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Zacchera: ”La pesca dell’agone è bloccata per colpa della Regione”

Zacchera: ”La pesca dell’agone è bloccata per colpa della Regione”

E’ colpa dei ritardi del Piemonte se la pesca dell’agone è ancora vietata sul Lago Maggiore italiano. Lo ricorda Marco Zacchera partecipando alla conferenza stampa del Comitato ‘’Diamoci in taglio’’, al quale darà un suo sostegno in vista del referendum pro Lombardia. 

L’impossibilità di pescare l’agone entra dunque nel contesto dell’azione referendaria  che il Comitato ‘’Diamogli un taglio’’ sta portando avanti.

Tutto risale al 1996 quando furono rintracciate tracce di DDT sui fondali del Lago Maggiore (provenienza Enichem,  Pieve Vergonte) e conseguentemente la presenza di questa sostanza nelle carni di alcuni pesci, soprattutto quelli "grassi" come l'agone. ‘’Un decreto dell'allora ministro Ronchi, dei Verdi, da tutti giudicato troppo precipitoso vietò improvvisamente la pesca sul lago mettendo in crisi decine di pescatori professionisti’’ spiega Zacchera, dal 2003 commissario italiano per la pesca.

La Svizzera decretò pochissimi divieti ritenendo che i limiti di cautela dovessero essere  80 volte più alti di quelli italiani quindi "liberò" presto tutta la pesca. ‘’In Italia – dice Zacchera – solo dopo molti controlli avvenne una lenta ma progressiva liberazione del pescato, tenuto conto che i sedimenti di DDT vengono progressivamente sepolti sul fondo e perdono la loro pericolosità. In pratica, dopo 22 anni oggi  il divieto sussiste solo per l'agone e solo in Italia anche se le periodiche analisi da molti anni sottolineano come il DDT sia ora in quantità inferiore per microgrammo/kg rispetto perfino ai severissimi limiti italiani. Tali limiti sono verificati ogni 6 mesi da laboratori lombardi (Istituto Zooprofilatico di Brescia) ma non vengono "riconosciuti" dalla Regione Piemonte che però non ha un laboratorio per questa analisi. Nonostante l'intervento di tante persone, tra cui. Reschigna, con Torino non si arriva mai al dunque. L'anno scorso la regione Piemonte ha invece ulteriormente rimandato tutto delegando la regione Liguria che ha un laboratorio, ma un anno e mezzo dopo  siamo ancora allo stesso punto e non si è combinato niente. I lombardi sono incavolati  perché dicono che le loro analisi sono corrette e serie. Ma senza l'ok piemontese gli agoni restano però ancora formalmente vietati alla pesca ed al consumo su tutto il lago (parte italiana). Oltretutto non pescandolo nel lago adesso ce ne sono troppi a danno delle altre specie (per esempio i coregoni) con cui competono a livello alimentare e quando vengono catturati non si sa dove metterli: in pratica vengono buttati nel lago a beneficio dei gabbiani, ma non è serio….’’.

Un problema al quale non c’è soluzione?

‘’Come già avviene per la Navigazione sui Laghi Maggiore-Como-Iseo-Garda, tutti gestiti da una sola gestione governativa con sede a Milano  –  dice Zacchera – penso che anche la pesca dovrebbe essere gestita per queste questioni dal solo assessorato lombardo che è competente, attivo, esperto anche perché segue la pesca dilettantistica e professionale di tutti gli altri laghi (compresa la parte italiana del Lago di Lugano) ovvero di centinaia di pescatori professionisti. La pesca sul lago Maggiore, così come sul lago di Lugano e il fiume Tresa, è controllata e gestita (ma non per le normative sanitarie, di competenza regionale) da due commissari internazionali nominati secondo le norme di una apposita convenzione del 1988 approvata dai governi di Italia e Svizzera’’.

 

 

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Pubblicato il 29 Agosto 2018
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