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Il portiere d’emergenza

David di mestiere guida la "Zamboni" a Toronto. Sulla carta è l'emergency goaltender dei Carolina Hurricanes, un ruolo praticamente simbolico. Fino a quel giorno di febbraio del 2020

alla balaustra portiere d'emergenza

(d. f.) Quinto episodio della seconda stagione della rubrica di Marco Giannatiempo, curata dalla redazione sportiva di V2 Media/ VareseNews e dedicata alla cultura dell’hockey su ghiaccio. Nelle righe di questa puntata scopriamo che in NHL anche un anonimo addetto alla “Zamboni” può diventare eroe per una notte, almeno se ricopre un ruolo particolare.
“Alla balaustra” ha cadenza quindicinale e viene pubblicata il primo e terzo (ed eventualmente quinto) lunedì pomeriggio di ogni mese. Gli otto racconti della prima stagione e i primi tre della seconda sono disponibili in calce all’articolo.

Di Frank Zamboni vi abbiamo già parlato in un’altra puntata di “Alla Balaustra”. Il buon Frank, l’imprenditore di origini italiane, merita una citazione anche questa volta: senza la sua invenzione più famosa, il macchinario per lisciare velocemente il ghiaccio, questa storia non sarebbe mai accaduta. Il protagonista si chiama David Ayres che di mestiere infatti guida proprio una “Zamboni”: la sua ha livree bianche e blu perché è quella utilizzata sulla pista di allenamento dei Toronto Maple Leafs.

Ma David fa anche un’altra cosa, che quasi nessuno ricorda: lui è un portiere di emergenza per i Carolina Hurricanes. Il portiere di emergenza (EBUG: emergency back-up goaltender) è una figura obbligatoria nella NHL, non viene inserito nel roster delle squadre ma in tribuna ci deve essere. E poco importa se dal 1917, anno di fondazione della lega professionistica americana, non sono mai stati impiegati. David ha naturalmente un passato come portiere (ha giocato in AHL ma solo poche partite), però si allena spesso con i giocatori “veri” quando c’è da dare respiro ai portieri titolari oppure in alcune partitelle post allenamento. Non è un professionista insomma, ma poco importa tanto si tratta di una figura puramente simbolica. C’è naturalmente anche un contratto, che prevede il pagamento della trasferta – lui non viaggia con la squadra – e una cena offerta a fine partita.

La sera del 20 febbraio del 2020 David è con la sua fidanzata in tribuna alla Scotiabank Arena, dove i Toronto Maple Leafs ospitano i Carolina Hurricanes per i quali appunto fa il portiere d’emergenza. Sorseggia una Bud e consuma un hot-dog, forse il peggiore della sua vita: se ne è pentito subito, al primo morso, si è dato dello stupido perché il poutine che aveva adocchiato sembrava non essere affatto male. Ancora un sorso di birra che però gli va quasi per traverso perché James Reimer, portiere titolare degli Hurricanes quella sera, si infortuna. Un suo terzino caricato da un avversario davanti alla porta frana sul flessore sinistro del portiere che deve lasciare il ghiaccio.

Lo sostituisce Petr Mrazek, ma la procedura vuole che David si metta a disposizione della squadra, andandosi a sedere in panchina. Finisce la sua Bud, lascia da parte il pessimo hot-dog e scende negli spogliatoi. Non ha con sé l’attrezzatura, e mentre indossa protezioni e gambali di Reimer, l’attrezzista produce una maglia con il numero 90 e il suo cognome stampato sulle spalle. Dopo mezz’ora David è in panchina. Emozione fortissima pensa, fa segno alla fidanzata di scattare qualche foto: quando mai gli ricapiterà una occasione simile? Quello che non sa è che il destino ha architettato qualcosa di più complesso per lui quella sera. La sua squadra è in vantaggio in una partita che sembra essere già segnata, ma quando mancano 8’41” alla fine del secondo periodo, sul risultato di 3-1 per gli Hurricanes, l’ala di Toronto Kyle Clifford si invola in contropiede verso la porta di Mrazek che decide di uscire dai pali. I due si scontrano in maniera violenta, con il portiere che ha la peggio, perde la maschera e rimane sul ghiaccio tramortito; quando prova a sollevarsi non ce la fa e la sua partita finisce lì.

Tocca proprio a lui, a David Ayres, l’uomo della Zamboni, che nel breve tempo concesso dagli arbitri per il riscaldamento pensa ancora a quel terribile hot-dog. Si riprende a giocare, con gli Hurricanes che reagiscono immediatamente visto che serve chiudere prima possibile la partita, segnando in effetti il gol del momentaneo 4-1.  Toronto però non ci sta e inizia a produrre un gioco molto essenziale ma efficace, adottando uno schema semplice: appena si arriva in prossimità della porta si tira, tanto c’è in porta l’uomo della Zamboni. In effetti la manovra dà ragione alle foglie d’acero, e su due tiri messi nello specchio della porta Toronto segna due gol. Ayres scuote il capo guardando il tabellone, 4 a 3. I padroni di casa prendono coraggio, producendo azioni molto pericolose e sfruttando il riassetto difensivo di Carolina che ora tende a chiudersi in difesa.

Pierre Engvall ha due ottime occasioni per portare lo score sul pari, ma stavolta Ayres si supera compiendo due interventi spettacolari, prima con la pinza e poi con il bastone, per poi ripetersi togliendo il disco dall’incrocio qualche minuto dopo. Carolina che aveva giocato piuttosto coperta suona allora la carica, infilando un uno-due che stende Toronto. Finisce 6-3 per gli Uragani una delle partite più surreali della storia della NHL che ha eletto il nostro David come il portiere più anziano (42 anni) ad aver vinto al suo debutto nella stagione regolare della NHL.

Tra le molte emozioni di quella sera David Ayres ha un ricordo particolare, le urla di incitamento dagli spalti a ogni sua parata, con un dettaglio non da poco: a sostenerlo infatti c’erano anche i supporters di Toronto. Perché in una favola, tutti parteggiano per il protagonista.

ALLA BALAUSTRA: PUNTATE PRECEDENTI

12. Non è mai troppo tardi
11. Zamboni, il genio del ghiaccio
10. Senza maschera e senza paura
9. La Kraut Line va alla guerra
Prima stagione – Tutti gli articoli

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Pubblicato il 16 Dicembre 2024
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