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Andrea Micheletti conferma Varese nel “doppio leggero”

Da quando i pesi leggeri disputano le Olimpiadi, l'Italia schiera un atleta nostrano. «Non faccio pronostici, voglio tornare soddisfatto»

andrea micheletti canottaggio

Con il ritiro di Elia Luini e la mancata qualificazione (per un soffio) di Pierpaolo Frattini, non si è comunque esaurita la grande tradizione varesotta nel canottaggio a tinte olimpiche. Se Sara Bertolasi (QUI l’intervista) ha confermato la sua presenza a cinque cerchi dopo l’esordio a Londra 2012, il settore maschile presenta a Rio per la prima volta Andrea Micheletti.

Il peso leggero di Ispra, 25 anni compiuti a giugno, continua una tradizione che ha dell’incredibile: da quando alle Olimpiadi si disputa il doppio pesi leggeri, sulla barca azzurra è sempre presente un atleta di casa nostra. Ad Atlanta ’96 toccò al gaviratese Marco Audisio (8°), nel 2000 sbocciò il talento di Elia Luini (argento a Sidney e presente anche ad Atene, Pechino e Londra), ora è il momento di Micheletti che sarà in coppia con Marcello Miani.

Andrea, la “formazione” del doppio dell’Italia è decisamente recente. Lei e Miani avete avuto abbastanza tempo per prepararvi?
«Credo di sì. È vero che remiamo insieme soltanto da fine maggio, però il feeling non dipende soltanto da questo ma è legato fortemente a come ci relazioniamo tra di noi. Io e Marcello ci conosciamo da molto tempo, lavoriamo da anni insieme nei raduni della nazionale e già in passato ci è capitato di allenarci e remare sulla stessa barca. A Rio arriveremo preparati».

A proposito di preparazione, a metà aprile l’influenza le ha impedito di gareggiare in Coppa del Mondo a Varese. In quel momento ha temuto di farsi scappare anche l’Olimpiade?
«No: per fortuna i Giochi erano ancora lontani e l’assenza da quella tappa di Coppa non ha causato problemi in questo senso. Però il dispiacere è stato grande: c’era una regata importantissima sul lago dove ho iniziato a remare, e dove tutt’ora mi alleno quando non sono in raduno collegiale. Era l’occasione che parenti e amici aspettavano per potermi tifare, invece mi è venuto un febbrone da cavallo, tra il 39 e i 40, che mi ha costretto alla rinuncia».

SPECIALE RIO 2016Le Olimpiadi su VareseNews

Lei rema sul lago di Varese ma viene dal Maggiore.
«Sì, sono nato a Gallarate ma vivo a Ispra ed è proprio lì che ho iniziato con questo sport. Facevo karate, poi con la scuola media visitammo la sede della Canottieri e mi piacque subito. Mettiamoci anche il papà che aveva fatto qualche anno di canottaggio e così è arrivato il momento di salire in barca». [546784] Micheletti, a sinistra, e Miani sul doppio leggero azzurro

Poi il passaggio a Gavirate, dove lei si è rivelato e ora quello alle Fiamme Oro. Che differenza c’è a livello di impegno tra un gruppo sportivo come il suo e una società come quella rossoblu?
«Per quanto mi riguarda il passaggio alle Fiamme Oro è conciso con un cambiamento di mentalità. A Gavirate il canottaggio era ancora un divertimento, seppure di alto profilo, ora è diventato un lavoro a tutto tondo anche se ovviamente resta uno sport che mi affascina e che mi piace. Con le Fiamme Oro sono aumentati gli obblighi, si lavora in maniera più sistematica e anche a livello di allenamento fisico c’è qualche differenza».

I casi legati al doping che hanno coinvolto Abbagnale e Mornati hanno lasciato qualche segno all’interno del vostro ritiro?
«Più che altro, hanno portato ulteriore attenzione a queste tematiche: il richiamo a ciò è continuo ma va anche detto che a Piediluco (il centro federale dove la nazionale è in ritiro permanente ndr) il controllo è costante. Posso dire che almeno una volta a settimana arrivano gli ispettori. Tutto ciò fa parte di quell’aspetto professionale di cui parlavo prima».

“Andiamo a Rio”. Con quali speranze?
«Pronostici non ne facciamo. Posso solo dire che sarà una competizione molto dura con tanti equipaggi che ambiscono alla finale. L’importante è che alla fine saremo soddisfatti per il nostro impegno: di più non dico».

Come vive, invece, l’avvicinamento da esordiente ai Giochi?
«Tutti quelli che ci sono già andati mi dicono che le Olimpiadi sono una cosa molto diversa rispetto ai Mondiali o alla Coppa del Mondo. È una gara e un mondo a se stante… e quindi non so bene cosa aspettarmi. Penso positivo e basta, cercherò anche di divertirmi anche se probabilmente non avrò il tempo per vedere altre gare o per vivere il villaggio dopo i miei impegni. In teoria ripartiremo poco dopo le nostre regate».

Ci sono sport che avrebbe voluto seguire da vicino?
«Mi piace molto il nuoto, non sarebbe stato male vedere le gare dal vivo. Anche se la mia passione per questo sport si ferma qui: non mi è mai venuto lo stimolo di provare a gareggiare in piscina».

Chiudiamo con qualche curiosità relativa alla sua disciplina, il canottaggio “pesi leggeri”. Rientrare nel limite di peso per lei è un problema? È costretto a rinunce particolari?
«Con il passare degli anni, rientrare nei limiti è stato più semplice perché con l’esperienza ho imparato a gestirmi meglio. Per quanto mi riguarda non è una cosa particolarmente difficile, sono diventato perfezionista e mi controllo quotidianamente. Vale anche per le rinunce: amo i dolci ma so che devo fare qualche sacrificio soprattutto avvicinandomi alle gare. Però, una volta terminato l’impegno, so che posso regalarmi qualche libertà. E a quel punto il gusto è ancora migliore».

ANDREA MICHELETTI
Nato: a Busto Arsizio il 22/06/1991
Società attuale: Fiamme Oro
Federazione:
 canottaggio
Disciplina: doppio pesi leggeri
Partecipazioni olimpiche: nessuna

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Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it
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Pubblicato il 25 Luglio 2016
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