Cinque “cantattori” per un “Oblivion Show”
L'appuntamento è al Teatro Sociale, martedì 12 aprile, alle 21 per la regia di Gioele Dix
Al Teatro Sociale di Luino, martedì 12 aprile, alle 21 si terrà lo spettacolo Oblivion Show per la regia di Gioele Dix. Cinque "cantattori", bolognesi d’adozione, che costruisono, sotto la divertita ma rigorosa guida di Gioele Dix, uno spettacolo che coinvolge il pubblico e lo travolge con la velocità delle gag, con l’arguzia delle citazioni e dei riferimenti musicali e letterari, con la sensazionale tecnica vocale e precisione scenica di una compagnia che è cresciuta a pane e musical.
Gli Oblivion utilizzano almeno un secolo di materiale musicale italiano servendosi delle canzoni come di un alfabeto privato, per montare, intrecciare, deformare, riciclare in modo da costruire uno scintillante palinsesto canoro, al tempo stesso omaggio ai grandi e sberleffo ai meno grandi, in cui si raggiunge un miracoloso equilibrio tra citazione e creatività, tra umorismo e commozione.
Il senso del tempo, non solo musicale, entra nella natura stessa di questo show, permettendo le esilaranti connessioni musicali degli Esercizi di Stile dove vengono creati per la prima volta legami tra il Papa e Zucchero Fornaciari, Eros Ramazzotti e i Tenores di Bitti, Marco Masini e il Quartetto Cetra…
Il tempo è anche quello della velocità richiesta da Internet, ed ecco l’applauditissima sintesi dei Promessi Sposi in 10 minuti ( oltre 730.000 visualizzazioni su You Tube…) un perfetto micro-musical dove Renzo, Lucia,e tutti i personaggi manzoniani prendono vita sulle note dei Beatles, di Umberto Tozzi, Mina, Marco Masini, Modugno, Vecchioni e Morandi, Vasco Rossi e Ivan Graziani, Baglioni e Ornella Vanoni ( per citarne solo alcuni). E non parliamo poi delle tragedie di Shakespeare riassunte in 8 minuti… in un surreale contesto da “Porta a Porta” che ci racconta molto di più sull’Italia di oggi di quanto non faccia sulla Danimarca di Amleto…
Il tempo è infine quello dell’orologio della Stazione di Bologna, “…sempre fermo sulle 10 e 25…”, un pezzo che strappa sempre un lungo applauso commosso, non solo dalle platee emiliane, a dimostrazione del fatto che il loro nome, Oblivion – il dimenticare – ha un significato quantomeno ironico… Il lavoro artistico degli Oblivion è anche questo: insegnare a non dimenticare.
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