4000 tamponi in un mese: la ricerca del Covid è a ciclo continuo
Dal 17 marzo, medici e tecnici del laboratorio di microbiologia del Circolo lavorano incessantemente per analizzare i tamponi che arrivano dagli ospedali e dal territorio
Lavorano a ritmo continuo, con turni che arrivano sino a 14 ore. Spetta a loro il compito di “smistare” tra covid e non covid, guariti o ancora infetti.
Nel reparto di microbiologia dell’ospedale di Varese, da un mese (era esattamente il 17 marzo quando arrivò l’autorizzazione da Regione Lombardia) arrivano i tamponi da analizzare per cercare la presenza del coronavirus: « Ci sono 5 medici e 13 tecnici – spiega il professor Fausto Sessa che dirige il laboratorio – E siamo passati da circa cento campioni al giorno agli attuali 250 e continuiamo a crescere. Fino a oggi, abbiamo processato 4229 tamponi, positivi nel 33% dei casi. Abbiamo avuto alcune realtà, come il pronto soccorso di Tradate, che ha avuto un impatto maggiore: la metà dei tamponi fatti al Galmarini è risultata positiva contro il 40% di quelli arrivati dal PS del Circolo e il 33% provenienti da quello di Cittiglio».
La quantità di esami da effettuare è andata crescendo in modo esponenziale: la prima settimana sono stati analizzati 450 tamponi, saliti a 615 durante la seconda, quasi raddoppiati, sino a 1122, nella terza, poi 1545 durante la quarta settimana di attività mentre entro domani si sfiorerà quota 2000 analisi.
La parte più consistente dell’attività è legata alla richiesta interna dell’ospedale: « Inizialmente dai pronto soccorso ma, da questa settimana, dobbiamo analizzare anche i tamponi che vengono fatti a tutti i pazienti che entrano per ricovero. Agli utenti che accedono agli ambulatori, invece, viene misurata la febbre e solo in caso di alterazione superiore ai 37,5 gradi si effettua il tampone e si rinvia la visita».
Oltre alla richiesta interna, il laboratorio analizza i tamponi che arrivano dalla Fondazione Molina: « Era già in essere una collaborazione perchè vengono processati nei nostri laboratori tutti gli esami effettuati sui loro ospiti. È stato quindi naturale allargare la collaborazione ».
Arrivano al Circolo anche i test che vengono effettuati sul territorio da Ats Insubria: « Sono circa una settantina al giorno, fatti nelle stazioni allestite da Croce rossa » spiega il professor Sessa.
I tempi di risposta, davanti alla mole di lavoro, variano: « Si va dai test rapidi di circa due ore che effettuiamo soprattutto per i pronto soccorso che hanno necessità di verificare se chi arriva ha l’infezione o meno, sino alle 6 ore normali di processazione e alle 48/72 ore con cui restituiamo i risultati al territorio, che ha meno impellenza di conoscere il responso».
La procedura è più o meno uguale: i kit arrivano dai reparti o dal territorio sigillati in appositi contenitori, quindi vengono messi in un termoblocco per 5 minuti a una temperatura di 90 gradi per abbattere la pericolosità così da permettere agli operatori di lavorare in sicurezza. Poi si estrae l’RNA virale che viene processato in un strumento che ne amplifica la quantità così da mettere in rilievo la presenza e la carica virale. Ci sono test che evidenziano facilmente la viremia mentre altri vanno studiati approfonditamente; come nei casi di guarigione le cui curve possono riservare sorprese. Qui entra in gioco l’occhio esperto del dottor Agostino Rossi che sa interpretare anche i risultati più complessi.
La capacità di analisi del laboratorio di microbiologia del Circolo è al massimo: « Come personale ci siamo rafforzati prendendo tre tecnici in più – spiega il responsabile facente funzioni – rimane , però, il limite dei reagenti, delle soluzioni che non si trovano più sul mercato. È una questione di approvvigionamenti resi difficili perchè sono limitate le aziende produttrici nel mondo e oggi la richiesta è elevatissima».
Così regione Lombardia si sta muovendo anche su altri campi, come l’indagine sierologica, e sono in corso sperimentazioni per individuare e validare altri test più veloci: « Quello del tampone rimarrà sempre il più efficace e certo. Ma è meglio attrezzarsi in ogni modo. Temo che con questa epidemia dovremo convivere ancora a lungo. Anche perché ne sappiamo molto poco di questo virus e della capacità di immunizzazione del nostro organismo».
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.