Troppi alieni: le cozze del lago vicine all’estinzione. La salvezza parte dal CNR di Pallanza
A Verbania il primo convegno mondiale per la salvaguardia dei molluschi che "puliscono" il lago
Troppi alieni: le cozze del lago vicine all’estinzione. La salvezza parte dal CNR di Pallanza A Verbania il primo convegno mondiale per la salvaguardia dei molluschi che “puliscono” il lago
VERBANIA – Vivono in fondo al lago e nessuno le considera, nessuno ne condivide le immagini sui social e la loro sorte non commuove neppure un po'. Sono bruttine (non a caso le chiamano cozze), e se ci aggiungiamo che neppure sono buonissime da mangiare ci si rende conto di come ogni tentativo di sensibilizzazione sulla loro salvaguardia, sia operazione non proprio popolare. Eppure i molluschi d'acqua dolce svolgono un ruolo decisivo nell'ecosistema lacustre, sono i filtri naturali che per millenni hanno assicurato al lago Maggiore (e ad altri bacini europei) l'equilibrio ambientale.
Ed oggi, che le specie autoctone continuano a diminuire in maniera massiccia, tanto da indurre la ricercatrice dell'ISE Cnr Nicoletta Riccardi a parlare di una perdita compresa tra il 70% e il 90%, la questione viene sollevata a livello globale. Ed il punto di partenza sarà proprio l'Istituto per lo studio degli Ecosistemi di Pallanza, che in settembre ospiterà un convegno mondiale sul tema, ma ne parleremo dopo.
QUELLE POPOLAZIONI LOCALI SOTTO STRESS
Come ci spiega la dottoressa Riccardi, il depauperamento del lago Maggiore e più in generale dei bacini europei dalla fauna autoctona di molluschi è provocato da una serie di fattori diversi, tant'è che anche i pochi "sopravvissuti" non stanno troppo bene. «Sono assaliti in maniera importante dai parassiti – spiega la ricercatrice – al contrario delle specie aliene, in particolare della cosiddetta "vongola cinese" sulla quale abbiamo rilevato parassiti zero. I molluschi autoctoni sono esposti infatti a un costante stress provocato dalla competizione con le specie aliene e dai cambiamenti climatici, tutto questo ne provoca l'indebolimento rendendole facilmente aggredibili dai parassiti. Ma sono le specie autoctone non quelle aliene a fungere da depuratori dell'acqua e dei sedimenti » Perchè? «Le nostre specie native hanno una vita piuttosto lunga (20 anni e anche più), mentre le specie invasive come Corbicula (vongola cinese) e Dreissena (cozza zebra) vivono in media 3 anni e al massimo 5. Quindi le specie native immobilizzano le sostanze accumulate per un tempo molto più lungo, mentre le specie invasive rilasciano dopo 3 anni gran parte di quello che hanno accumulato. Studi recenti hanno inoltre evidenziato che le nostre specie native sono molto più efficienti delle specie invasive nella depurazione delle acque da batteri come ad esempio i colibatteri fecali».
I DANNI DELLA SECCA
«Ed è in condizioni di stress che l’impatto di specie invasive diventa più forte. E’ come quando, un po’ stanchi e stressati, siamo colpiti dall’influenza o dall’herpes che riescono a superare le nostre difese immunologiche. Quest’anno, ad esempio, i livelli del Lago Maggiore (e non solo) si sono fortemente ridotti per il lungo periodo siccitoso. Questo ha causato la morte di tutti i bivalvi presenti lungo le aree littorali rimaste scoperte per centinaia di metri. Quando il livello delle acque tornerà a salire, le aree colpite dalla precedente mortalità verranno ricolonizzate dalle specie invasive, non da quelle native. Perché? Semplice: le nostre specie native si riproducono e si accrescono molto più lentamente di queste specie invasive. Ad esempio, Corbicula e Sinanodonta si riproducono più volte durante l’anno, mentre Unio (se tutto va bene) si riproduce una volta l’anno».
VERSO L'ESTINZIONE
E per le specie lacustri a rischio d'estinzione, un'altra specie, la "Microcondylaea bonellii" che vive(va) nei torrenti e nei fiumi del Nord Italia e di parte dell'Europa che ormai è quasi scomparsa. Estinta ad esempio nei corsi d'acqua elvetici, ne sopravvivono alcune colonie in Friuli e forse nel Sesia. "La Microcondylaea svolge un ruolo importantissimo nella stabilizzazione dei sedimenti dei fondali, per spiegarci, svolge la stessa funzione delle radici degli alberi. E' una specie che andrebbe salvata (anche per la tutela dell'assetto idrogeologico ndr) e si potrebbe fare, con allevamenti e successiva reimissioni", spiega Riccardi. E l'auspicio non può che essere quello di finanziamenti adeguati anche per proseguire nelle ricerche in corso.
LA SCOPERTA
Intanto il lago Maggiore sa riservare anche delle sorprese, come la recente scoperta di una cozza nativa, sconosciuta altrove, un'anodonta con caratteristiche diverse dalle altre due dello stesso genere (che sono le autoctone più abbondanti) che popolavano il lago. La ricercatrice del CNR le ha cercate anche nel lago di Lugano, ma senza esito, la "nuova" anodonta sembra proprio preferire l'Italia (ma anche le acque svizzere del Maggiore).
IL MEETING MONDIALE A VERBANIA
L'estinzione dei molluschi d'acqua dolce comporterebbe pesanti danni agli habitat e agli altri organismi dell’ecosistema, ma benchè siano il gruppo faunistico a maggior rischio d’estinzione nel mondo, con circa il 70 % delle specie già gravemente compromesse, esiste una sola società che si occupa della loro conservazione. La statunitense Freshwater Mollusk Conservation Society (FMCS), che rappresenta oggi l’unico punto di riferimento per gli interventi di conservazione di questi animali. Sotto la spinta della Organizzazione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) si è deciso di estendere il ruolo guida della FMCS anche agli altri continenti. Il primo passo verso questa “mondializzazione” verrà fatto dal 16 al 20 settembre con l’organizzazione, a Verbania, del primo Congresso al di fuori degli Stati Uniti. Questo primo passo fatto verso l’Europa, che giustifica il titolo del Congresso (“bridging the gap” – colmare il gap), «sarà di grande importanza perché, come tutti i primi passi, servirà a tracciare una via che tutti speriamo ci porti ad una sempre maggiore efficacia nella conservazione di queste specie “chiave”», spiega Riccardi.
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