“I Solisti Veneti” in concerto nel cortile d’onore di Villa Della Porta Bozzolo. Con un omaggio a Claudio Scimone
Appuntamento per mercoledì 6 settembre alle 21. Si tornapoi a Villa Panza il 15 settembre
Il concerto del 18 luglio a Villa dei Vescovi di Padova ha segnato di fatto l’inaugurazione de “I Solisti Veneti per il FAI”. Il festival itinerante, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, si protrarrà nei mesi di agosto e settembre nei Beni del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano di Lombardia, Trentino Alto Adige e Piemonte.
Inossidabile ormai la collaborazione tra il FAI e la storica orchestra dei Solisti Veneti per un programma all’insegna della comunione e del dialogo tra le Arti, dove architettura, paesaggio, storia, arte si uniscono alla musica per una esplosione di bellezza. Il ciclo concertistico consolida la forma itinerante proponendo al pubblico dei programmi musicali che rispecchiano, illuminano e attualizzano l’eredità culturale e naturale di monumenti e parchi fra i più belli d’Italia.
Magici scenari dove ascoltare le straordinarie esecuzioni de I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella saranno per la Lombardia Villa e Collezione Panza a Varese, Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA), Villa Necchi Campiglio a Milano, Palazzo e Giardini Moroni a Bergamo, per il Trentino-Alto Adige il Castello di Avio (TN) e per il Piemonte il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO). Una tournée che si aprirà il 31 agosto per chiudersi il 19 settembre all’insegna della grande musica.
Nei Beni FAI dell’Insubria, il primo appuntamento è stato a Villa e Collezione Panza a Varese giovedì 31 agosto alle ore 21 quando I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella hanno proposto al pubblico l’esecuzione integrale dell’opera magistrale di Antonio Vivaldi: “L’Estro Armonico”.
Segue l’appuntamento di Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno in programma mercoledì 6 settembre sempre alle 21, dove I Solisti Veneti renderanno omaggio al loro fondatore Claudio Scimone, direttore conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, in occasione dei cinque anni dalla scomparsa. Giuliano Carella dirige un concerto all’insegna della grande musica con tre opere amate dal grande Maestro e che hanno da sempre fatto parte della storia de I Solisti Veneti, conosciuti in tutto il mondo non solo per la riscoperta dei grandi compositori veneziani, ma anche per l’impeccabile esecuzione dei capolavori della letteratura per archi che va dal ‘600 al ‘900. In programma il Ricercar a 6 dalla “Musicalisches Opfer” BWV 1079 di Bach, il Sestetto per archi dall’opera “Capriccio” di R. Strauss e, in chiusura, lo splendido Sestetto op. 4 “Verklärte Nacht”, composizione tonale di Schönberg di struggente bellezza e di rara esecuzione.
Si comincia con Johann Sebastian Bach (1685 – 1750) da “Musicalisches Opfer” BWV 1079 – Ricercar a 6. Il 7 e l’8 maggio 1747 Bach soggiornò nel palazzo di Federico II, detto il Grande, a Potsdam, dove il suo secondogenito, Carl Philipp Emanuel ricopriva il posto di Kammer-Cembalist (clavicembalista ufficiale) alla corte del re di Prussia. Con l’occasione il compositore, come scrive Johann Nikolaus Forkel, autore della prima biografia su Bach (1802), fu invitato ad una serata musicale dal re, che gli propose un tema da sviluppare, su cui Bach improvvisò una fuga a tre voci. Successivamente il musicista elaborò una fuga a sei voci su un proprio tema, suscitando l’ammirazione del re, flautista di provate capacità esecutive. Ritornato a Lipsia Bach riprese in mano lo stesso tema reale per rielaborarlo in diverse forme e scrivere quel ciclo tripartito di canoni e fughe, più una sonata per flauto e violino, dedicato appunto a Federico il Grande in quanto composto sul Thema Regium e conosciuto con il titolo Das musikalische Opfer (Offerta musicale) BWV 1079. Ricercar a 6 è un magistrale lavoro bachiano, una tra le più elaborate fughe scritte da Bach: la chiarezza formale e la levigata soavità del suono ne fanno uno dei momenti più alti della musica polifonica, come sostiene Karl Geiringer nel suo pregevole libro sulla dinastia della famiglia Bach. In sostanza, l’Offerta musicale – è sempre il pensiero di Geiringer – appare l’opera di un maestro intento a trarre le conclusioni non soltanto dell’esperienze della sua vita, ma, ben oltre, quella di un’intera età. In una forma compatta e monumentale l’Offerta presenta l’ultimo compendio del pensiero musicale di tre secoli.
