Ritorno a Gemonio: i militanti della “vecchia Lega” in pellegrinaggio da Umberto Bossi
"Salvini ha tradito gli ideali di tanti cittadini padani" spiega l'ex ministro Castelli, animatore della giornata in occasione dei 40 anni della Lega. E il Senatur incontra i militanti, in casa, a piccoli gruppi
Il sole è potente, per queste latitudini e per questa stagione, ma la voglia di salutare il “capo” non ammette rinvii. E tanto, la torta è tenuta al fresco fino al momento della consegna, quindi tutto si può fare. A Gemonio le lancette sono tornate indietro nel tempo, ai giorni in cui Umberto Bossi convalescente richiamava, nella sua villa della stretta via Verbano, tutto il mondo politico nazionale.
Ma stavolta, per i quarant’anni della Lega, al posto dei “big” di Montecitorio sono stati gli antichi militanti ad arrivare in pellegrinaggio. E se la torta voluta dall’ex ministro Roberto Castelli era il dono ufficiale, non sono mancate bottiglie di vino, e tortelli e altri doni per il Senatur. A consegnarli una vasta schiera di persone che – insistono – “non hanno tradito gli ideali di allora”.
Militanti che oggi accusano Salvini, considerato per l’appunto un traditore, e che rispondono subito con un applauso ai (pochi) inneggiamenti alla “Padania Libera”. Quello principale lo lancia proprio Castelli, che sale la scalinata accanto alla chiesa di San Rocco e la usa come palco per ribadire che quella in atto non è una manifestazione ufficiale, «un flash mob» (del resto, non erano stati richiesti permessi) ma un momento privato. Ma che lui, il Capo, aveva comunque piacere a incontrare tutti i militanti presenti, quindi accompagnati a gruppetti all’interno della villa.
C’è chi sfoggia la vecchia maglietta con l’indiano – simbolo primordiale del Nord oppresso – chi sventola una bandiera con il simbolo leghista dell’Umbria, chi ha il foulard padano al collo e chi invece lo ha messo al collo del barboncino di famiglia. Anche una t-shirt con la bandiera di Venezia e il “Leòn che magna el teròn”. In pieno “stile Pontida”, vien da dire.
«Padania Libera – urla Castelli – Qui ci sono coloro i quali non hanno mai dimenticato il nostro grande capo, gli sono sempre stati vicini e oggi vogliono rendergli omaggio. L’Italia non è più la stessa dopo che Bossi si è affacciato sulla scena politica nazionale. Ha cominciato da zero, forte solo della suola delle proprie scarpe, delle proprie idee e del suo carisma eccezionale. Ed ha trasformato le nostre coscienze e i nostri cuori». Prima del “discorso della scalinata” l’ex ministro ha toccato però anche la politica attuale: «Non voglio criticare nessuno, ma Salvini ha tradito il sogno di tanti cittadini padani per la sua personale ambizione, quella di “Salvini Premier”, ma ormai credo che sia da archiviare».
Castelli (accompagnato dall’ex onorevole Grimoldi, più tardi arriveranno anche gli ex presidenti della provincia di Varese, Marco Reguzzoni e Dario Galli) è tagliente anche sul generale Vannacci. «Una candidatura strumentale, perché il suo populismo vale il 2-3 % e quindi Salvini, che ha messo come obiettivo il 7%, riuscirà a raggiungerlo». Facendo capire, però, che l’asticella è bassa.
Due ore dopo, però, la gente della Lega di una volta è ancora lì, a percorre quella via dove l’ex negozio “Alpe Bello”, divenuto poi sezione locale, non porta più le insegne con il Sole delle Alpi. Ma a questi militanti importa poco: per loro il tempo è sempre quello delle battaglie “padane”. E il capo è sempre Umberto Bossi.
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