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Da Taino al borgo di Cheglio per ammirare il panorama, il sarcofago fontana e opere Seicentesche

Situato tra Angera e Sesto Calende, Taino si sviluppa su una collina affacciata sul lago Maggiore e il Monte Rosa. La passeggiata fino a Cheglio offre spunti di storia e bellezze naturali

taino - foto di Vittorio bolis

Taino è un paese di 3700 abitanti, situato tra Sesto Calende ed Angera, ai piedi del Monte della Croce. Un balcone naturale che si affaccia sul Lago Maggiore e sul Monte Rosa.
Sorge a 263 metri, su di una collina da cui si gode una splendida vista sul lago Maggiore e sul massiccio del Monte Rosa. Ha un’estensione di 775 ettari, di cui la metà occupata da boschi di castani, betulle, robinie, querce e pini silvestri.

Il nome deriva forse dal celtico Ta (buono) e Vyn (vino), cioè terra del buon vino, o dal nome gentilizio romano Taginus. Gli insediamenti più antichi risalgono al neolitico, fu poi residenza di popolazioni galliche e infine romane.
Nel Medio Evo faceva parte della Pieve di Angera. Nel XVI secolo, dopo una lunga diatriba con la curia milanese, divenne feudo della nobile famiglia Serbelloni, che mantenne i possedimenti tainesi fino all’inizio del 1900.

A Taino si trovano:

Il palazzo Serbelloni, signorile villa del 1700, costruito sui resti di un antico castello, con un corpo rettangolare a tre lati disposti lungo un ampio cortile interno e circondato da un vasto parco con alberi secolari ed essenze pregiate. Al palazzo, di proprietà privata e dunque inaccessibile ma comunque ammirabile dal parco comunale e dal cimitero sottostante, conduce il viale dei carpini, detto anche “viale degli innamorati”. Annessi al palazzo sono la Chiesa di Santa Maria Nascente e la ghiacciaia.

la chiesa parrocchiale dedicata a Santo Stefano Protomartire, detta il “Dumin”, ricostruita nel 1874 su una precedente, di cui è rimasta l’antica torre campanaria in sasso. A partire dal 2019, in occasione della “Festa del Dumin” – che si svolge nella prima metà di settembre in “sostituzione” del palio dei rioni – la parrocchia organizza la scalata del campanile aperta a grandi e piccoli. Un’avventura da affrontare in totale sicurezza grazie alle speciali imbracature e alla presenza di una guida alpina. Il Dumin, insieme al Parco Comunale, sono considerati delle “terrazze naturali” da cui ammirare il Verbano. Per questa sua caratteristica Papa Paolo VI definì il paese «quell’angolo di paradiso affacciato sul Lago Maggiore».

– il parco pubblico di Taino con il monumento “Il luogo dei quattro punti cardinali” realizzato dello scultore Giò Pomodoro a inizio Anni 90. Grazie all’intervento dell’astronomo Corrado Lamberti in fase di progettazione, il monumento “calcola” i quattro punti cardinali e le direzioni della luce. Ricca di riferimenti alle civiltà antiche, in modo particolare alla cultura classica (a partire dall’incisione di un apollineo “delfino di Delphi” attorno alla vasca a mezzaluna), la scultura di Pomodoro, costruita anche con il celebre granito rosa di Baveno, vede al centro un pilastro-gnomone alto 8,64 metri, il cui pertugio permette di catturare la luce del sole ogni 21 giugno, giorno del solstizio d’estate. Diversi tainesi e curiosi si recano ogni anno ad assistere al fenomeno astronomico.

taino tour 2022 luoghi

IL BORGO DI CHEGLIO

Dalla scalinata del parco, parte integrante del progetto realizzato da Pomodoro, è possibile raggiungere il borgo di Cheglio. Un sentiero facile della durata di circa un quarto d’ora che porta a incrociare, poco dopo il cimitero, la fontana sarcofago. Usata da abbeveratoio in passato, è in realtà un sarcofago Romano del II secolo. Secondo alcune interpretazioni la scalinata del parco al cimitero voluta ad Pomodoro è interpretabile come un luogo di passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti.

Da Taino ad Angera

Cheglio si sviluppa sulle prime zone collinari. Si trovano piccoli ruscelli, canali di scorrimento per lo più, come la Vepra e il torrente Riale (Rià), popolati da granchi d’acqua dolce. Parte del territorio è ricoperto da boschi di castagni e robinia.

IL PAESE DELLE VIGNE

Cheglio, come anche Taino, era conosciuto nel secolo scorso come il paese delle vigne. In ricordo è stata dedicata una via chiamata appunto “della Vigna”.  Il nome Cheglio deriverebbe da Kellio che, secondo alcuni studiosi di toponomastica, significherebbe “cavità”. I Chegliesi in dialetto sono chiamati Margascèe. Questo nomignolo deriva dal fatto che un tempo nei cortili, venivano stese le stoppie del granoturco, i Margasc, che servivano da lettiera per il bestiame.

Sono stati rinvenuti fossili di animale del Pliocene inferiore, selci e fondi di capanna. Una lapide sepolcrale paleocristiana datata 549 con il nome di Stefano è stata ritrovata nel 1966 nei pressi della parrocchia

L’ORATORIO DEI SANTI COSMA E DAMIANO

Il principale punto di interesse di Cheglio è l’oratorio dei Santi Cosma e Damiano, di origine medievale con resti di affreschi di scuola siriana, inserito in una proprietà privata. L’abside contiene resti di affreschi di epoca carolingia, nell’aula, dietro all’altare quelli di un affresco quattrocentesco e altri di epoca più tarda. La chiesa, di proprietà privata è incorporata fin dal 1577 nella casa di abitazione dei massari.

L’ORATORIO DI SAN GIOVANNI BATTISTA E IL LEGAME COI PROMESSI SPOSI

Un altro punto di interesse è l’oratorio di San Giovanni Battista (noto anche come chiesetta di Cheglio) chiesetta seicentesca, costruita secondo le norme dettate da S.Carlo Borromeo e nel cui interno è conservato un grande quadro rappresentante la decollazione del Battista, attribuito dal critico d’arte Giovanni Testori nel 1992, al pittore seicentesco G.B. Crespi detto il Cerano. In diverse occasioni, come nell’edizione 2022 del Mangia Bevi e Bici e in particolare per la festa di San Giovanni Battista del 24 giugno, la parrocchia apre le porte della Chiesa per una speciale funzione, che permette anche di ammirare il dipinto. Il dipinto, oltre al valore artistico, avrebbe una singolare connessione storica con il romanzo “I promessi sposi” di Manzoni. Secondo alcune teorie, condivise dal Museo Storia Locale Tainese, pare che per le sembianze del Battista decollato il Cerano abbia voluto utilizzare il volto di Battista Caccia, detto il “Caccetta“, nobile novarese di malaffare a cui Manzoni si sarebbe ispirato nella creazione della figura di Don Rodrigo.

Nel territorio di Cheglio sono stati rinvenuti fossili di animale del Pliocene inferiore, selci e fondi di capanna. Una lapide sepolcrale paleocristiana datata 549 con il nome di Stefano è stata ritrovata nel 1966 nei pressi della parrocchia.

lavatoio cheglio - foto di Lombardia beni culturali

Da segnalare il lavatoio di Cheglio l’ultimo rimasto: un cittadino tainese tutti gli anni lo abbellisce con i vasi di erbe aromatiche nel progetto “Cheglio Fiorita”. Taino e Cheglio sono inoltre inseriti nell’anello Angera-San Quirico-Sesto Calende-Taino, un percorso da poco meno di 30 chilometri.

Da Taino ad Angera

PUNTI RISTORO

Per una pausa durante la breve escursione occorre sostare e pranzare direttamente a Taino (o eventualmente tornare una volta terminato il giro). Nel centro del paese sono presenti diversi punti di ristoro, tra cui bar dotati di cucina, un ristorante-osteria e tre pizzerie.

Pubblicato il 11 Giugno 2024
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