Il “ritiro sociale” si combatte coinvolgendo gli adolescenti
In provincia di Varese nasce il progetto “Fuori Camera” campagna di fundraising condotta da giovani adolescenti per aiutare gli hikikomori e le loro famiglie
Il fenomeno degli hikikomori, cioè quelle persone che si isolano socialmente tagliando ogni contatto fisico con i propri simili, emerso già da qualche anno in Giappone, inizia a manifestarsi con una certa frequenza anche in Italia. Se tra i nipponici si stima che i ritiri sociali, tra i giovani in un’età compresa tra i 15 e i 39 anni, siano oltre 500mila, in Italia il numero, arrotondato per difetto, degli hikikomori si aggira attorno alle 100 mila persone. (nelle foto di Marco Vantaggiato alcuni momenti della presentazione del progetto)
Il fatto che il tema del ritiro sociale sia ancora poco conosciuto in Italia, non vuol dire che non esiste. In provincia di Varese è stato realizzato “Fuori Camera”, progetto di alternanza scuola lavoro “Project Work: giovani fundraiser” della Camera di Commercio e l’IFS (Impresa formativa simulata) attivati nella classe 3BRI dell’Isis Dalla Chiesa di Sesto Calende dalle cooperative sociali L’Aquilone e B.Plano, dedicato proprio al fenomeno del ritiro sociale.
«In Italia quello dei ritiri sociali è un tema sommerso – dice Matteo Zanon, psicologo della cooperativa L’Aquilone – Le famiglie manifestano con sempre maggiore frequenza la difficoltà di portare fuori di casa i propri figli adolescenti e al tempo stesso la paura ad entrare nei loro contesti. È un fenomeno in crescita».
Trovare degli interlocutori validi per i genitori che affrontano il problema del ritiro sociale dei figli non è semplice: da una parte i clinici non riescono a fare diagnosi adeguate, dall’altra, su questo tema, c’è un grandissimo vuoto della comunicazione. «Nei casi che abbiamo agganciato noi – continua Zanon – abbiamo capito che questa condizione interessa molto i coetanei dei cosiddetti hikikomori, perché la difesa plastica dalla realtà e dalle sue pressioni è tipica degli adolescenti».
La difficoltà di inquadrare il fenomeno nasce dal fatto che, a fronte di sintomi che si ripresentano costantemente, le cause che lo determinano possono essere varie. «Alla base della scelta di isolarsi ci sono gli insuccessi scolastici o i drammi correlati a esperienze relazionali – spiega lo psicologo – quanto basta perché la loro vita ne venga travolta. Si abbandonano così i contesti aggregativi con una tendenza all’esclusione che può avere esiti molto gravi. Occorre distinguere dunque da caso a caso e personalizzare il trattamento che deve prevedere una parte psicologica e una parte educativa che devono andare di pari passo».
La presenza del servizio “Famiglie allo specchio” all’interno delle attività della cooperativa L’Aquilone ha permesso di evidenziare il fenomeno e parallelamente di partecipare alla costruzione di un progetto dedicato. Guidati da B.Plano, L’Aquilone e dai professori, i ragazzi hanno scelto di lavorare alla campagna di fundraising “Fuori camera“, con un cortometraggio dedicato al ritiro sociale, con l’accompagnamento di educatori e videomaker professionisti la cui sfida è lavorare con i giovani rendendoli produttori consapevoli di contenuti per la rete virtuale.
Le iniziative per sostenere economicamente il progetto prevedono la raccolta fondi, anche attraverso la piattaforma di fundraising retedeldono.it (il primo obiettivo è quota 1.000 euro). Sono previsti anche alcuni eventi realizzati all’interno dell’Isis Dalla Chiesa di Sesto Calende, tra cui una corsa a staffetta e, mercoledì 17 aprile, il lavaggio delle auto per alunni e professori.
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