Cuore centrale del programma da “Capriccio” – Sestetto per archi di Richard Strauss (1864 – 1949). In apertura dell’opera “Capriccio” di Richard Strauss, al posto della classica Overture, troviamo un Sestetto per archi eseguito dai musicisti protagonisti della scena iniziale che, secondo quanto recita la didascalia, si svolge durante una prova dell’ensemble nel salone rococò di un castello in prossimità di Parigi. Questo brano, un Andante dalla struttura tripartita composta da un elegante tema iniziale, una piccola sezione centrale di carattere contrastante e impetuoso e, infine, lo sviluppo del tema, presenta una sonorità intima e soave che contrasta con le imponenti masse orchestrali tipiche di Strauss. “Capriccio”, definita dal suo autore “conversazione per musica in un atto” e la cui trama si basa sulla contrapposizione tra Poesia e Musica, è l’ultima opera del compositore tedesco che vedrà la sua Prima alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. La delicatissima stesura del libretto, della partitura e ancor più del Sestetto iniziale stride enormemente con il contesto storico dell’epoca, il 1941/42, totalmente immerso nella Seconda Guerra mondiale, nelle leggi raziali (all’intellettuale pacifista e collaboratore di Strauss, Stefan Zweig, fu impedito dal regime Nazista di stendere il libretto dell’opera) e nelle macerie di tutta Europa.
A chiudere avremo la celeberrima “Verklärte Nacht”, Sestetto op. 4 per archi di Arnold Schönberg. Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) è la prima grande composizione strumentale di Arnold Schoenberg, il primo vero traguardo compositivo di un autore ventiquattrenne e sostanzialmente autodidatta. Questa esecuzione ci porta ad Amburgo. Qui infatti visse Richard Dehmel (1863-1920), poeta tra i più stimati in Germania. Poesie di Dehmel sono state musicate, tra gli altri, da Strauss, Pfitzner, Alma Mahler-Werfel, Korngold, Webern e Schönberg. Ed è appunto una poesia di Dehmel, tratta dalla raccolta “Weib und Welt” (“Donna e mondo”, 1896), che ispirò a Schönberg “Verklärte Nacht”. Schönberg compose il suo sestetto d’archi nell’autunno del 1899. Fortemente attratto dal lato morale della poesia, il compositore ha esplicitamente sottolineato che, per la comprensione della composizione, è necessaria la lettura dei versi, all’epoca da lui ritenuti di notevole valore. Si tratta quindi di una delle più significative e ancora tonali composizioni del giovane Schönberg. Testimonianza del periodo in cui lavorò con Alexander von Zemlinsky il cui “amore abbracciava Brahms e Wagner e perciò divenni presto anch’io un loro convinto seguace”, ebbe a dichiarare il compositore, padre della dodecafonia ( tecnica di composizione musicale ideata da Arnold Schönberg, esposta in un articolo del 1923, basata sull’equivalenza, dal punto di vista armonico, dei 12 semitoni della scala temperata, attorno alla quale gravitino gli altri suoni). “Verklärte Nacht”, che prende avvio da una tecnica di sviluppo della variazione brahmsiana, si divide in cinque sezioni: la prima, terza e quinta descrivono il cammino della coppia nella notte di luna mentre la seconda si riferisce alla confessione della donna (confessa di portare in grembo il figlio di un altro) e la quarta alla risposta piena d’amore dell’uomo: “Il figlio che hai concepito/ non sia di peso all’anima tua: guarda com’è chiaro e lucente l’universo!”.
