Quantcast

Aldo Bini e Gianni Mazzoleni al Mericianum per non dimenticare

Due testimoni, per ricordare il 27 Gennaio con gli studenti del Liceo Scientifico paritario. Verrà rievocato un pezzo triste della storia sestese

Cosa significa per degli studenti di oggi, nel 2012, la parola "lager"? Perché e cosa ricordare di quel lontano 27 gennaio 1945? A queste domande potranno rispondere venerdì mattina, 27 gennaio,  gli studenti del Liceo scientifico paritario Mericianum di Sesto Celende, con un incontro particolare che permette di scoprire un pezzo di storia di questa cittadina lungo il Ticino. In occasione della Giornata della Memoria infatti Aldo Bino e Gianni Mazzoleni, due testimoni che hanno vissuto in prima persona la violenza nazi-fascista, racconterano la loro storia ai ragazzi. Parole di uomini che non sono lontani dalla realtà di Sesto Calende, anzi, ma vengono "da un altro tempo", da non dimenticare. Aldo Bino, cadrezzatese classe 1920, partecipa alla seconda guerra mondiale nel 27° reggimento d’artiglieria. Dopo l’armistizio l’8 settembre 1943, è deportato dai tedeschi. Destinazione: prima il lager II B di Hammerstein a Czarne in territorio polacco e poi un campo di lavoro presso una fabbrica sul mar Baltico. Il dramma di Bino, però, non si conclude con la sconfitta tedesca del 1945: la sorte di Aldo non cambia, ma dalla prigionia dei nazisti passa a quella dei russi e viene trasferito in Bielorussia; riesce a rientrare in Italia solo nell’autunno del 1945.

Altro nome e altro racconto sarà quello di Gianni Mazzoleni, che rievocherà per gli alunni del Mericianum un pezzo di storia di Sesto Calende, ai tempi della seconda guerra mondiale. Gianni, infatti, ricorderò la triste sorte del fratello Ezio, nei giorni del 18 e 19 giugno 1944. Appartenente alla resistenza sestese, Ezio è arrestato, torturato e condannato a morte dalla X Mas, perché colpevole del possesso di un’arma e di alcuni dattiloscritti che incitano i tedeschi alla resa. A difesa del giovane interviene il parroco di Sesto Calende, don Luigi Madonnini, ma anche questo non può salvare Ezio, che nella notte del 19 giugno viene fucilato. Due esperienze diverse per rievocare una storia locale, che fa parte della Grande Storia e che è un monito ancora oggi.

Pubblicato il 26 Gennaio 2012
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore