“Antichi organi”, musica sul lago
Al via il primo luglio alle 21 a Maccagno con Pino e Veddasca al Santuario della Madonna del Rosario con il Coro da Camera “Suaviter”.
La rassegna “Antichi organi, patrimonio d’Europa” deve il suo avvio alla riconosciuta necessità di sensibilizzazione delle comunità varesine alla corretta tutela, al restauro, alla fruizione del cospicuo patrimonio di organi storici conservato negli edifici di culto della provincia di Varese.
Quando la proposi alla Commissione Cultura della Provincia, allora presieduta dall’avvocato Ferruccio Zuccaro, non ci furono esitazioni e gli scopi vennero recepiti con grande sensibilità.
Che le finalità istituzionali della rassegna siano state raggiunte è documentato dagli oltre 90 strumenti recuperati alla cultura organaria e a quella musicale dall’inizio della manifestazione nel 1981. Sono strumenti usciti dalle botteghe organare varesine in particolare e lombarde in generale, documenti di eccezionale valore sia storico che artistico.
La cultura organaria è cultura interdisciplinare perché polarizza in una preziosa sintesi significati religiosi e capacità d’espressione artistica, con ciò intendendo valori tecnico-scientifici, che sono la base costruttiva del manufatto, ma anche architettonici, pittorici, musicali. Senza contare lo studio sull’organo, dalla sua costruzione per opera di Ctesibio d’Alessandria nel II secolo prima di Cristo, ad oggi. Ecco perché, parallelamente allo svolgersi della rassegna, sono cresciuti gli studi sulla tradizione organaria nel territorio varesino attraverso l’esplorazione archivistica che ha consentito la messa in luce delle radici di quest’arte.
In quest’opera d’indagine la disponibilità dei parroci è stata sempre completa e convinta.
Dal punto di vista della ricostruzione storica, si è evidenziato come questa nostra tradizione affondi le sue radici nel lontano Quattrocento con la bottega dei Bonalanza di Lonate Pozzolo. Essa si sviluppa attraverso la crescita di altre botteghe varesine ma anche lombarde. I celebri Antegnati bresciani sono presenti al Sacro Monte sopra Varese nel 1531, nel Santuario di Seregno nel 1566, in Basilica a Varese nel 1566 e in Sant’Antonino nel 1599, a Saronno nel 1578.
Come potete rilevare uso il termine “bottega” perché appropriato alla disciplina di cui ci stiamo occupando; bottega, come osservò Ambrogio Lorenzetti nel lontano Trecento, come luogo di apprendimento, studio, meditazione e produzione.
Particolare attenzione è stata posta ai costruttori delle casse armonico-decorative, opera di insigni architetti ed intagliatori, tra cui si manifesta, superba, la figura di Bernardino Castelli da Velate.
Pur riconoscendo l’importanza della cassa e della cantoria degli organi nella basilica di San Vittore a Varese, la grandezza della sua bottega si manifesta particolarmente nella cassa di Cislago dove statue, decorazioni, festoni, riproduzioni di strumenti musicali inquadrano il canneggio con rara eleganza.
A questo esemplare si accompagna l’organo di Besnate del 1651 sulla cui cimasa campeggia la scritta PAUPERUM OPERE CONSTRUCTUM, costruito con il lavoro dei poveri, a dimostrazione che la cultura organaria non è mai stata elitaria bensì popolare.
Abbiamo fatto il nome di Bernardino Castelli ma molti altri sono gli intagliatori che hanno operato nel nostro territorio: ricerche archivistiche hanno consentito di recuperarne i nomi, come ad esempio a Besozzo e a Bosco Valtravaglia.
Già a partire dal Trecento/Quattrocento, anche per la necessità di proteggere il canneggio dai fumi e dalla polvere, si vestono gli organi con portelle dipinte affidate a grandi pittori e decoratori. Celebri sono quelle del Duomo di Milano, 16 teloni con scenari iconografici, alcuni dettati da san Carlo
Borromeo, che rappresentano non solo episodi fondamentali nella storia della Chiesa ma anche richiami devozionali.
I nostri indirizzi di ricerca si sono orientati anche verso questo aspetto dell’arte. Gli esempi superstiti nella nostra area culturale, in aperto conflitto con l’iconoclastia della Riforma protestante, assecondano la Controriforma e si ispirano all’opera d’arte con finalità catechistiche. Voglio citare in questa circostanza i quattro teloni di Angera che decoravano l’organo del 1602 oggi conservati nel Santuario della Madonna della Riva. Il dibattito sull’autore o sugli autori è tuttora aperto e in un mio libro sulla “Tradizione organaria varesina nel contesto lombardo” ho riassunto le tesi degli storici dell’arte.
Nell’ultimo quarto del Settecento e lungo tutto l’Ottocento l’arte organaria varesina si sviluppa con una vera e propria proliferazione di botteghe organare. Maestri di fama coltivano allievi di talento che a loro volta aprono laboratori artigiani. Ai Biroldi, ai Bernasconi, si accostano costruttori che a torto sono stati considerati “minori” e hanno saputo posare nelle chiese varesine manufatti che ancora oggi sopravvivono integri e vengono restituiti all’arte con restauri storici o filologici, a seconda dei casi. Tra questi costruttori ricordiamo il luinese Francesco Carnisi e, particolarmente, la ditta Mascioni in Valcuvia, fondata da Giacomo nel 1829 e tuttora attiva: ha portato il nome del Varesotto nel mondo.
