Per la ricerca sulle energie alternative servono 8 miliardi
Mentre a Copenhagen si discutono le soluzioni al cambiamento climatico, il Jrc di Ispra continua lo studio delle risorse che determineranno la vera svolta verde dell'Europa
Immaginate una cartina del pianeta. Una mappa dove i colori più scuri rappresentano le aree più inquinate dai gas a effetto serra: ci sono duqnue macchie blu in alcune aree della Cina e dell’India, degli Stati Uniti, del Centro Europa e poi è possibile vedere un puntino scuro anche nel Nord Italia, in Lombardia, proprio all’altezza delle province di Varese e di Milano. Quella dove viviamo è una delle aree peggiori da questo punti di vista. La carta è stata realizzata dai ricercatori del Jrc di Ispra che giorno per giorno osservano lo stato di salute del nostro pianeta ma è solo uno degli strumenti a disposizione. Montagne di dati sul clima, sulle energie alternative e sull’inquinamento vengono presentati alla Commissione Europea e sono alla base delle decisioni dell’Unione per il futuro. Inoltre a Copenhagen, dove i grandi della terra stanno cercando delle soluzioni per impedire che il cambiamento climatico produca danni irreversibili, sono una decina i ricercatori del Jrc di Ispra che terranno lezioni e seminari.
Il futuro e la scienza – Alla ricerca su questo campo, in Europa, vengono destinati circa 3 miliardi di euro «ma non è abbastanza per una ricerca sull’energia che permetta di creare i presupposti per soddisfare gli obiettivi fissati per il 2020 ne servono almeno 8, uno sforzo che può essere realizzato avviando una collaborazione tra i soggetti pubblici e quelli privati».
Per gli stati e le imprese si stanno aprendo anche nuovi spazi per l’investimento. La Commissione sta lavorando per fare un salto di qualità sul fronte delle energie: «Sarà richiesta la visione di pochi progetti ma di alto livello, progetti che potranno stare in piedi da soli, con soldi degli stati e dei privati. Quelli interessanti e sostenibili riceveranno anche il sostegno della Commissione. Il vero motore di questo cambiamento dovranno però essere gli stati che poi potranno scegliere di investire anche nello sviluppo energetico di altri paesi. Ognuno sceglierà la strada che più gli si addice sulla base delle risorse che ha a disposizione.
Ecoenergie e settori – L’80 per cento delle emissioni di CO2 provocate dall’uomo sono riconducibili all’uso dell’energia. Ma non tutti i settori contribuiscono allo stesso modo: «Ci sono tecnologie che permettono di risparmiare come alcuni tipi di lampadine piuttosto che l’isolamento – dice Paolo Bertoldi ricercatore dell’Istituto dell’Energia, Unità energie rinnovabili, che ogni anno collabora alla realizzazione di un dettagliato rapporto europeo – altre invece rappresentano dei costi, anche molto elevati in termini di inquinamento. Abbiamo però potuto osservare come in alcuni settori lo sforzo per risparmiare sia già realtà: l’edilizia è un esempio, le nuove tecnologie per le costruzioni sono un esempio importante. Industria, agricoltura e trasporti necessitano invece di un cammino ancora lungo».
Fonti rinnovabili e aspettative – «Esistono oggi molte strade, le energie alternative sono diverse, hanno costi diversi – conclude De Santi -. Alcune hanno anche delle grandi aspettative. Come l’idrogeno che, nel futuro, potrà rappresentare una risorsa molto importante. Oggi stiamo lavorando molto per studiare le potenzialità di queste fonti ma il passo successivo sarà quello dii concentrarci sulle tecnologie avanzate che le rendano sfruttabili in modo più semplice. Serve uno sforzo di tutti i paesi su tre fronti: l’energia, la produzione e la ricerca».
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