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Grande successo per il concerto “Ben la ñu: siamo tutti uno” dei Frère Guissè

Gianfranco Malagola racconta le emozioni vissute dal pubblico del Teatro Sociale sabato 26 aprile

Teatro Sociale “Dario Fo e Franca Rame”: la sala è ancora in penombra; le prime due file di poltrone contrassegnate da un “Riservato” che di solito contraddistingue i posti per le autorità e gli ospiti di prestigio. L’evento sembra essere compresso tra un 25 aprile appena commemorato e la fine delle giornate di lutto nazionale per l’improvvisa morte del Sommo Pontefice. Difficile da affrontare, una serata così, a coronamento di tanto impegno da parte degli organizzatori, primo fra tutti il “Gruppo di lavoro per l’integrazione” insieme al Comune di Luino, a GIM Progetti, alla Cooperativa Ballafon e all’Associazione Simpatizzanti Senegal Varese e Provincia. Impegnativo decidere se partecipare o meno a quello che, dalla locandina, sembra essere un incontro con la cultura senegalese in un concerto di musica dai ritmi afro-folk programmato in un momento di disagio nella convivenza con gli immigrati all’interno della comunità luinese.

Invece abbiamo contribuito, seppure inconsapevolmente, alla tessitura di uno straordinario e prezioso abito: l’ordito rappresentato dalle note intonate dal duo di fama internazionale Les frères Guissé” e la trama dalle parole di coloro che sono intervenuti sul palcoscenico con alcune riflessioni, trasformando un semplice evento musicale in una straordinaria quanto insolita serata, nella quale ci siamo improvvisamente risvegliati dal torpore del nostro ruolo di spettatori passivi, per diventare protagonisti di una sorprendente festa, guidati dalle parole chiave di Pace e Fratellanza, in sostituzione di Stereotipo e Pregiudizio.

Le melodie della tradizione musicale dell’Africa Occidentale hanno riportato alla luce ricordi ancestrali, come le cantilene rassicuranti della nostra infanzia, alternandosi ai vari interventi nei quali siamo stati presi per mano e accompagnati per un viaggio verso la presa di coscienza, perché «ci vuole coraggio per aprire le nostre menti». Così ha esordito la psicologa Maria Piera Malagola, ricordando che «tutti noi abbiamo caratteristiche molto simili e abbiamo bisogno di usare uno sforzo superiore per creare cambiamenti e voglia di conoscerci mettendo in comune esperienze». Questa esortazione non è nuova, infatti già i Sumeri, nel IV millennio Avanti Cristo scrivevano che “la paura guardata in faccia si trasforma in coraggio”.

Ma nel nostro presente i pregiudizi e gli stereotipi non sono ancora destinati a morire, non sono solo la prerogativa del mondo occidentale e bianco. È Thierry Dieng, responsabile Integrazione della Cooperativa Ballafon, nato in Francia, ma di origine senegalese, a confessare di essere stato lui stesso vittima dei pregiudizi.

Ma l’Europa ha un cuore? Si è chiesta Mariella Martorana, portavoce del Gruppo di Lavoro per l’integrazione. In realtà la paura del diverso è connaturata in noi, infatti: «Il nostro cervello ha bisogno di abitudini, perché ci danno sicurezza; l’idea cardine di questo gruppo è far incontrare le persone, perché se i bisogni sono uguali, diverso è il modo in cui vengono soddisfatti. Allora le scelte sono due, ci si arricchisce nell’incontro con l’altro pur mantenendo la propria identità oppure si rimane immobili affermando: io non c’entro niente». La ricetta più appropriata sembra dunque quella di coinvolgere le persone facendole incontrare, per far capire che alla fine “Ben la ñu: siamo tutti uno”.

In accordo con il motto del Tavolo per il Clima “dalla consapevolezza all’azione” il gruppo di lavoro per l’integrazione ha organizzato molteplici corsi come quello sull’educazione finanziaria rivolto a donne italiane e straniere. Da ricordare la serata di sensibilizzazione per la ricerca di tutori volontari di minori stranieri non accompagnati svoltasi lo scorso novembre, ma fiore all’occhiello è l’iniziativa dei “libri parlanti”, attività in cui sono i protagonisti stessi a raccontare il loro percorso di integrazione, in collaborazione con i Servizi Sociali del Comune, l’ambito territoriale di Luino del Piano di Zona e le realtà della Comunità Operosa Alto Verbano.

