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L’Europa della scienza che fa il tutto esaurito al Jrc di Ispra

Quello italiano è il terzo sito della Commissione in ordine di grandezza, dopo Bruxelles e il Lussemburgo, copre un’area di 167 ettari, conta 138 edifici e occupa 1850 persone

Open day al Jrc di Ispra

«Sembra di essere tornati all’Expo» è il paragone che andava per la maggiore tra i visitatori del CCR, il Centro Comune di Ricerca di Ispra durante l’open day di sabato 28 maggio.

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Ma è meglio chiamarlo con il suo vero nome, come si conviene all’atmosfera europea che si respira li dentro: il JRC, Joint Research Center comunitario, uno dei sei punti di eccellenza della ricerca europea sparsi per tutta l’Unione: due in Belgio, uno in Germania, uno in Spagna, un altro nei Paesi Bassi e, appunto, quello italiano che si trova proprio in provincia di Varese nel Comune di Ispra.

Quello italiano è il terzo sito della Commissione in ordine di grandezza, dopo Bruxelles e il Lussemburgo, copre un’area di 167 ettari, conta 138 edifici e occupa 1850 persone e una volta all’anno apre le sue porte a tutti per far conoscere le infinite attività di ricerca che ogni giorno vedono occupati scienziati e ricercatori da ogni dove e che costituiscono la punta d’eccellenza della ricerca comunitaria.

Jcr Ispra
Il questore di Varese con il direttore Vladimir Šucha

Il dato che ha salutato la giornata di open day, rivendicato con orgoglio dal direttore di tutti i Jrc europei Vladimir Šucha, è già di per se straordinario: più di 10mila visitatori registrati, 19 scuole con 400 studenti e 81 nazionalità diverse tra i visitatori, con gli italiani in testa seguiti da tedeschi, spagnoli, francesi e inglesi. Un dato incredibile per due motivi, inaspettati e molto importanti.

Il primo perché la giornata era, di fatto, tutta dedicata alla scienza. Tra i “padiglioni” del Jrc erano esposti esperimenti, laboratori per bambini e tra le più serie ricerche scientifiche oggi in discussione in Europa. Argomenti spesso ostici e bistrattati ma che, evidentemente, interessano alla gente molto più di quanto si pensi.

Il secondo, invece, è ancora più importante perché il successo di visitatori del Jrc arriva in uno dei periodi di più bassa popolarità dello spirito europeo nel dibattito pubblico. Eppure, sabato erano tutti lì, in 10mila, per conoscere e visitare quello che potremmo definire la quintessenza dell’Europa: l’aria che si respira dentro al Jrc di Ispra, infatti, è quanto di più vicino allo spirito europeo potremmo immaginare. Un mix di cittadini da ogni angolo della UE che mescolano i propri discorsi in altrettanti idiomi diversi, compreso quello italiano che conta ben 600 occupati tra i sei siti di ricerca. Una bella prova che spiega meglio di tanti talk show come l’Europa susciti ancora un forte interesse nei suoi cittadini.

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Ma cosa si è visto all’interno del centro in questa calda giornata primaverile? Un’elencazione puntuale è davvero impossibile ma molte curiosità possono essere riportate. Innanzitutto si è vista la passione per il proprio lavoro dei ricercatori impegnati all’open day, una passione fatta della concretezza tipica degli scienziati mescolata alla consapevolezza di contribuire a qualcosa di veramente importante. Perché quello che viene studiato e sviluppato dentro al Jrc si tramuta poi nella base scientifica che serve per sviluppare le leggi europee.

Come ad esempio sta avvenendo per l’apparecchio di controllo (tachigrafo smart) che fra tre anni si troverà a bordo di ogni camion che viaggia sulle strade europee, una sorta di “scatola nera” che sarà consultabile in remoto dalle forze di polizia per conoscere a distanza la radiografia di ogni camion: rispetto dei tempi di riposo, rispetto della velocità, infrazioni, merce trasportata e tanto altro ancora.

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Oppure l’hangar dove vengono effettuati i test di resistenza sismica degli edifici, per l’occasione riprodotto anche in piccolo per permettere di testare la resistenza degli edifici in blocchetti di gesso costruiti dai visitatori.

Jcr Ispra

Tantissima curiosità anche per il reattore nucleare che il sito di Ispra ha cominciato a smantellare nel 1999 e continuerà a farlo fino al 2028. E poi per i progetti digitali, tanti sono quelli avviati dalla Comunità Europea, che per l’occasione di sabato erano esemplificati anche attraverso laboratori per bambini che, ad esempio, hanno potuto suonare un pianoforte formato da mele, mandarini e banane.

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Ma i temi che è stato possibile approfondire erano davvero tantissimi: i lettori visivi per il riconoscimento facciale per il controllo di frontiera automatizzato; gli esperimenti sul concetto di economia circolare, vera speranza per un futuro più sostenibile; ricerche su ambiente, trasporti, economia, energia sostenibile, connessioni digitali, smart city e perfino curiosità sulle api che all’interno del centro hanno un loro alveare e producono il miele.

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Insomma, è stata davvero una bella occasione per toccare con mano tante attività che probabilmente conosciamo troppo poco e che, per un giorno, hanno ridato centralità ad un centro di ricerca, certificato tra i 15 più importanti siti del mondo da un’agenzia indipendente, che forse dovremmo imparare ad apprezzare di più.

Pubblicato il 30 Maggio 2016
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