenda sestese, che, con la variante, «cancella 50 anni di storia e ignora la conquista culturale e normativa che anche il paesaggio è un bene pubblico da tutelare e preservare. Invece quello che otteniamo è un nuovo palazzone nel centro di Sesto». Senza contare, aggiungono i due, che il confronto tra la “Torre Colombo” e il bosco verticale di Milano è scorretto, «in quel caso, infatti, accanto al bosco verticale si trova infatti anche un bosco orizzontale».

“SCORRETTO PARLARE DI BOSCO VERTICALE E GREEN TOWER”

Fin dalla sua presentazione nell’autunno 2021 in molti (VareseNews e redattore in primis, ndr.) ha fatto riferimento al progetto dell’impresa – i cui nomi ufficiali M25 ed Echo – parlando di green tower e bosco verticale, termini usati anche nel corso del consiglio di giovedì sera. Definizioni tuttavia imprecise, come evidenziato l’indomani della seduta da Insieme per Sesto: «Nelle norme tecniche non si parla minimamente di bosco verticale e non esiste nemmeno l’obbligo delle fioriere mostrate dai rendering».

LA MAGGIORANZA: “CRITICHE POCO PRAGMATICHE. TROVATA SOLUZIONE DOPO PIÙ DI DIECI ANNI”

«Queste critiche manifestano una visione molto poco pragmatica e concreta – risponde Marco Tamborini, consigliere di maggioranza e, nel 2011, prima di rivestire la carica pubblica, trai rappresentati del comitato dei creditori del fallimento dell’area -. Ho avuto modo di assistere da vicino al percorso dell’area dopo il suo fallimento, alla complessa gestione di quanto successo. Deve essere chiaro che gli operatori commerciali non si avvicinavano a questo progetto».

«Dal 2011 al 2021 nessun altro ha mai davvero portato avanti proposte a causa degli alti profili di rischio che l’operazione venisse abbandonata – continua Tamborini – In passato si è cercato molto di ragionare a lungo su come uscire da questo cancro della città e non si era mai riusciti. Sono falsità le supposizioni di chi fa riferimento a un interesse del privato superiore a quello pubblico: la presenza di un operatore che vuole sistemare un problema della città è qualcosa da abbracciare con favore, non da ostacolare adombrando illazioni. L’interesse della città è trovare una soluzione che è mancata per più di 10 anni. Se seguissimo le vostre critiche l’onda lunga sarebbe lo stallo, e il bene non dico il meglio in questo momento, è uscire dallo stallo in cui versa la città».

Il progetto della Enrico Colombo. Così cambierà l’ex area Q8 di Sesto

ARTICOLO AGGIORNATO ALLE 17.30 di lunedì 18 settembre con la correzione sul “giardino pubblico previsto nel 2007” e il paragrafo “Scorretto parlare di green tower”.

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com
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Pubblicato il 18 Settembre 2023
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