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In ottomila dicono: “Nessuno tocchi il nostro ospedale”

Gran pienone nella serata a difesa della struttura luinese. In sala medici e cittadini. Il ruolo dei sindaci: “Facciamo sentire all’azienda la voce del territorio”

Avarie

Un territorio esteso con grandi problematiche viabilistiche e peculiarità demografiche, ma che ha un forte motore attrattivo legato al turismo; un’azienda sanitaria che opera secondo criteri di servizio pubblico, ma anche con esigenze di economicità; una struttura storica voluta dal territorio per curare i cittadini che via via, nel tempo, ha perso alcune componenti importanti.

E in ultimo i pazienti. Cittadini comuni che per difendere il proprio ospedale hanno costituito un comitato che ha raccolto quasi 8 mila firme.

L’istantanea dell’incontro di ieri sera alla Bislunga, la colonia elioterapica di Germignaga è questa: cosa fare dell’ospedale di Luino dopo l’annuncio della spesa sul presidio del Verbano (cioè anche Cittiglio) di 5 milioni di euro, ma a fronte di una situazione legata ai servizi, anche importanti come la chirurgia d’urgenza, che ancora la notte non funzionano: «Spiegatemi con quale tranquillità un medico opera di giorno un paziente sapendo che, in caso di peggioramento serale questo debba venir trasportato in un’altra struttura per andare nuovamente sotto i ferri?» ha detto Sergio Moalli, medico storico del presidio luinese e oggi a capo del Comitato. Gli ha fatto eco un altro luminare della chirurgia, Andrea Fraschini, anche lui ex primario, e lo ha fatto con parole forti: «Alla fine, chi rischia di pagare, è sempre il paziente», ha detto, specificando che dai registri operatori risulterebbe che «gli interventi urgenti eseguiti a Luino siano circa un centinaio l’anno, e non solo una decina».

Quale strada allora? Si parte dall’inizio, dalla nascita dell’ospedale di Luino, segnata nel 1837, come ha riportato lo storico della valle, l’ingegner Pierangelo Frigerio, e il successivo acquisto del terreno su cui sorgerà la struttura: 100 mila lire è costato. Ma si tratta di una struttura fortemente voluta dal territorio, dalla comunità.

Un intervento lungo, ma che ha lasciato il segno. Perché da questa parola – comunità – e da un’altra – diritti – , è partito lo spunto del padrone di casa, il sindaco di Germignaga Marco Fazio, il quale ha lanciato la prima proposta operativa della serata: «Che i sindaci vengano ascoltati sulle scelte che l’azienda vuole fare. Gli amministratori devono contare di più. Secondo le nuove regole della riforma sanitaria regionale possono intervenire durante la stesura del piano aziendale».

Un potere importante perché premette non solo di ascoltarla, la comunità, ma di portare le istanze in essa maturate là dove si decide.

La scaletta dell’incontro pubblico, moderato dal giornalista Matteo Inzaghi, ha permesso al referente del comitato Sergio Moalli, di ricordare le tappe che hanno portato al «depauperamento della struttura» che passano dallo spostamento del punto nascite e della ginecologia a Cittiglio, nel 1997, due anni dopo la “fusione” con la struttura della Valcuvia per dar vita al plesso del “Verbano”; la chiusura della rianimazione nel 2001, lo spostamento dell’ambulanza ospedaliera nel 2003, la razionalizzazione degli spazi di chirurgia e ortopedia nel 2013 e l’ultima “sofferenza”, quella della sospensione dell’attività chirurgica d’urgenza dalle 20.00 alle 8.00, almeno fino ai primi di settembre quando l’Azienda ha assicurato il ripristino.

Che fare quindi? Forse i sindaci del Luinese sono stati troppo tiepidi nel difendere il proprio gioiello, forse è stato perso il treno dell’ospedale unico di Cassano Valcuvia, o forse le scelte aziendali non hanno tenuto conto delle specificità del territorio. 
Gli interventi hanno toccato tutti questi temi.

In chiusura è arrivata la seconda proposta costruttiva della serata, messa sul tavolo dal sindaco di Luino Andrea Pellicini, fresco di consiglio comunale nel quale all’unanimità è stata approvata una mozione della maggioranza che chiede l’arrivo a Luino degli “stati generali della sanità” a settembre. Pellicini propone questo: dato che è impossibile – come alcuni chiedono ancora oggi – il ritorno della maternità a Luino, che oramai è una specificità di Cittiglio, cerchiamo di difendere il comparto ortopedico/traumatologico che è proprio della tradizione specialistica luinese: «Sono queste strategie che vanno condivise».

Sulla polemica legata alla scarsa attrattività di Luino per i giovani medici, questione di cui il direttore generale della ASST dei Laghi Callisto Bravi parlò nella conferenza stampa di un mese fa all’ospedale, è lo stesso Pellicini a dare una soluzione: «Molti medici non vogliano venire a lavorare a Luino?

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Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it
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Pubblicato il 19 Luglio 2016
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