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Il virus è matematico, per fermarlo servono i numeri giusti

Studiosi "ben educati" alla scienza matematica hanno dato in passato contributi decisivi alla lotta alle pandemie. Oggi la sfida si ripropone e saper leggere i dati diventa fondamentale. La lezione di Henri Berestycki, matematico dell’Ecoles des haute etudes di Parigi, all'incontro organizzato dalla Rism e Università dell'Insubria

Generica 2020

La pandemia ha messo in evidenza tante fragilità, inefficienze e carenze organizzative della nostra società, tra cui anche la gestione dei dati che spesso vengono trattati con troppa disinvoltura e senza le necessarie competenze. È altrettanto vero che spesso i dati sono difficili da usare per via delle variazioni periodiche, ma forse è proprio per questo che è necessario il vaglio degli specialisti, cioè i matematici. E quando le decisioni vengono prese sulla base di un trattamento non scientifico dei dati, gli effetti possono essere paradossali e purtroppo anche disastrosi.
(Foto di TheOtherKev da Pixabay)

Lo ha spiegato Henri Berestycki, matematico dell’Ecoles des haute etudes di Parigi, intervenuto all’incontro in videoconferenza organizzato dalla Riemann international school of mathematics (Rism), diretta dal matematico Daniele Cassani, in collaborazione con Fabio Minazzi, filosofo della scienza e docente all’università dell’insubria.

«Ci sono molti problemi con i dati  – ha detto Berestycki – perché c’è una grande disinvoltura delle amministrazioni nel manipolare i dati, una disinvoltura che è antiscientifica. È come chiedere a un chirurgo di andare a operare al buio, perché i dati devono essere di qualità».

Il problema del corretto trattamento dei dati non è solo una pecca della pubblica amministrazione italiana, come si potrebbe pensare, ma è piuttosto diffuso a tutte le latitudini. Il matematico ha raccontato, per esempio, quanto è accaduto al di là delle Alpi. «È curioso – ha continuato Berestycki – se si osservano i dati della pandemia in Francia, c’è un giorno in cui il numero dei morti è negativo, questo dato è legato al fatto che c’è stata una forte variazione rispetto al giorno prima. Ad aprile l’amministrazione decise di inserire i morti delle case di riposo nei dati, il risultato fu un’esplosione di decessi».

C’è dunque un uso politico dei dati che andrebbe contrastato con opportuni contrappesi come accade in  Canada dove c’è un comitato scientifico competente che si occupa solo dei dati che sono soggetti a continue variazioni. Berestycki ha ricordato che sul New York Times nel luglio scorso è comparso un articolo («fatto essenziale ma poco notato») in cui si raccontava che l’amministrazione Trump aveva ordinato agli ospedali di mandare direttamente i dati a loro senza passare dal vaglio del Centers for disease control and prevention, il più importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Usa.

MATEMATICI E PANDEMIA

Gli scienziati si sono sempre interessati delle pandemie, hanno elaborato modelli per seguirne l’andamento e fare previsioni. La cosa curiosa è che non erano tutti matematici, ma persone che avevano una grande sensibilità matematica a partire da Daniel Bernoulli, medico proveniente da una famosa dinastia di matematici di Anversa, fino a William Kermack biochimico scozzese che insieme ad Anderson Gray McKendrick ha creato e sviluppato il modello sulla diffusione delle malattie infettive, passando per Ronald Ross, medico inglese esperto in malattie tropicali, che elaborò il primo modello probabilistico utilizzato in epidemiologia per studiare l’andamento della malaria. «Erano tutti ben educati in matematica – ha ricordato Berestycki – e hanno elaborato rappresentazioni semplici e molto efficaci, tra cui il modello compartimentale che divide la popolazione in compartimenti: suscettibili, infetti, contagiosi e rimossi, deceduti e guariti». Se ci sono pochi infetti la diffusione è lenta, se pochi suscettibili l’infezione si ferma, come avviene nell’immunizzazione di gruppo, cioè non ci sono abbastanza suscettibili per permettere alla malattia di diffondersi. «L’idea del contagio fa leva sul concetto di ambiente eccitabile concetto che si usa anche nel marketing e nella finanza – ha spiegato il matematico francese -. Nelle epidemie accade la stessa cosa che avviene negli stadi quando si fa la ola: quelli che si alzano sono i contagiosi e quelli in piedi sono i suscettibili che non appena vengono toccati vengono infettati e così via. È un’onda».

Una citazione particolare, questa volta sì di un matematico, Berestycki l’ha rivolta all’italiano Vito Volterra , tra gli scienziati più importanti del Novecento, fondatore dell’analisi funzionale, autore del modello «preda-predatore» e studioso delle dinamiche delle popolazioni. Volterra, che aveva origini ebraiche, fu uno dei pochissimi professori universitari (dodici in tutto) che, durante la dittatura fascista, si rifiutarono di giurare fedeltà al regime, gesto che gli costò la messa al bando da tutte le istituzioni scolastiche e accademiche.

Vito Volterra, genio troppo ebreo per essere ricordato

Pubblicato il 24 Novembre 2020
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