Da Germignaga al San Gottardo, la folle impresa in 12 ore e mezza
250 chilometri e 2000 metri di dislivello positivonel percorso andata e ritorno. Distanza percorsa con una normalissima mountain-bike da un giovane studente del Luinese
Da Germignaga al san Gottardo in 12 ore e mezza. La folle impresa l’ha compiuta Mario Pistocchini, 20enne studente del Luinese lo scorso 27 settembre. Pubblichiamo il racconto dell’impresa del giovane ciclista scalatore

Mi sono svegliato alle 4.45 di notte, faceva freddo e sarei stato molto volentieri a letto al calduccio sotto le coperte, ma stando a letto non avrei sicuramente potuto raggiungere il passo!
Così, facendomi forza, mi sono alzato. Ho fatto più fatica ad abbandonare il letto che a pedalare tutte quelle ore. Appena alzato mi sono vestito e ho subito messo nello zaino, prima di dimenticarmi, 4 panini appena tirati fuori dal congelatore. Mi ero dimenticato di tirarli fuori la sera precedente. Tanto durante il viaggio si sarebbero scongelati da soli. È stato questo l’inizio della pedalata che mi ha portato lungo le rive del lago Maggiore, tra i campi della piana di Magadino e tra le ripide vallate tra Biasca ed Airolo, in cima al passo del San Gottardo. Infatti dopo poco più di 7 ore quasi ininterrotte stavo facendo gli ultimi metri della famosa strada “la Tremola”, che collega Airolo all’ospizio del passo del San Gottardo.
Tornato a casa, la sera, ho incontrato un mio amico, dopo avergli raccontato il giro di quella giornata e vedendomi ancora abbastanza in forma mi ha chiesto che tipo di integratori avessi preso. La domanda mi ha un po’ preso alla sprovvista.. – che integratori?- gli ho risposto. Infatti non sono particolarmente favorevole a quei tipi di cibi e bevande, non ne ho mai presi e non penso che ne prenderò mai, gli unici “integratori” che prendo quando vado in bici e che anche quella giornata ho preso sono stati pane, biscotti, acqua e latte.
Lo so che mancano ancora un po’ di anni e che non mi devo preoccupare ora, però a volte mi capita di pensare al tempo in cui sarò anziano e spero che quando quel tempo verrà (sperando che arrivi, non tutti sono così fortunati), il ricordo di questa impresa, come altre che ho fatto e che farò, non sia motivo di malinconia per un qualcosa che non riuscirò più a fare, bensì fonte di felicità per un qualcosa che ho fatto.
Mario Pistocchini
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