A Gavirate la preside risponde agli studenti in sciopero: “Ciascuno faccia la sua parte“
La dirigente Laura Ceresa risponde ai temi mossi nel corso della manifestazione che ha visto sfilare per le vie attorno allo Stein centinaia di ragazzi
«La nostra scuola è sicura e stiamo tutti attraversando un momento delicato, di uscita dalla pandemia dove è necessario non abbassare la guardia. Un momento duro per gli studenti, ma altrettanto impegnativo per i docenti: ciascuno faccia il suo». Laura Ceresa, milanese, classe 1963 ha lunedì mattina guardato dalla finestra della scuola che dirige gli studenti che hanno scioperato (nella foto sopra): sono le medie superiori Stein di Gavirate che ospita corsi di studi riassumibili in Scientifico, Linguistico, Ragioneria e Geometri, Scientifico sportivo e dall’anno prossimo liceo di Scienze applicate.
Il plesso scolastico ospita oltre 1500 studenti che ogni mattina scendono dal treno, risalgono la via dei Gelsomini ed entrano in classe, un posto dove secondo le rimostranze vorrebbero rimanere un po’ di meno. Primo punto: le ricreazioni: i ragazzi vogliono farle nei corridoi per tornare a quel senso di socialità che le regole del covid ha loro tolto.
«Ma il covid c’è ancora, e questo tema, come quello delle “macchinette” (distributori di cibo e caffè che i ragazzi così chiamano sintetizzando nda) è stato affrontato: Ats dice che i nostri corridoi non hanno finestre, quindi far uscire tutti all’intervallo è un problema: meglio – più sicuro – rimanere in classe, e con le finestre aperte. Lo stesso per i distributori: non bisogna fare assembramenti».
La preside informa poi che da lunedì scorso tutte le classi la ricreazione, a turno, la fanno in cortile: «Certo non è facile, perché ogni volta devono muoversi centinaia di ragazzi, ma abbiamo scelto questa opzione, che non tutte le scuole hanno la fortuna di avere, proprio per dare la possibilità di stare all’aperto».
Studenti in piazza a Gavirate: “Fateci andare in gita: rivogliamo la nostra normalità”
Fra le questioni sollevate dai ragazzi, anche la faccenda della carta igienica: «Noni ce n’è a scuola, dobbiamo portarcela da casa», hanno detto gli studenti in manifestazione. Su questo la dottoressa Ceresa chiarisce: «La carta igienica viene consegnata di volta in volta perché sono avvenuti spiacevolissimi episodi di allagamento dei bagni, così come della palestra. Una situazione assurda che ci impone di comportarci in questo modo».
Poi la questione delle gite scolastiche: perché non farle? «Le visite di istruzione non erano state organizzate all’inizio dell’anno, qualcuno ha fatto visite sul territorio. Adesso abbiamo dato autorizzazione alle quinte classi visto che sono all’ultimo anno. Andranno all’estero dei piccoli gruppi con progetto Erasmus. Non abbiamo dato via libera a tutti perché c’è un problema procedurale e assicurativo, mentre stiamo organizzando le settimane studio di settembre in Spagna, Irlanda, Germania, Francia».
Ma alla fine della giornata, che idea si è fatta la dirigente dello sciopero di lunedì mattina? «Potevamo organizzare una marcia da qui al lago, una marcia per la pace: potevamo trovare una attività per fotografare la situazione attuale che stiamo vivendo. Anche noi docenti abbiamo vissuto due anni pesantissimi e faticosissimi, ma sul nostro quaderno degli appunti ci sono appuntamenti quotidiani con ragazzi e famiglie che stanno affrontando i problemi del post covid. È il momento che ciascuno faccia la sua parte. Dalla nostra c’è sempre stata e sempre ci sarà la voglia di confrontarci in maniera diretta ma senza esagerazioni e parole fuori luogo che spesso, negli slogan scanditi dai ragazzi, non corrispondono alla realtà».
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