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Cleonice è tornata a casa

Cleonice è tornata a casa

Cleonice Tomassetti è tornata a casa, a Capradosso, un villaggio di 250 abitanti in Lazio. Di lei, nel luogo di origine, si era quasi persa la memoria. L’ha riportata a casa lo spettacolo teatrale “Cleonice”, frutto delle ricerche di Maria Silvia Caffari presentato nei giorni scorsi nel paesino in provincia di Rieti. Ad accompagnare il “ritorno” di Cleonice anche Silvia Marchinini, sindaco di Verbania.

Un fatto poco noto e tre fotografie: vanno in fila, lungo il lago Maggiore, il 20 giugno 1944, 43 partigiani, e fra loro una giovane donna, Cleonice Tomassetti. Questa è la storia di Cleonice, nata nel 1911, a Capradosso di Petrella Salto. Fin da ragazzina, poi adolescente, sempre è una donna di straordinarie scelte, fino a quella ultima: unirsi ai combattenti per la libertà. Tra di loro, lei appare, sotto un cartello, tenuto da due giovani: “Sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?”. Sembra essere lei a guidarli, nel viaggio da Intra a Fondotoce, dove si spengono gli sguardi su luoghi di fiori, di palme, ai riflessi del lago, sulle siepi tra cui i bambini spaventati hanno riparato i loro giochi.

“…Ragazzi, viva l’Italia, viva la libertà per tutti! Gridò con voce squillante…. Ignoro il nome di questa donna, ma farò di tutto…per conoscerlo e additarlo alla pubblica ammirazione”, così scrive in “Quando la morte non ti vuole”, Emilio Liguori, che si trova insieme ad altri imprigionati, nelle cantine di Villa Caramora a Intra, e da cui nel pomeriggio del 20 giugno escono verso la fucilazione i 43. Il nome della giovane donna, si saprà: Cleonice, morta a Fondotoce, dove ora sorge la Casa della Resistenza. Diretto testimone del comportamento di Cleonice che fece coraggio agli altri condannati, durante tutto il tragitto fino alla morte, è Carlo Suzzi, il ragazzo diciottenne sopravvissuto alla fucilazione. Il corpo di Cleonice è sepolto nel Cimitero monumentale di Milano, nel campo della Gloria, accanto al ragazzo Sergio Ciribi, fucilato a Fondotoce con lei, dopo la loro cattura nel rastrellamento della Val Grande mentre cercavano di raggiungere la formazione Valdossola al comando di Dionigi Superti.

Il testo dello spettacolo è fedele al libro di Nino Chiovini, Classe III B: Cleonice Tomassetti, vita e morte. La storia della ragazza Nice si forma sulle testimonianze di chi l’ha conosciuta.

Nell’economia teatrale, pura invenzione immaginativa sono i brevi monologhi di Cleonice mentre cammina andando verso la morte, insieme ai suoi 42 compagni, facendo loro coraggio; fino all’ultimo istante che sconfina, nel distacco dalla vita terrena, nel già oltre, nella visione del paese di origine, dell’infanzia, Capradosso di Petrella Salto, questo piccolo paese della provincia di Rieti.

Particolare importanza ha dunque, oggi, la rappresentazione di uno spettacolo tutto costruito sulla figura di Cleonice Tomassetti, nel suo paese natale, in occasione delle manifestazioni a lei dedicate.

Il ricordo riunisce anche gli altri 42 fucilati, tra cui Carlo Suzzi, l’allora diciottenne sopravvissuto, scomparso all’età di 91 anni, nel recente luglio 2017.

(Paolo Crosa Lenz)

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Pubblicato il 25 Settembre 2017
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