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Da ottobre, all’ospedale di Varese duecento pazienti assistiti con la ventilazione artificiale

Attualmente sono 71 i pazienti Covid con caschi e Cpap al Circolo. Intenso il lavoro degli anestesisti. Attualmente i ricoverati alla Sette Laghi sono quasi 640

Nella pneumologia covid dell'ospedale di Varese

Erano 636 , questa mattina, i pazienti positivi al Covid ricoverati negli ospedali dell’Asst Sette Laghi. Altri 44 avevano sintomi riconducibili al coronavirus ed erano attesa dell’esito del tampone.

La buona notizia è che il ritmo dei ricoveri sembra rallentare, così, il saldo tra nuovi ingressi e pazienti guariti o dimessi concede una migliore tenuta della complessa e articolata organizzazione che l’azienda ha messo in piedi.

La giornata di ieri ha evidenziato un aumento di quasi il 10% dei dimessi anche se resta preoccupante dato dei deceduti, una decina nelle ultime ore.

Tra i protagonisti della gestione dell’emergenza sanitaria ci sono indubbiamente gli anestesisti dell’ospedale di Circolo, impegnati nell’assistenza ai degenti covid con casco e CPAP.

Un numero importante quanto quello di questi pazienti così fragili da richiedere cure subintensive, in bilico tra la ripresa e la necessità di essere intubati. Oggi sono 71 i pazienti covid positivi con casco e CPAP al Circolo, ma settimana scorsa avevano sfiorato i cento.

Accanto a loro, oltre al personale dei reparti internistici, gli anestesisti, appunto, normalmente impegnati nella gestione dell’urgenza/emergenza intraospedaliera.
«Già durante la prima ondata ci siamo organizzati preparando tutorial audiovisivi educazionali per medici ed infermieri dei reparti – spiega il Dott. Carlo Capra, Direttore del dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell’ASST Sette Laghi e del servizio di Anestesia del Circolo –  Ci siamo fatti carico dei materiali necessari a ventilare i pazienti al di fuori delle terapie intensive, garantendo la nostra presenza  h24 per la gestione di questa tipologia di pazienti, permettendo di trasformare i reparti internistici per acuti in vere e proprie terapie subintensive».

Nella prima fase della pandemia sono stati così assistiti più di 160 pazienti con insufficienza respiratoria necessitante supporto con casco e CPAP. Di questi, 32 hanno dovuto poi essere intubati e trasferiti in Terapia Intensiva, mentre gli altri sono stati trattati e dimessi senza dover ricorrere a ventilazione meccanica invasiva.

In questa seconda ondata, a partire dal 20 ottobre , sono già stati seguiti e trattati con casco e CPAP dal Servizio di Anestesia varesino circa 200 pazienti. Se da un lato si può in questo modo ridurre la pressione sulle terapia intensive, dall’altra, la presenza degli anestesisti in tutti i reparti Covid permette di individuare tempestivamente i pazienti con deterioramento respiratorio nonostante il supporto non invasivo e trasferirli in Terapia Intensiva.
«Questo impegno – tiene a sottolineare il Dott. Capra – non ci ha impedito di garantire la copertura necessaria sulle sale operatorie disponibili in base alla presenza infermieristica, permettendo di continuare a sostenere  l’attività chirurgica oncologica e benigna non procrastinabile, insieme ad urgenze ed emergenze. E’ del resto garantita anche la copertura delle urgenze emergenze intraospedaliere nei reparti non Covid, l’attività anestesiologica al di fuori della sala operatoria in endoscopia e radiologia interventistica ed i trasporti intra ed interospedalieri».

«Il grande lavoro di squadra e la dedizione insieme all’esperienza maturata durante la prima ondata – conclude il Dott. Capra – hanno permesso di dare una risposta tempestiva ed efficiente all’enorme pressione dovuta all’importante coinvolgimento della provincia di Varese nell’emergenza covid a partire dalla metà di ottobre».

Pubblicato il 18 Novembre 2020
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