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La passione “rosa” sulle strade del Varesotto

Tanta gente, colore, divertimento in una mattinata di ciclismo. Tutte le foto e i video di una giornata tutta rosa

Giro 2015 - La corsa

Chi vuole dare sfumature poetiche allo sport, descrive il Giro d’Italia come la “festa di maggio”. E non ha per nulla torto. La Varese laboriosa, seriosa, un po’ chiusa, a tratti lamentosa ha riscoperto, in questo fine di maggio 2015, quant’è bello stringersi attorno a un evento sportivo capace di abbracciare e unificare l’Italia intera.

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Vero, qualcuno avrà trovato una strada chiusa, avrà dovuto allungare un percorso, avrà perso un quarto d’ora prezioso per il proprio mestiere. Ma in migliaia hanno saputo cogliere una volta di più la gioia, la bellezza, l’amicizia che accompagna una manifestazione come il Giro. Un clima frizzante e gradevole (in una splendida giornata di sole), toccato con mano anche dai nostri giornalisti-inviati che hanno alimentato la diretta di VareseNews da Porto Ceresio, da Induno, da Azzate, da Cazzago, da Sesto Calende oltre naturalmente dal centro della Città Giardino. In ogni punto, a ogni curva, abbiamo trovato tanti volti sorridenti, ansiosi di applaudire i corridori o anche solo di salutare la carovana pubblicitaria che precede la corsa. Un rito collettivo che si trasmette di generazione in generazione: in tanti hanno visto per la prima volta il Giro e il grande ciclismo insieme al papà o al nonno o agli amici, e oggi hanno accompagnato a propria volta i propri figli sulle strade.
Magari ricordando quella cavalcata verso il Sacro Monte di Gianni Bugno, o la battaglia sul Mottarone di 23 anni fa, vinta da Chioccioli con Indurain in rosa proprio sul lungolago di Pallanza, esattamente come oggi.

Varese quindi, anche adesso, si è confermata terra di grande ciclismo e non poteva essere diversamente. Porto Ceresio ha potuto sentire un brivido al passaggio di Luca Chirico, il più classico degli enfant du pays; i tifosi di Eugenio Alafaci – non si passava dalla “sua Carnago – hanno sfilato nel capoluogo; quelli di Ivan Basso sono talmente tanti che sbucavano dappertutto. Corridori, quelli di oggi, che raccolgono un testimone tenuto tra le mani, per primo, da Luigi Ganna, il “Luisòn” di Induno che nel 1909 – pioniere tra i pionieri – vinse la prima edizione del Giro e la celebrò con un celeberrimo commento “tecnico” all’arrivo di Milano: «Me brüsa ‘l cü». E oggi, a oltre un secolo da quel trionfo primitivo, proprio la sua Induno ha offerto la cornice più bella: fontana rosa, municipio rosa, bambini schierati per fare il tifo. Il ciclismo avrà – ha – anche tanti problemi, ma quando ci si mette di impegno fa ancora venire i brividi.

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it
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Pubblicato il 28 Maggio 2015
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