Dopo il presidio dei ragazzi del Maggia fuori dal Rosmini stamattina, anche la voce dei docenti
Dopo il presidio dei ragazzi del Maggia fuori dal Rosmini stamattina, anche la voce dei docenti
Due classi che “convivono” nella stessa aula. Laboratori utilizzati come aule ed ore di laboratorio cancellate. Studenti che non possono svolgere le normali attività scolastiche: ragazzi a cui non viene garantito il diritto all’istruzione. Questa è la situazione che sta vivendo ora l’Istituto Erminio Maggia. Mentre si aspetta una decisione a livello politico riguardo alla costruzione della nuova scuola, si vive una quotidianità di disagio. I docenti e il personale scolastico cercano di offrire lezioni e attività utili e in linea con la programmazione “normale”, ma la verità è che si vive alla giornata e si sopporta il peso di un’emergenza che doveva – e dovrebbe – essere temporanea. L’emergenza ora si può riassumere così: mancano due aule. Due locali per ospitare due classi che ci si aspetta che le istituzioni trovino (Comune Prefettura e Provincia), per garantire il corretto funzionamento di un istituto.
Dopo il riposizionamento dovuto alla chiusura del plesso ex Europeum, il primo giorno dell’anno scolastico, il Maggia si è dato da fare per studiare un piano di redistribuzione delle classi nelle altre tre sedi a Stresa (quella centrale, le scuole Elementari e il Rosmini) e ha accettato la proposta del Comune di Baveno di trasferire le cinque classi dell’Istituto turistico nell’edificio che prima ospitava la scuola primaria di Baveno. Una scissione necessaria, ma dolorosa per un istituto che durante 80 lunghi anni è stato all’interno del comune di Stresa, anche se diviso su più sedi in attesa “messianica” di una sede moderna e magari unica.
Tuttavia, questo non basta: mancano ancora all’appello due aule. La scuola ha fatto tutti gli sforzi logistici possibili: prima servivano tre aule, poi è stato “sacrificato” il laboratorio di informatica della sede centrale per ospitare una classe, riducendo così la necessità a due. Nel frattempo, pagano gli studenti, gli operatori della scuola e ne risente la qualità del servizio. A sostenere i maggiori disagi sono gli alunni e i professori “sfollati” dall’Europaeum, costretti a fare lezione in gruppi allargati e in locali solitamente adibiti a laboratori. La domanda è solo una: quanto ancora deve durare questa situazione?
(C.S.)
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