Si torna quindi a Villa Panza il 15 settembre alle 21, con I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella che chiuderanno l’integrale dell’Opera terza “L’Estro Armonico” di Antonio Vivaldi con l’esecuzione del Secondo libro che prevede: Concerto in fa maggiore n. 7 per quattro violini, violoncello, archi e basso continuo; Concerto in la minore n. 8 per due violini, archi e basso continuo; Concerto in re maggiore n. 9 per violino, archi e basso continuo; Concerto in mi maggiore n. 12 per violino, archi e basso continuo; Concerto in re minore n. 11 per due violini, violoncello, archi e basso continuo; Concerto in si minore n. 10 per quattro violini, violoncello e archi. L’Estro Armonico ci mostra in modo evidente l’affermazione del solista unico, si stacca dalla forma del Concerto grosso passando per quattro volte consecutive da un Concerto per 4 violini a un Concerto per 2 violini (con o senza violoncello solista) e, finalmente, al Concerto con un solo violino solista. È una progressione trionfale che il Prete Rosso, sommo violinista, costruisce con una sapienza architettonica che non impedisce alla potenza creativa e al senso teatrale di un compositore ormai nel pieno dei suoi mezzi (ha appena passato la trentina) di cercare espressioni sempre diverse e colori strumentali di una varietà incredibile. Vivaldi compone sotto l’influenza dei capolavori pittorici che lo circondavano, aveva accanto le opere di Tintoretto, Tiziano, Tiepolo, Veronese e, ancora più vicino a lui, di Canaletto (che avrebbe in seguito creato scenografie per le sue opere). Da un piccolo gruppo di archi, riesce a ottenere una ricchezza e una varietà di colori superiore a quelle che i compositori dei secoli seguenti otterranno da intere orchestre. In una città in cui l’Opera era divenuta uno dei principali centri di ritrovo sociale e il massimo oggetto di interesse musicale (nel 1637 a Venezia per la prima volta si era aperto un Teatro, il San Cassiano, al pubblico pagante) è facile comprendere come -nonostante Vivaldi non avesse ancora iniziato la serie delle sue ben 96 Opere liriche- la rivoluzione impressa da Vivaldi al Concerto abbia avuto come base l’influenza della musica teatrale: a solo titolo di esempio, la nuova forma veneziana del Concerto in tre tempi (rapido – lento – più rapido, con o senza una breve Introduzione all’inizio) derivava dalla primitiva forma della “Sinfonia avanti l’ Opera” che serviva a richiamare il pubblico in sala con l’esecuzione di accordi ripetuti con tale successione di tempi (quasi come i tre campanelli di oggi) e dall’Opera teatrale Vivaldi deriva il grande Adagio lirico (v. gli stupendi tempi lenti, pur così diversi, dei Concerti n. 8 , 9 , 11, 12), le solenni note all’unisono di tutti gli archi (l’introduzione del secondo tempo del numero 8) e il travolgente virtuosismo dei tempi rapidi. Commentando un passaggio del finale del Concerto n. 8 Arnold Schering (il primo grande musicologo che comprese la vera importanza della creazione vivaldiana ) scriveva: “È come se in una grande sala di un palazzo barocco le finestre si aprissero sull’immensa, mirabile natura: è il richiamo di un uomo libero al mondo. Bach probabilmente ebbe coscienza di ciò, ma, chiuso com’era nel suo mondo interiore, non osò avventurarsi in questi liberi orizzonti”.
Una serie di appuntamenti imperdibili all’insegna della grande musica che vede ancora una volta la comunione delle arti unite nel nome della bellezza: una proposta firmata FAI e I Solisti Veneti.
In caso di maltempo i concerti all’aperto (Varese, Casalzuigno e Bergamo) si terranno comunque, offrendo ospitalità al pubblico all’interno o nelle vicinanze dei Beni del FAI concertati per la serata, mentre i rimanenti eventi sono già previsti all’interno dei relativi Beni del FAI.
Biglietti: Intero: 25 €; Iscritti FAI 20 €
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