I fagioli “ritrovati” quest’anno sono due quintali
Domenica 7 ottobre i brebbiesi festeggeranno un raccolto da record. A sostenere questa iniziativa anche la condotta Slow Food
La terra ha ripagato con abbondanti frutti l’impegno delle braccia e le buone idee. Sono stati ben due quintali e fagioli prodotti, solo nell’orto comunale. Con un raccolto così si può dire che l’esperimento avviato dall’amministrazione comunale e grazie al lavoro di un nutrito gruppo di volontari, sia ampiamente riuscito. La volontà era quella di riscoprire un’antica tradizione agricola, quella del Fasòeu de Brebièe chiamato anche il "fagiolo dall’occhio" per via della macchiolina rotonda e scura che è presente all’interno della concavità. Una coltivazione da riscoprire e salvaguardare: «Si tratta infatti – come spiegano i promotori dell’iniziativa – dell’unico fagiolo autoctono del Vecchio Mondo, originario dei paesi del bacino del Mediterraneo». L’attività agricola del piccolo comune ha raccolto anche l’interesse della condotta di Slow Food di Varese che ha costruito attorno al "fagiolo di Brebbia" una comunità di cibo definendo, insieme ai piccoli produttori, un apposito disciplinare per la sua coltivazione. «La novità più bella di quest’anno – ha raccontato il sindaco, Domenico Gioia, che per primo ha creduto in questo progetto – è stata la sbacellatura collettiva. Un momento importante dal punto di vista della preparazione del prodotto ma soprattutto per la socialità. Abbiamo riscoperto la bellezza di stare insieme».
Al fagiolo e al nuovo raccolto è dedicata la festa che si terrà nella piazza della Chiesa domenica 7 ottobre. «Sarà – continua il sindaco – l’occasione per presentare al pubblico questa nostra particolarità. Con il tempo abbiamo cercato di migliorare e di aumentare i quantitativi. Sono molte le famiglie e anche i ristoranti che vogliono acquistare i fagioli e purtroppo la produzione è ancora limitata. Domenica ci sarà la possibilità di assaggiarli. Saranno cucinati secondo le ricette della tradizione ma anche con specialità etniche di Marocco, Austria, Senegal e El Salvador. Un modo per coinvolgere anche i concittadini che provengono dall’estero».
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