Mai più invisibili, dal prossimo anno nuovo contratto per i lavoratori dello sport
Lo sport è un settore che in Italia vale 50 miliardi di euro e impiega circa 500 mila persone, 5000 in provincia di Varese. Pellizzaro (Slc Cgil): "Sono lavoratori senza contratto e senza diritti"
Lavorano nei centri sportivi, nelle palestre, nelle piscine, sulle piste da sci e sui campi di basket e da tennis. Lavorano di sabato e di domenica, con orari difficilmente conciliabili con il ritmo della vita privata e pure malpagati.
In provincia di Varese i lavoratori dello sport sono un vero e proprio esercito. Secondo il sindacato Slc Cgil, sono circa cinquemila, di cui almeno quattrocento sono allenatori di basket, numero che supera ampiamente quello di tutta la regione Sicilia, tanto per avere un’idea delle dimensioni del fenomeno.
IL COVID HA FATTO EMERGERE L’INVISIBILE
I lavoratori dello sport, insieme a quelli dello spettacolo, hanno pagato e continuano a pagare un prezzo molto alto a causa del Covid. «La pandemia – spiega Luciano Pellizzaro, segretario provinciale Slc Cgil – ha fatto emergere una situazione non più sostenibile economicamente e socialmente, accelerando un’evoluzione legislativa per un inquadramento contrattuale che rispondesse alle reali esigenze di questi lavoratori. Dal primo gennaio del prossimo anno tutto cambierà perché il governo ha approvato la riforma del settore e c’è già una legge delega pronta che ora va riempita di contenuti».
da sinistra: Luciano Pellizzaro e Francesco VazzanaETERNI AMATORI
Fino ad oggi la gran parte di questi lavoratori venivano inquadrati come collaboratori sportivi, amatori e volontari, quasi mai come professionisti, condizione riservata a meno del 10% degli operatori, anche quando si trattava della loro principale attività lavorativa. «La loro condizione è peggiore anche rispetto a quella dei famosi Cococo (collaboratori coordinati continuativi, ndr) – aggiunge Francesco Vazzana sindacalista Slc Cgil -. Gli unici contrattualizzati nelle palestre e nei centri sportivi sono quelli che fanno attività amministrativa. I lavoratori dello sport sono stati sempre inquadrati come amatori e quindi fatti rientrare nella no tax area fino a diecimila euro di compensi. Parliamo di uomini e donne a cui non viene riconosciuta la previdenza, l’assistenza e la maternità».
UN SETTORE CHE VALE 50 MILIARDI DI EURO
Riconoscere lo status giuridico di lavoratore dello sport per quelli che svolgono questa attività come lavoro principale, è quindi il primo passo per ristabilire una maggiore equità in un settore che in Italia vale circa 50 miliardi di euro (Fonte Quadrante Futuro) e impiega oltre 500mila persone.
La categoria di “amatori” nella nuova legge non sarà eliminata ma rimarrà per quelli che svolgono un altro lavoro come attività principale. «Stiamo parlando di numeri considerevoli – conclude Luciano Pellizzaro – perché in una palestra lavorano dai quattro ai 15 istruttori a seconda delle dimensioni, in una piscina ce ne sono mediamente 6 che si alternano su più turni. Insomma, sono tanti e non sempre facili da intercettare e organizzare. Per quanto riguarda la provincia di Varese la prima cosa che faremo è una mappatura del settore e avviare un dialogo concreto con gli enti di promozione sportiva, la delegazione del Coni, le varie società sportive e i gestori di piscine, palestre e campi da tennis. Da qui non si torna indietro».
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