I Martusciello “Fratelli di un gol minore”: uno a Empoli, uno a Brebbia
Pasquale, allenatore del Brebbia, è fratello minore di Giovanni, tecnico dei toscani in serie A. E confessa: «Mi ha passato qualche schema»
La nostra storia di “Figli di un gol minore” questa volta parte da Ischia, la bellissima isola campana che ha dato i natali e i primi calci al pallone ai fratelli Martusciello. Giovanni, classe 1971, ora è l’allenatore dell’Empoli in Serie A; Pasquale, classe 1973, è invece il tecnico del Brebbia, squadra con la quale ha ottenuto la promozione dalla Prima Categoria lo scorso anno e quest’anno affronta il torneo di Promozione.
Il nostro protagonista (visto che trattiamo del “pallone nascosto”) non può che essere Pasquale, che ci ha raccontato i suoi inizi, da calciatore ad allenatore: «Sono cresciuto nell’Ischia, esordendo in Serie C a 17 anni. Dopo qualche prestito sono tornato un po’ più maturo, ma se il primo anno è andato bene, il secondo meno, con qualche infortunio e un allenatore che non mi vedeva troppo. Ho lasciato Ischia per Poggibonsi e poi sono arrivato alla Solbiatese, stabilendomi in provincia, a Besozzo. Dopo aver chiuso la carriera da calciatore, ho iniziato quella di mister a Ispra, poi c’è stata una parentesi poco positiva ad Angera e infine l’approdo a Brebbia, nel 2015, con la vittoria del campionato».
Ci parli un po’ della promozione della passata stagione.
«Il gruppo ha fatto la differenza: i ragazzi avevano tanta voglia di venire ad allenamento e impegnarsi. Se ci si presenta al campo in settimana con questo spirito, divertendosi, non possono che arrivare risultati positivi».
Quest’anno invece un inizio sottotono.
«È vero, abbiamo perso le prime due partite, ma non abbiamo demeritato. Le prestazioni sono state all’altezza però abbiamo sprecato tante occasioni dopo avere costruito molto. Speriamo che da domenica la ruota giri in maniera positiva».
Da quest’anno invece suo fratello Giovanni è un allenatore di Serie A. Cosa ne pensa?
«È sicuramente una bella responsabilità. In Promozione c’è già tanto stress, non voglio pensare quel che può accadere in Serie A. Ai nostri livelli hai l’impegno degli allenamenti, nella massima categoria invece devi pensare alla tua squadra tutto il giorno e la pressione è al mille per mille. Spero che Giovanni faccia bene, è molto preparato, ha avuto dei grandi maestri sia da giocatore, sia da assistente: da loro ha imparato molto».
Quali caratteristiche vi accomunano nel ruolo di mister?
«Abbiamo tanta grinta e cerchiamo di trasmetterla ai nostri giocatori, tanto in partita quanto in allenamento».
E da fratelli, invece, avete caratteri simili?
«Sì, siamo molto socievoli, anche se lui lo è un po’ più di me».
Vi scambiate consigli?
«Ovviamente è lui che aiuta me, io non mi permetto. Riguardo agli allenamenti mi ha passato diversi schemi per le palle da fermo, ma non ho ancora avuto il tempo di metterle in pratica. A lui ho solo detto “in bocca al lupo”, di più non posso».
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