Abbiamo fatto cenno ai restauri. Fino al 2007 sono stati seguiti dalla Commissione per la tutela degli organi artistici presso la Soprintendenza di Milano, delegata per le Province Venete, di cui chi scrive queste note è stato presidente per 25 anni. Su questi restauri la Commissione è intervenuta sulla base di criteri ispirati al moderno sapere scientifico. Gli organi sono soggetti a tutela di legge per cui ogni piano di restauro è stato esaminato e discusso in seno alla Commissione e seguito da uno o più membri a seconda delle necessità. Per quanto riguarda il restauro delle casse, operazione di competenza della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici, le opere sono state eseguite e seguite in piena armonia con la Commissione per proteggere dalla polvere o da altri elementi il canneggio, i somieri, le trasmissioni e ogni altra parte dello strumento.
A queste ricerche si accostano quelle sugli esempi di iconografia musicale nel nostro territorio.
Le opere pittoriche, quasi sempre a fresco, hanno una funzione di intermediazione con l’Eterno.
Celebre la dama che suona l’organo sotto una tenda, dipinto quattrocentesco al castello di Masnago in Varese. Ma tra tutte le opere si distingue il concerto angelico che Gaudenzio Ferrari ha dipinto nel 1535 per il Santuario di Saronno e meriterebbe una trattazione a parte. Sono le “armonie delle sfere” ben rappresentate anche da Giovanni Battista Avvocati, milanese, in Santo Stefano di Mombello Lago Maggiore, pittore di buona fama presente con altri suggestivi esempi iconografici musicali all’Eremo di Santa Caterina del Sasso.
Queste brevi note si concludono con un cenno agli organisti, compositori di musiche per organo e maestri di cappella. Ricordiamo nel Settecento Giovanni Bernardo Zucchinetti in Basilica a Varese passato poi nel Duomo di Monza. Quella degli Zucchinetti è una dinastia che ha operato a Varese e a Velate, oltre naturalmente nel Duomo di Monza. Sia Giovanni Bernardo che il fratello Domenico, oltre che eccellenti organisti, furono compositori di musica sacra. Con Biagio Bellotti, anche celebrato pittore, Busto Arsizio vive la sua grande stagione di vitalità artistica. Nell’Ottocento si distingueranno i Della Valle, padre e figlio, e ancora a Busto Arsizio Filippo Martinoli: una targa con la sua immagine, apposta presso la scaletta che porta all’organo, lo ricorda ai posteri e a quanti ebbero a cuore la tradizione musicale nella storica basilica di San Giovanni..
Loris Velati a rappresentanza della Direzione varesina di Ubi Banca ha introdotto la conferenza stampa sottolineando il piacere e l’ onore essere al fianco del Dr. Mario Manzin anche in questa edizione. La Banca Popolare di Bergamo e tutto il gruppo UBI sostiene la rassegna in quanto innanzitutto si sente’banca del territorio’ e anche perché considera importante ‘esserci’ per le iniziative che fanno parte del mondo cattolico. Questi concerti possiedono una valenza non solo culturale, ma anche turistica per le nostre zone. L’Assessore Alessandra Miglio ha partecipato in rappresentanza della Città di Luino intervenendo dopo Loris Velati: «Ringrazio Ubi Banca per il suo sostegno, una banca di territorio che risponde sempre quando la qualità e’cosi alta, seguendo molte iniziative, come risulta questa sera dalla presenza di molte associazioni. Nella vita amministrativa si hanno piacevoli sorprese e una di questa e’ stata di conoscere il Direttore Artistico Manzin. La sua forza e caparbietà gli han permesso di riqualificare molti organi e di farci conoscere più da vicino molte figure importanti della tradizione organaria, tra cui Carnisi a cui a Luino abbiamo di recente dedicato una rotonda nella frazione di Creva».
A seguire, il prezioso intervento del Dottor Mario Manzin, Direttore Artistico della rassegna (vedi allegato), che ha sottolineato anche la disponibilità del Prevosto di Luino Don Sergio Zambenetti ad un riordino e ad una pulizia dell’organo della Chiesa di San Giuseppe sul bellissimo lungolago.
Ha continuato il Sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca Fabio Passera “Io son qui con l’Assessore Miglio a rappresentare le amministrazioni: per la rassegna da noi a Maccagno ci sarà un itinerario interessantissimo, grazie anche all’interessamento del nostro Vice Sindaco Andrea Morandi. Il nostro specifico interesse è anche quello di impegnarci per i residenti e per i turisti per creare un’offerta anche culturale di qualità. Il compito degli amministratori, infatti, è quello di far crescere l’interesse anche verso il grande patrimonio rappresentato dalla cultura, l’arte e la storia, che sono racchiuse nelle nostre chiese e che hanno nella tradizione organaria una delle punte più prestigiose.”
La conferenza è stata chiusa dal Maestro Irene De Ruvo dell’Associazione Antiqua Modicia che sostiene la rassegna.
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