Sestese: cent’anni di gol in riva al Ticino
L'11 novembre 1913 a Sesto Calende si cominciò a correre dietro a un pallone. Una storia esemplare e un'eredità che da trent'anni è passata al carismatico presidente Brovelli e ai suoi collaboratori
Il 2013 non sarà un anno come gli altri per la Sestese, che il prossimo 11 novembre festeggerà i 100 anni di vita e di sport. Un traguardo prestigioso per una squadra che ha fatto la storia del calcio nella nostra provincia e che continua ad essere un punto di riferimento, soprattutto per la crescita dei giovani giocatori. La società ticinese conta a oggi oltre 300 iscritti nelle formazioni giovanili, diretti da un presidente appassionato come Alberto Brovelli (nella foto), dirigente da oltre 30 anni, presidente da ben 27.
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«Da molti anni faccio parte di questa società e leggendo la storia del club posso solo dire che per me è un onore esserne il presidente. Ricordo che trent’anni fa accompagnavo mio figlio agli allenamenti e mi chiesero se avevo voglia di impegnarmi per traghettare la Sestese, allora in un momento poco felice, per alcuni mesi. Dissi di sì e da allora questo è diventato il mio mondo. Alla guida della società mi sono tolto qualche soddisfazione e ho passato qualche grattacapo, ma preferisco ricordare i momenti di gioia. Devo dire che tutte le persone che mi sono state vicine e mi hanno accompagnato in questa avventura sono state molto importanti per me e per tenere in piedi questa "grande baracca" cha tanto amiamo».
Qual è il suo ricordo migliore di questi anni?
«Abbiamo passato tanti begli attimi in passato. Credo che il giorno in cui abbiamo ottenuto la promozione in serie D (nella foto sotto la formazione che partecipò a quel torneo) sia stato l’apice della felicità per me e per tutti i miei collaboratori. Il nostro segreto è sempre stato quello di non mirare troppo in alto, muovendoci sempre in base alle nostre capacità e quel momento in particolare è stato davvero il massimo».
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Ci racconti invece quali sono i giocatori che hanno vestito la maglia biancazzurra per i quali nutre maggiore affetto.
«Ci sono stati tanti ragazzi che qui hanno lasciato bellissimi ricordi; molti hanno fatto una bella carriera, ma ancora adesso sono in contatto con loro e ci sentiamo, soprattutto nelle feste. Miguel Magnoni è stato uno di quelli; a Sesto ha forse passato alcuni dei suoi anni migliori e ha lasciato il segno anche come persona. Così su due piedi mi vengono in mente anche il portiere Pansera, Lorenzi, Cancellotti, che venne qui da ragazzino e ha giocato fino a qualche settimana fa in serie B (passato pochi giorni fa dalla Pro Vercelli al Gubbio, in Prima Divisione, ndr). Sicuramente ho scordato qualcuno, ma assicuro che ogni ragazzo passato da Sesto Calende ha lasciato qualcosa a questa società».
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«Abbiamo un calendario fitto che stiamo studiando da tempo e altri appuntamenti che ancora stiamo programmando. Faremo una maglia celebrativa con un logo che riprenda i cento anni di storia: sarà indossata da tutte le nostre squadre giovanili. Inoltre ci saranno una mostra fotografica e un libro in collaborazione con la Pro Loco, oltre a un album di figurine per i nostri giovani con tutti i tesserati. Abbiamo organizzato qualche serata in piazza per festeggiare insieme alla gente di Sesto e il 13 novembre faremo una grande festa a “La Marna”. E poi il nostro torneo giovanile di calcio in programma a maggio sarà in grande stile: inviteremo tante squadre professionistiche per poter festeggiare anche con loro e con tanti ospiti illustri che verranno a trovarci».
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«Dopo qualche problema iniziale, ora la squadra sta giocando bene e siamo riusciti a raggiungere il terzo posto. Anche la scorsa stagione abbiamo disputato i playoff ma ci è andata male; ci riproveremo pure in questo campionato, ma senza farci illusioni. Il grande pregio di questa società è sempre stato l’aver tenuto i piedi per terra: non abbiamo l’esigenza di vincere, ma il dovere di fare bene. Abbiamo sempre scelto i nostri giocatori anche in base alle qualità morali e questo aspetto ci ha permesso di avere sempre un gruppo unito di ragazzi prima che una formazione di calcio. Se a giugno dovessimo salire bene, altrimenti amen. Io rimarrò al mio posto in ogni caso, con i miei collaboratori a fianco e cercheremo di continuare a fare il meglio per la società».
E nel futuro della Sestese cosa c’è?
«Sono orgoglioso di dire che il punto di forza della nostra società è il settore giovanile, che da anni lavora al meglio sformando dei bravi ragazzi e dei buoni calciatori. È quello il nostro futuro e anche per questo ci teniamo ad investire nei giovani e fare tutto il possibile nelle nostre capacità per far crescere un movimento che conta più di 300 tesserati».
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