“L’Ondoli non vive di promesse, dopo il voto vogliamo i fatti”
Grande partecipazione alla manifestazione per evitare la chiusura dell'ospedale. Doridoni (Amor): «Stiamo chiedendo alla politica di tenere vivo l'ospedale, è un intero territorio che lo chiede»
Sono accorsi in tanti al capezzale dell’ospedale di Angera. Il popolo dell’Ondoli ha risposto alla chiamata dell’associazione Amor e del comitato spontaneo permanente per il Carlo Ondoli nonostante il freddo intenso di una domenica di febbraio. Un popolo trasversale composto da gente comune, madri, padri, nonni, medici, infermieri, sindaci – ce n’erano almeno cinque in prima fila (Angera, Sesto Calende, Ranco, Mercallo, Ispra) – il consigliere regionale dei 5 Stelle Paola Macchi e tante associazioni, tra cui il corpo musicale angerese “S. Cecilia”, la pro loco di Ranco, la casa delle donne di Gallarate, i rappresentanti di medicina democratica, la comunità pastorale, la rete per il diritto alla salute di Milano e Lombardia e il comitato “no” all’ospedale unico di Gallarate. Il presidio davanti all’ospedale si è poi trasformato in un corteo che è sfilato fino all’approdo sul lungolago.
L’ONDOLI È UN SIMBOLO
L’Ondoli di Angera è diventato il simbolo della lotta dei piccoli ospedali e del diritto alla salute in un momento cruciale. La campagna politica per le elezioni regionali e nazionali regala promesse e il popolo accorso nel piazzale dell’ospedale sa bene che quelle promesse potrebbero essere disattese in un amen alla chiusura delle urne. «Noi siamo una comunità – ha detto il presidente dell’associazione Amor, Sabrina Consiglio – e siamo qui come quando andiamo a trovare i nostri cari all’ospedale. La battaglia non è ancora vinta e quando andremo in Regione vorremo al nostro fianco i sindaci e gli amministratori del territorio».
ESPUGNARE L’OSPEDALE PER SFINIMENTO
Il popolo dell’Ondoli si deve preparare «a un cambio di passo» per dirla con le parole di Marco Brovelli, portavoce del comitato spontaneo, perché a difendere l’ospedale di Angera non ci sono né padrini né lobby. «Ben dodicimila persone – ha sottolineato Brovelli – hanno firmato la petizione per salvare l’Ondoli, ma noi stiamo ancora aspettando una risposta da chi gestisce la sanità lombarda».
Un pensiero è stato rivolto agli operatori dell’ospedale che da troppo tempo si caricano sulle spalle un lavoro estenuante per garantire le cure ai pazienti. La sensazione di molti presenti è che i manager della sanità lombarda, «strapagati», vogliano espugnare l’Ondoli per sfinimento. I carichi di lavoro di medici e infermieri sono al limite e all’orizzonte non si vedono miglioramenti. «Un tempo venire a lavorare in questo ospedale era un piacere – ha detto un’infermiera – oggi è un peso enorme».
LA FRAGILITA’ DEI PAZIENTI NON VA IGNORATA
La condizione del malato è di grande fragilità e un ospedale può dare risposte importanti non solo sul piano medico. «I malati oncologici – ha detto Franco Baranzini, medico di medicina generale – sono i più fragili e per noi operatori avere un presidio di qualità come l’Ondoli è molto importante perché le persone vi ripongono la loro fiducia».
«Il diritto alla salute non è una merce – ha ribadito Ivana Graglia, della Casa delle donne di Gallarate – ma purtroppo in tutta Europa la sanità pubblica è sotto attacco e la sua difesa parte anche da questa manifestazione».
Senza un progetto nel medio periodo per l’ospedale di Angera si prospettano tempi poco felici. Ne sono convinti anche gli organizzatori della manifestazione che pure una proposta alla politica l’avevano fatta, senza però ricevere una risposta. «Stiamo chiedendo alla politica di tenere vivo l’ospedale di Angera – conclude Alessandra Doridoni, vicepresidente di Amor -. Lo chiede un intero territorio alla vigilia delle elezioni perché quando ci saranno vincitori e vinti si decideranno anche le sorti dell’Ondoli. Noi chiediamo alla politica un progetto che garantisca in modo dignitoso e rispettoso la salute dei cittadini in questo ospedale».
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