Connecting-kidz: bambini italiani di tutto il mondo si incontrano
Nasce dall'idea di Elisabetta Ferrari la piattaforma online che permette ai piccoli di lingua italiana ne mondo di incontrarsi per approfondire passioni e interessi con docenti esperti
A metà strada tra il Lago di Varese e il Maggiore è nata Connecting-kidz, la piattaforma digitale per i bambini di lingua italiana sparsi in giro per il mondo. Uno spazio virtuale dove i bambini da 0 a 14 anni e di lingua italiana, possono approfondire argomenti di loro interesse, dai dinosauri al mare, passando per danze e mascherine, con dei professionisti del settore e altri bambini che vivono in diversi continenti: in meno di due mesi sono già stati toccati praticamente tutti, manca solo l’Antartide!
Il debutto di Connecting-Kids è dello scorso 18 dicembre, quasi un regalo di Natale dell’ideatrice Elisabetta Ferrari (foto qui sotto), per il suo bambino più grande che oggi ha 6 anni. “Mio figlio è nato negli Stati Uniti – racconta – siamo una famiglia itinerante, abbiamo sempre viaggiato e vissuto in diversi parti del mondo fino a quando il primo lockdown ci ha sorpreso a Treviso e tutto è cambiato”.
Quel mondo che era la casa abituale della sua famiglia è diventato improvvisamente esterno, lontanissimo. Per riportarla in casa la ricchezza del mondo, nella quotidianità, serviva un nuovo progetto, necessariamente online.
“Non mi piace l’idea che i bambini passino troppo tempo con i dispositivi digitali, ma visto che sono diventati l’unico strumento a tenere connessi noi, e anche i piccoli, con il vasto mondo in cui siamo immersi, allora è bene che quel poco tempo che i bambini possono trascorrere in rete sia di altissima qualità e per loro significativo, per conoscere, imparare e tessere relazioni“, spiega Elisabetta. Lei ha impostato Connecting-Kids pensando anche agli Italiani all’estero: “Avendo vissuto fuori per tanto tempo con un bambino piccolo, so quanto sia importante per noi italiani ritagliarsi spazi dove condividere esperienze con i propri connazionali, anche per abituare i figli a parlare la lingua di origine”.
Tra le primissime lezioni di Connecting-Kids anche un percorso nella cultura africana e l’uso delle maschere, da provare a riprodurre insieme, ciascuno nella propria cameretta, a cura del Museo Castiglioni di Villa Toeplitz, diventato così un centro di connessione internazionale per i più piccoli. “Nell’attività di Zoom c’erano bambini di Sant’Ambrogio con altri che vivono in Azerbaigian, a Vienna o in Australia e interagivano tra loro – racconta Giovanna Marini (foto qui sotto), archeologa responsabile della didattica del Museo Castiglioni – Quando poi abbiamo riaperto nei giorni scorsi, alcuni bambini di Varese sono venuti a trovarci al Museo, e insieme abbiamo ricordato l’incontro online pensando a come rivederci anche online con gli altri bambini dal mondo. Un’esperienza davvero sorprendente”.
Come quella con Giovanna Marini, le lezioni di Connecting-Kids sono tenute da “teachers” esperti come paleontologi, musicisti, biologi, insegnati di yoga: l’idea è stimolare in modo appassionante ed educativo i bambini promuovendo un uso della tecnologia sicuro ed intelligente.
Questo permette quello che fino a poco tempo fa sarebbe stato impossibile: creare una classe di bambini italiani nel mondo che possano interagire tra loro imparando e divertendosi.
Il progetto nato a Besozzo, comune dov’è nata e dove è tornata a vivere in questo periodo Elisabetta con la sua famiglia, è in continua evoluzione e potrebbe diventare anche uno strumento di supporto per le scuole in Italia e le scuole italiane nel mondo, con i suoi contenuti extra da inserire in didattica. “La sfida è quella di offrire ai bambini l’occasione per conoscere il mondo e coltivare le proprie passioni attraverso delle esperienze online, così appassionanti e stimolanti, da diventare il motore di attività offline, da condividere in famiglia”, spiega Elisabetta.
Per ora Connecting-Kids è su Facebook e Instagram con le sue iniziative. Gli orari sono con il fuso orario di Roma: vista l’utenza internazionale è meglio specificare.
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