Particolarmente attivo è anche il laboratorio di recupero mobili usati di Castelveccana con la collaborazione del Prof. Corrado Spataro, docente del CFP di Luino, ora in pensione: è la prosecuzione del progetto della Chiocciola di Maccagno ideato dalla Banca del Tempo di Luino. Numerose le proposte sportive e culturali gratuite nell’ambito del “Play District”, progetto finanziato da Sport e Salute rivolto ai giovani dai 14 ai 34 anni, che prevede numerose attività sportive ed extra sportive gratuite, che vedono la Canottieri Luino ente capofila e numerose associazioni locali coinvolte.

Che cosa bolle in pentola attualmente? La promozione di co-housing, utilizzando il fondo Schuster che la Caritas Ambrosiana ha messo a disposizione per dare una prima risposta all’emergenza abitativa: si potranno ristrutturare edifici fatiscenti, che saranno poi assegnati a famiglie in difficoltà con affitto calmierato.

Che cosa pensa di tutto questo fermento la “Voce della Diaspora senegalese in Italia”?

Si parte dalla storia personale di Ousmane Gueye, che viene raccontata con l’emozione di un ennesimo “libro parlante”. Arrivato nel 2000 a Malpensa si trasferisce a Genova, dove già si trovano parenti e amici: calorosa accoglienza, ma senza documenti non si può lavorare, se non in nero come “vu-cumprà”. L’incontro fortuito con una signora, che gli presenterà i suoi figli, gli permetterà di trovare lavoro a Morsasco (AL), un paesino di 1500 abitanti nel quale non si ricordava la presenza di “un nero straniero” dai tempi della seconda guerra mondiale. L’esperienza nell’azienda vinicola del luogo sarà positiva, perché, oltre all’inserimento in fabbrica, il giovane Ousmane Gueye imparerà a piantare, curare la vigna e vendemmiare, fino al successivo trasferimento a Gallarate, dopo cinque anni. «Io sono esempio vivente di integrazione, – continua – ma per essere ben integrati bisogna rispettare tutte le leggi come gli italiani, senza tuttavia abbandonare la propria cultura». Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, ora in provincia di Varese è presidente di diverse associazioni. «Perché aver paura dell’altro, del diverso? La diversità è una ricchezza!» Conclude.

In questi anni sono stati superati sia il problema etnico che quello della Fede: infatti nel dialogo interreligioso il Senegal rappresenta la punta di diamante dell’integrazione. Anche nel mondo del lavoro l’impegno di Mbaye Diong è ai massimi livelli, perché possiede la delega per l’emigrazione in Fim-Cisl Como Laghi ed è vicesegretario del PD a Cantù, oltre ad essere stato responsabile del Forum Immigrazione con Pier Luigi Bersani e Livia Turco in provincia di Como.

Nel frattempo, nel 2020 è nata la “Diaspora senegalese per lo sviluppo e la solidarietà”, con l’obiettivo di contribuire alla promozione dello sviluppo sociale, economico ed ambientale del Senegal. Inserimento delle donne nel mercato lavorativo, formazione imprenditoriale e finanziaria, oltre alla tutela dell’ambiente, sono i settori che interessano principalmente questa realtà, impegnandola in diverse iniziative e in altrettanti progetti tra Italia e Senegal. «In Africa la popolazione giovanile sta superando il 50% e ha voglia di fare la sua vita, perciò l’emigrazione non è più un desiderio primario da realizzare».

È passato in fretta, il tempo, al Teatro Sociale Dario Fo e Franca Rame: ci siamo guardati intorno più volte, durante la serata, osservando questi volti sereni, sorridenti, fieri della propria identità e contemporaneamente orgogliosi di far parte anche della nostra comunità. Uomini dallo sguardo protettivo, donne vestite di preziosi e variopinti abiti tradizionali, bambini che giocavano rincorrendosi chiassosi, esattamente come fanno i nostri… e abbiamo anche ballato tutti insieme, giovani e meno giovani. Tra le tante musiche, “Stand by me”, quell’invocazione alla divinità affinché stia accanto a noi, intonata da tutto il pubblico e di cui improvvisamente abbiamo ricordato anche la versione italiana degli anni ’60, che tanto ci aveva aperto il cuore alla speranza: “Quando viene la notte/e la terra è buia/e la luna è l’unica luce che vedremo/No, non avrò paura/Oh no, non avrò paura/finché continuerai a starmi vicino./Perciò,/ tesoro,/Stammi vicino…

“Benn la ñu – Siamo tutti uno”: a Luino una serata di musica, cultura e integrazione

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Pubblicato il 28 Aprile 2025
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