Alla Rocca arrivano le regine. Di porcellana
Il 30 luglio sarà un vero e proprio insediamento: la Regina d'Inghilterra Vittoria, l'Imperatrice di Francia Eugenia di Montijio, la giovane Elisabetta II, la Queen Mother Elisabetta. In tutto 5000 bambole regali
Per l’evento non sono stati spediti cartoncini stemmati, non sono stati previsti squilli di tromba, eppure quello che alla Rocca di Angera avverrà il 30 luglio sarà un vero e proprio insediamento. L’insediamento delle Loro Maestà: la Regina d’Inghilterra Vittoria, l’Imperatrice di Francia Eugenia di Montijio, la giovane Elisabetta II, la Queen Mother Elisabetta.
Maestà alte alcune decine di decimetri, la cui bellezza è destinata a non conoscere caducità, altere e elegantissime nei loro abiti di gala.
A festeggiare il loro arrivo saranno in almeno cinquemila: tante sono infatti le bambole, i giocattoli, gli automi che hanno casa nella medioevale Rocca Borromeo, sul Lago Maggiore, protagonisti del più importante Museo della Bambola e del Giocattolo dell’intero Vecchio Continente.
Le Bambole Regali sono infatti ospiti del primo Museo italiano dedicato alle bambole e ai giochi, fondato nel 1988, e che da allora si è costantemente arricchito con acquisti e donazioni, moltissime anche dall’estero.
A raccontarci la storia di queste nuove regali ospiti del Museo è Marco Tosa, coordinatore dell’istituzione. "Sono bambole create da mani di artigiani esperti, veri e propri artisti e ritrattisti, da ditte specializzate francesi e tedesche, in pochi esemplari, e, per alcuni casi, in esemplari unici. Erano destinate alle piccole eredi dell’alta società, per abituare le future protagoniste della vita aristocratica ad avere consuetudine con le loro Regine, prefigurandosi magari ruoli da damigelle e perché no, da principesse. In fondo nulla di diverso da tutte le altre bambole, creature ideate e realizzate un po’ per far sognare i bambini un po’ per educarli. La loro funzione didattica, verso il pubblico infantile, univa la funzione celebrativa a quella estetica e di modello, perfettamente incarnate dalla "Regina"; la più alta carica politica e morale delle rispettive nazioni d’appartenenza".
Tra queste bambole Regali entrate in Rocca, per qualità, rarità e bellezza spicca la "Regina Vittoria", un capolavoro di manifattura inglese: testa, spalle, avambracci e gambe sono stati modellati in cera, gli occhi intensamente azzurri sono in vetro, le orecchie forate sono pronte ad accogliere orecchini d’oro, i capelli castano-chiari sono veri e risultano fissati, uno ad uno, nella cera mentre il corpo è in tela di cotone, imbottito. La bambola, vero e proprio ritratto del personaggio, raffigura la Regina Vittoria con l’abito dell’incoronazione. Forse attribuibile alla manifattura dei Pierotti, famosi artigiani di origine italiana che produssero bellissime pupe in cera nell’Inghilterra vittoriana, rappresenta fedelmente la sovrana con la ricca veste cerimoniale completa di corona, gioielli, insegne e manto di velluto bordato d’ermellino. Il tutto è completamente originale. Un pezzo che farebbe impazzire qualsiasi collezionista ma che ha anche un enorme valore storico.
Accanto a lei, come antagonista non solo storica, la bambola ritratto dell’Imperatrice Eugenia, testa e spalle di biscuit "pario", creata in Germania negli anni sessanta dell’Ottocento.
Spesso le donne celebri erano prese come modelli, oltre che nella vita reale, anche per realizzare teste di bambole, in questo caso si tratta della celebrata bellezza di Eugenia di Montijio, moglie dell’imperatore di Francia Napoleone III. La raffinata testa ha i lineamenti e l’elaborata acconciatura finemente modellati e accuratamente dipinti. La sciarpa annodata tra i capelli è rifinita con vernice iridescente rosa acceso, la piuma di struzzo sul lato mostra tracce residue di colore azzurro, i capelli biondi sono trattenuti sulla nuca da una reticella dipinta in verde pallido. Indossa ancora l’abito originale in due pezzi, corpetto aderente e gonna ampia, in damasco di seta operato a motivi floreali. Il termine di biscuit "pario" ben si adatta a questa tipologia di teste, talmente pallide da sembrare realizzate con il celebre marmo greco.
Anche Elisabetta II siede sul suo trono ad Angera. La bambola con la sua effige, la tramanda ancor giovane principessa, le fattezze infantili, molto prima della sua incoronazione sul trono d’Inghilterra. È’ di un realismo impressionante, vero e proprio ritratto, la popolarissima Queen Mother, Elisabetta I, con una delle sue celebrate toilette da sera, celeste pallido, adorna di brillanti e diadema come si confaceva al suo ruolo.
Il Museo della Bambola è allestito nella storica Rocca Borromeo di Angera, costruita probabilmente sul sito di un’antica fortificazione romana. Degli oltre cinquemila esemplari qui raccolti, quelli esposti sono circa 1500 e documentano l’arte della bambola dal Settecento ad oggi. Sono realizzati nei materiali della tradizione antica: legno, cera, cartapesta, porcellana, biscuit, composizione, tessuto. Ciascuna bambola è riccamente abbigliata, spesso munita di corredi in miniatura. Con le bambole, il Museo accoglie molti giocattoli di vario tipo, accessori domestici, rari modelli di mobili, case di bambola completamente arredate, negozi in miniatura, giochi di società e didattici, libri, riviste, fotografie, raccolte di ex-libris a soggetto infantile, figurine; il tutto sempre assolutamente attinente al mondo dei piccoli. L’esposizione si sviluppa attraverso dodici sale collocate nell’Ala Borromea e nell’"Oratorio"; a queste sono state affiancate sezioni monotematiche separate: una dedicata alle bambole e giocattoli provenienti da culture extraeuropee nelle "scuderie", l’altra, nelle tre sale al primo piano, ospita la collezione del Petit Musée du Costume di Tours, raccolta da Gisele Peschè, consistente in una straordinaria collezione di automi francesi e tedeschi, vere meraviglie animate, prodotti durante l’Ottocento.
Per volontà di Bona Borromeo, il Museo ha un obiettivo principalmente didattico. L’apparato informativo bilingue e le audio guide aiutano il visitatore durante il percorso che seguente una precisa sequenza storica scandita dall’alternanza dei materiali, dalle evoluzioni costruttive e formali.
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