Arsenico nell’acqua: tre comuni “a rischio”
Nei comuni di Dumenza, Sesto Calende e Maccagno sono stati registrati picchi non regolari di questa sostanza. I sindaci rassicurano: «La situazione è sotto controllo»
Ci sono anche tre paesi del Varesotto – Sesto Calende, Dumenza e Maccagno – nella lista dei 128 comuni con i rubinetti a "rischio arsenico". A rendere pubblica la lista degli acquedotti italiani dove questo elemento è presente in maniera più o meno preoccupante è stata una decisione dell’Unione Europea. Un provvedimento che respinge la richiesta di deroga presentata dall’Italia sui limiti delle concentrazioni di arsenico nelle acque a uso alimentare. I comuni elencati sono quelli che hanno sforato, anche di una sola volta, il limite di 10 microgrammi di questa sostanza per litro di acqua. Per l’Italia, che ha realizzato un dossier di risposta indirizzato all’Unione Europea, questi valori sarebbero stati superati nella maggior parte dei casi per cause di tipo "naturale e geologico".
È quanto sostiene anche Fabio Passera, sindaco di Maccagno: «La presenza di tracce di arsenico è dovuta al fatto che questo metallo è presente nella roccia vicino alle sorgenti – precisa – ma non dobbiamo fare allarmismi. Ricordo che non si tratta di una forma di inquinamento esterno». Il problema per il paese non è nuovo: «Ne eravamo al corrente – prosegue – poiché Aspem ce ne ha dato comunicazione e ha anche messo in atto dei rimedi per contenere i valori in eccesso. In particolare le sorgenti interessate sono due: una nel centro del paese e l’altra in una frazione. Nel primo caso abbiamo realizzato un sistema per utilizzare dell’altra acqua, corrispondente ai parametri, nel secondo ci stiamo lavorando e prenderemo provvedimenti qualora la qualità dell’acqua dovesse essere superiore alla soglia».
Anche secondo il sindaco di Sesto Calende, Marco Colombo, la situazione sarebbe sotto controllo: «Ci è capitato di sforare il limite. In ogni caso questo valore era di poco superiore al massimo consentito e sempre monitorato. Per le zone interessate abbiamo infatti già stanziato dei fondi per realizzare le opere necessarie a risolvere completamente il problema». Sono massicci anche gli investimenti effettuati per limitare l’inquinamento nelle acque del comune di Dumenza: «Il problema – spiega il sindaco Corrado Moro – sta sulla quota tra i 700 e 900 metri dove c’è il maggiore approvvigionamento idrico. La "questione arsenico" si era già presentata in passato e, grazie all’aiuto della Regione Lombardia e della Provincia di Varese, abbiamo realizzato due abbattitori per due diversi bacini idrici. I risultati sono ottimi e l’acqua da questi impianti esce pulita. Un valore negativo però, che può presentarsi successivamente, è legato ai residui che si possono formare nelle tubazioni, ancora per la maggior parte fatte di ferro e ghisa. Voglio comunque ribadire ai cittadini che se l’acqua non fosse potabile lo comunicheremmo subito. Inoltre sono continui i controlli sulla sua qualità, a Dumenza i livelli di monitoraggio sono di tre tipi». Nei tre comuni del Varesotto la presenza massima raggiunta è di 30 microgrammi di arsenico per litro di acqua. In Lombardia situazioni al limiti si sono registrate a Marcaria, Roncoferraro e Viadana (Provincia di Mantova), Valdidentro e Valfurva (Provincia di Sondrio) con 50 microgrammi per litro.
Ma quali sono i rischi di questa presenza nei rubinetti di casa? La risposta si legge nella decisione della Commissione che precisa che i valori limite "mirano ad assicurare che le acque destinate al consumo umano possano essere consumate in condizioni di sicurezza nell’intero arco della vita. Tuttavia, prove scientifiche, in particolare gli orientamenti dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla qualità delle acque potabili e il parere del comitato scientifico dei rischi sanitari e ambientali, dimostrano che taluni valori più elevati sono accettabili per un periodo di tempo limitato senza rischi per la salute". "Per quanto riguarda l’arsenico – prosegue il documento – le prove scientifiche consentono deroghe temporanee fino a 20 microgrammi per litro mentre valori di 30, 40 e 50 microgrammi per litro determinerebbero rischi sanitari superiori, in particolare talune forme di cancro". Per questo motivo l’Unione Europea concederà le deroghe richieste dal nostro paese solo nel limite dei 20 microgrammi per litro e in ogni caso per periodi di tempo limitati. L’Italia dovrà infine impegnarsi a "informare gli utenti sulle modalità per ridurre i rischi legati all’acqua potabile per la quale è stata concessa la deroga e in particolare informa gli utenti sui rischi legati al consumo dell’acqua oggetto di deroga da parte di neonati e di bambini fino all’età di 3 anni".
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