I migranti lasciano l’oratorio con una grande festa
Mercoledì 31 agosto si è conclusa con una festa la positiva ospitalità di quattordici migranti all’oratorio di Luino. Don Massimiliano: “Se li guardi negli occhi, sono come i nostri ragazzi!”.
Mercoledì 31 agosto si è conclusa con una bella festa la positiva ospitalità di quattordici migranti all’oratorio di Luino. Don Sergio e don Massimiliano hanno aperto le porte dell’oratorio per una serata dal titolo “Cos’è condivisione”, per conoscere questi ragazzi, per coglierne tutta la giovanile freschezza, il desiderio di relazionarsi e di conoscere il mondo che li circonda, il sogno di essere arrivati in quella che pensano sia la “Terra promessa”.
Gradito ospite il sindaco di Luino, Andrea Pellicini, che, pur ribadendo il suo giudizio negativo sulla politica in tema di migrazioni, ha affermato che è giusto essere solidali e collaborare di fronte a queste emergenze. Nel suo intervento ha ricordato che la pressione causata dal continuo afflusso di migranti sul nostro territorio, aveva costretto il Prefetto di Varese, Giorgio Zanzi, a chiedere la collaborazione dei sindaci del Varesotto. L’assessore Franzetti, presente alla riunione, aveva dato subito la disponibilità del Comune di Luino. Era, però, fallito il progetto di sistemarli in una palestra per motivi logistici. E’ stata sufficiente, però, una sola telefonata a don Sergio, che in un secondo ha messo a disposizione l’oratorio di Via S. Pietro per ospitare per tutto il mese di agosto questi giovani provenienti dall’Africa sub sahariana.
E’ stata, se pur piccola, una “emergenza nell’emergenza”: grazie alla bella struttura oratoriana luinese e alla Cooperativa Agrisol, nel giro di quarantotto ore è stato allestito, organizzato e reso operativo un centro molto accogliente. La serata della festa si è aperta con una cena conviviale, offerta dall’oratorio: grandi tavolate, dove i nostri giovani sedevano accanto ai ragazzi venuti da lontano. A tavola si condivide il pane e il vino, ma in questa serata la condivisione prendeva un respiro più ampio, dilatandosi al mondo.
Alla presenza di un numeroso pubblico, la festa è proseguita con un momento di approfondimento per conoscere meglio questi ragazzi che, strappati alla loro terra, stanno vivendo tutte le difficoltà di inserimento in un paese dalla cultura e dalla lingua sconosciute. Don Massimiliano ha sottolineato che un cristiano deve guardarli con lo sguardo di Cristo: allora questi ragazzi non possono che diventare per noi uno stimolo di crescita e di arricchimento: «Trovare chi li accoglie è per loro bello: se ci sottraiamo a questo neghiamo ciò in cui crediamo; è per noi una ricchezza ascoltare e lasciarsi stupire dalle loro vite; al mattino, quando entravo in ufficio, incontravo dei sorrisi e al pomeriggio sentivo suonare il pianoforte (un diciottenne nigeriano suonava e cantava in continuazione); saranno gesti e sensazioni che mi mancheranno…».
Simone Maritan, presidente di Agrisol, la cooperativa regista di questa operazione, braccio operativo della Caritas di Como, ha sottolineato la fattiva collaborazione tra la diocesi ambrosiana e comasca, che ha visto la chiesa naturalmente unita e impegnata a testimoniare la bellezza e la profondità del mandato cristiano dell’accoglienza. Questa emergenza è stata possibile per uno sforzo comune di tanti enti e di tante persone: se si lavora per il bene degli altri, si diventa anche forza aggregante e la piccola collaborazione di ciascuno rende possibile un progetto grande. Ha poi informato che questi migranti con settembre andranno per un mese alle “Ceppaie” di Maccagno e, successivamente, un gruppo verrà definitivamente assorbito da Agrisol: i rapporti umani per loro non cambieranno, si trasferiranno solo in un altro luogo. Ha ringraziato, poi, la parrocchia di Luino che ha aperto la sua casa, l’Amministrazione Comunale che si è messa a disposizione e un piccolo segno di ringraziamento è stato donato alla Croce Rossa che ha aiutato per i trasporti e le visite mediche, al dottor Franco Compagnoni per gli screening sanitari, alla Caritas che ha fornito gli abiti e le coperte in un momento ferragostano di chiusura totale dei magazzini, ai tanti volontari che hanno aiutato in cucina, fatto compagnia ai ragazzi nel pomeriggio e agli insegnanti della scuola, che hanno lavorato molto per una semina iniziale di cui altri vedranno i frutti, ed, infine, a tutti coloro che hanno donato un sorriso a questi ragazzi quando li incontravano per strada.
Punto focale di questa “emergenza” è stata la scuola di italiano, che, accanto all’impegno di due “vecchie” insegnanti, ha visto tre giovanissimi, che con notevole carisma, sono riusciti a fare della scuola un momento di incontro, dialogo e conoscenza reciproca, ricco di umanità e di gioia.
Alla fine, in un silenzio assoluto del pubblico, per primo ha parlato in italiano Tony: parole semplici, ma che venivano da un cuore grande e sincero: «Buona sera signore e signori. Mi chiamo Tony. Parlo a nome di tutti i ragazzi. Ringrazio Luino perché ci ha accolto. Un grande grazie perché non ci aspettavamo un’ospitalità tanto calorosa. Grazie Luino”. Alcuni ragazzi hanno, poi, raccontato la loro storia, che è la loro vita: parlare di emozione è dire poco perchè ad ogni loro parola ci si chiedeva come potessero essere sempre così sorridenti con un vissuto così terribile. Molte sono state poi le domande e poche le certezze delle risposte: scappano per trovare sicurezza e tranquillità, non sapendo che l’Italia non può dare ciò che loro si aspettano; esiste il desiderio di tornare nel loro paese, anche se sanno che non possono farlo perchè metterebbero in gioco la loro vita e quella dei loro famigliari».
Le parole di don Massimiliano hanno concluso la serata: “Se li guardi negli occhi, sono come i nostri ragazzi!”.
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