Tanta gente, e fanno festa in mio onore. Bevono birra e indossano vestiti dei vecchi tempi, non li conosco. E perché loro conoscono me?
Non sono un eroe che ha combattuto e nemmeno viaggiato per i sette mari, ma leggono di me.
Da quello che ho capito, da quassù, un tizio che gli amici chiamano Jimmy mi ha seguito e preso appunti. Non ricordo di avergli mai parlato eppure, a quanto vedo, lui sa molte cose su di me. Quel giorno, il 16 giugno 1904, ricordo bene, dopo la colazione con mia moglie -Molly, la conoscete vero?- sono uscito per andare al funerale del mio caro amico…
Camminavo, con le mani in tasca e la tristezza nel cuore. Ne abbiamo combinate insieme, e quante birre bevute.
Una sosta al bar, adesso che sono sceso nella mia Dublino, ci starebbe bene.
Non importa, faccio un giro, ho voglia di incontrare gente, rivedere i miei luoghi.
Sandycove, la torre Martello, straordinaria e unica, mi affascinava con le sue forme morbide, in contrasto con la durezza delle pietre con cui fu costruita. Ha cambiato nome, ora è un museo, il James Joyce Tower, lo stesso nome del tizio che mi ha seguito. A quanto pare era una persona importante e io non me lo ricordo.
Ho fame, vado al Graham Lemons, con i suoi bastoncini canditi all’ananas con la pralina al limone e la caramella dura, ho l’acquolina in bocca. Che delusione, ha chiuso i battenti, ora c’è un negozio di scarpe. I gabbiani mi aspettano ancora, che cari, purtroppo non ho nulla per loro, neanche mezza banbury cake, sono uscito senza monete. Ed ecco la palla di rame dell’orologio di Ballast office, chissà se è preciso come allora. Mi incantavo a guardare quella rotondità cadere, il suo modo per segnare le ore.
Guarda un po’ dove sono arrivato, incredibile, al ristorante Harrison’s, qui abitava Josie. Che pezzo di ragazza! Non come la mia Molly sia chiaro. Non per vantarmi, ho sempre avuto belle donne.
Si sente ancora il profumino di brodo di testina di vitello, mi sale per le narici dei miei ricordi, è stato uno dei motivi di rottura con Josie, diceva che venivo a trovarla solo per mangiare la testina di vitello. Forse aveva ragione, non ho sofferto quando ci siamo lasciati.
Passeggiare fa bene.
Cashel Boyle O’Connor Fitzmaurice Tisdall Farrell, sei proprio tu? È bello vederti. Perché non mi rispondi? Sei il solito selvatico, anche qui, dove l’umore non conta più.
Leggo una copia dell’Irish Times per aggiornarmi.
Ciao Tommy, fai ancora da spartiacque? Non arrabbiarti, non è colpa mia se ti hanno piazzato sopra un urinale.
Devo ritirare le lenti che ho portato al negozio di Yeates & Son, sono fuori orario, è chiuso. A cosa mi servono ora?
Continuo la mia passeggiata su Grafton street, in questa via posso solo guardare, hanno certi prezzi, le sete di Brown Thomas sono bellissime, vellutate, con la scusa degli ugonotti sembra che venda diamanti.
Fermata d’obbligo al ristorante Burton, sempre che non ci sia quell’odore nauseabondo di carne. Come non detto, l’odore è ancora all’ordine del giorno, meglio il DavyByrnes, vado a prendere il solito sandwich al gorgonzola. L’ho assaggiato in Italia per la prima volta, è stuzzicante. Neanche Flynn mi sente, devo accontentarmi del profumo.
È ora di andare alla National Library, a recuperare l’immagine apparsa sul Kilkenny People, sono uscito solo per questo. Dimenticavo, devo andare al funerale di…

Racconto di Laura De Filippo (www.ilcavedio.org). Foto di Stefano Giacomel (Dublino, Bloomsday 2023)

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