“Giganti della montagna” al Museo del Paesaggio, una serata omaggio per Achille Tominetti
“Giganti della montagna” al Museo del Paesaggio, una serata omaggio per Achille Tominetti
VERBANIA – Si annuncia di grande coinvolgimento la serata di venerdì 8 settembre nel cortile del Museo del Paesaggio (ore 21) Titolo: “Cime tempestose. Achille Tominetti e i giganti della montagna”, omaggio all’artista di Miazzina nel centenario della morte.
La serata di storytelling prevede un alternarsi di momenti sonori, video, letterari che nel complesso restituiscono l'epoca in cui Tominetti visse e operò. Saranno i giornalisti e storici dell’arte Chiara Gatti, Michele Tavola e il gruppo dei Sulutumana a raccontarela storia di Tominetti e degli altri artisti affascinati dal paesaggio montano. Carlo Fornara, per esempio, fu fra i primi a guidare questa cordata di signori delle nevi. Ma i veri giganti della montagna furono Pellizza da Volpedo, Giovanni Segantini e Vittore Grubicy de Dragon, interpreti potenti del ritratto contadino, della vita campestre, dei silenzi delle alture. Anche Longoni e Morbelli restituirono nei loro colori autunnali la fotografia di una società rurale segnata dai ritmi lenti della valle.
Tutti affascinati dall'idea di indagare sentimenti genuini e assaporare l'aria buona di una vita en plein air, questi maestri si muovevano fra l'Engadina e la Val Vigezzo, fra il Limidario e gli alpeggi nascosti da macchie di querce e castagni.
Un ritorno alle cime tempestose narrato da immagini, suoni e brani tratti dai libri che catturarono, fra le pieghe di un sentimento romantico, il richiamo della foresta, antidoto alle inquietudini moderne del Novecento in arrivo.
ACHILLE TOMINETTI
Achille Tominetti nasce nel 1848 a Milano da genitori lattivendoli originari di Miazzina. Studia all’Accademia di Brera, dove nel 1866 si iscrive alla Scuola del Paesaggio, sotto la guida di Luigi Riccardi; durante il triennio instaura un legame artistico e amichevole con il pittore Eugenio Gignous. Nel 1872 torna con la famiglia a Miazzina continuando però a dipingere quadri di paesaggio, che invia con una certa regolarità alle Esposizioni di Milano, Torino, Genova e che si collocano nel filone del naturalismo lombardo. Chiamato dalla famiglia Troubetzkoy presso la loro villa di Ghiffa a impartire lezioni di pittura al figlio Pietro, Tominetti amplia i propri contatti con la committenza aristocratica e alto-borghese. Inoltre stringe un fecondo sodalizio artistico con Vittore Grubicy De Dragon, i cui stimoli conducono l’artista, negli anni ’90, verso un divisionismo crepuscolare non alieno da suggestioni simboliche. Nel 1917 il pittore muore nella sua casa di Miazzina.
La serata è a ingresso libero, in caso di pioggia si terrà alla scuola di Polizia Penitenziaria.
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